SI TORNA IN AULA PER L'ASSASSINIO DI LIDIA MACCHI .

SI TORNA IN AULA PER L'ASSASSINIO DI LIDIA MACCHI .
 UNA LETTERA ANONIMA PER I DIFENSORI DELL'UNICO INDAGATO CERCA DI DEPISTARE LE INDAGINI .
Un giallo di oltre trentanni.
Si torna in aula a parlare del caso Lidia Macchi, la giovane studentessa assassinata nel gennaio dell' 87 a Casal dei Pini da Stefano Binda, l' unico accusato dell' omicidio.
Questa volta è stata inviata una lettera anonima, scritta con u...

SI TORNA IN AULA PER L'ASSASSINIO DI LIDIA MACCHI .  UNA LETTERA ANONIMA PER I DIFENSORI DELL'UNICO INDAGATO CERCA DI DEPISTARE LE INDAGINI . Un giallo di oltre trentanni. Si torna in aula a parlare del caso Lidia Macchi, la giovane studentessa assassinata nel gennaio dell' 87 a Casal dei Pini da Stefano Binda, l' unico accusato dell' omicidio. Questa volta è stata inviata una lettera anonima, scritta con un normografo, ai difensori di Binda. Nella lettera , che pare esser stata scritta da un amico della vittima, si chiedono ulteriori indagini a carico di Don Antonio Costabile, un sacerdote additato, perchè da come si evince nella lettera, amava toccare le ragazze. Una lettera anonima, firmata da Bianchi G., un nome palesemente inventato, che vuole spostare le indagini su Don Antonio, indagini avviate e oramai concluse nel 2014. La missiva ricevuta dall' avvocato Patrizia Esposito , è stata considerata dal presidente della Corte d'Assise Orazio Muscato, inammissibile e impresentabile al processo in corso a Varese. Il pg di Milano , Gemma Gualdi, aveva chiesto durante il processo la trasmissione della lettera per poi procedere al  reato di depistaggio a carico di ignoti. Non ci sono dettagli, tracce di una persona reale dietro quelle parole, un nome inventato che non aveva nulla a che vedere con amici e conoscenti della vittima. In aula sono state ascoltate altre due persone, che trentanni fà parteciparono alla gita scolastica a Pregelato, ma nessuna di loro ricorda con certezza la presena di Binda in quei giorni. Durante l' udienza ha preso la parola anche  Binda, l' unico accusato dell' omicidio, che ha cercato di giustificare il suo nome e numero di telefono appuntato dalla Macchi, specificando che alcune cifre del suo recapito telefonico trovato sull' agenda di Lidia sotto il nome Stefano Binda" Brebbia", non combaciavano con la realtà di un tempo. I legali dell' imputato hanno chiesto di ascoltare in aula l' avvocato Pier  Giorgio Vittorini, che nell' aprile scorso attraverso una lettera inviata alla Corte aveva chiesto di rappresentare il presunto autore della lettera  " In  morte di un' amica", missiva anonima recapitata a casa di Lidia Macchi il 10 gennaio del 1987. Una lettera dal contenuto cosi dettagliato che solo l' autore dell'omicidio era in grado di scrivere, una lettera che poi attraverso una testimone ed esami calligrafici è stata attribuita a Binda, facendo si che il gp di Milano Carmen Manfredda ne chiese l' arresto. Vittorini è pronto a testimoniare in aula senza svelare, per rispetto professionale, il nome del cliente. La Corte d' Assise non ritiene rilevante e necessaria la testimonianza di Vittorini, ma ascolterà l' ultimo testimone della difesa, Paola Bonari, l' amica che la giovane andrò a trovare in ospedale la notte dell' omicidio. Si tornerà in aula il 19 dicembre con relazioni dettagliate di quella notte, con perize sull' analisi del pelo, capelli e materiale biologico ed infine con la prova schiacciante del Dna di Stefano Binda, l'assassino di Lidia Macchi.   Redazione Varese Press   Sara Berettoni  sito personale