Somma, che fine fanno gli indumenti usati?
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- 08 novembre 2018
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- Views 138 Cronaca Area Malpensa
chiediamo un regolamento comunale preciso per impedire tali volantini anonimi e oscuri
si tratta di traffico di rifiuti?
L’art. 14, comma 1, della legge 19 agosto 2016, n. 166 dispone che: “Si considerano cessioni a titolo gratuito di articoli e di accessori di abbigliamento usati quelle in cui i medesimi articoli ed accessori siano stati conferiti dai privati direttamente presso le sedi operative dei soggetti donatari”. La norma, quindi, fa riferimento esclusivamente all’ipotesi di conferimento diretto da parte dei privati presso le sedi operative dei soggetti donatari, che si considera cessione a titolo gratuito di articoli e di accessori di abbigliamento usati, e dunque l’azione si fa rientrare nella fattispecie della donazione. In questo caso, pertanto, si esula dalla normativa sui rifiuti.
Resta sottinteso, invece, che gli indumenti usati depositati e poi prelevati dai cassonetti per la raccolta stradale, o gli indumenti che vengono lasciati nei sacchi presso gli androni delle abitazioni per la raccolta domiciliare, rappresentano dei veri e propri rifiuti e come tali devono essere trasportati e recuperati.
Ed infatti il comma 2 dello stesso art. 14, a sua volta, prevede che: “I beni che non sono destinati a donazione in conformità a quanto previsto al comma 1 o che non sono ritenuti idonei ad un successivo utilizzo, sono gestiti in conformità alla normativa sui rifiuti di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”. In questo caso, generalmente, gli indumenti ed accessori usati provenienti dal territorio nazionale, arrivano direttamente dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani (cassonetto stradale o analogo sistema di raccolta differenziata), per tramite di aziende di trasporto che devono essere iscritte all’Albo Nazionale Gestori Ambientale nell’apposita categoria. ( fonte: sito dei Carabinieri)
La Cassazione sottolinea proprio questo aspetto e dice: «l’appropriazione degli abiti trafugati dal cassonetto», è «furto aggravato» poiché riguarda «cose esposte alla pubblica fede e destinate a pubblica utilità».