Celti a Esino Lario: i reperti del Museo delle Grigne raccontati attraverso la scienza

Anteprima della Tesi di Laurea della laureanda in Scienze e Tecnologie per lo studio e la conservazione dei Beni Culturali, Martina Pensa.

Esino Lario, Isen in dialetto esinese, la “perla delle Grigne”, è un piccolo paese di 747 abitanti situato ad un'altitudine di 910 metri s.l.m. nella Val d'Esino, che sovrasta il lago di Como in provincia di Lecco. Il paese, di fatto unificato solamente dopo la prima guerra mondiale, risultava originariamente diviso in due: rispettivamente Cres e Piach. A Cres vi sono tracce archeologiche di epoca celtica e a Piach per lo più di età romana. A oggi in questo territorio non sono state condotte campagne archeologiche sistematiche, dunque il presente progetto è il punto di partenza per l'avvio, con l’appoggio del Comune di Esino Lario e della Soprintendenza ai Beni Culturali della Lombardia, di ricerche scientifiche sul passato di questo paese. La prima fase di questa collaborazione, illustrata in questa serata si concentra sullo studio preliminare dei ritrovamenti Celtici conservati nell’Eco-museo, con particolare attenzione agli aspetti riguardanti la storia e l’identificazione di una produzione locale attraverso le tecnologie di ricerca scientifiche.

Esino Lario rappresenta una scelta ottimale per uno studio sperimentale di questo tipo proprio anche alla luce della conformazione geomorfologica del paese che, racchiuso tra vallate impervie, costituisce un ambiente circoscritto poco aperto ad influssi esterni. In prima istanza un veloce inquadramento dei ritrovamenti e approfondimento delle problematiche legate alla conformazione geomorfologica del territorio (orogenesi, sfruttamento minerario e vie di passaggio), ritenuti fondamentali nella comprensione dei risultati ottenuti.?I reperti di età celtica del Museo delle Grigne che sono stati analizzati sono ventiquattro e di diversa tipologia: spade, lance, un umbone e attrezzi di vita quotidiana come cesoie e un rasoio, una verghetta e una fibula.?Come elementi di confronto, sono stati considerati anche due reperti romani, una punta di lancia e una cuspide di lancia ritrovati in loco.

Per poter poi inquadrare le caratteristiche degli elementi emersi dalle analisi sono stati quindi presi in considerazione come campioni di confronto alcuni manufatti cronologicamente affini conservati presso il Museo Civico Guido Sutermeister di Legnano (Mi) e altri provenienti dal Museo Civico Etnografico Archeologico C.G. Fanchini di Oleggio (No); si tratta di una punta di lancia e di un coltello da Legnano e di un umbone e di una punta di lancia e una cesoia da Oleggio. I reperti di Legnano provengono dallo scavo di un insediamento di Magenta, particolarmente significativo per i nostri studi perché sufficientemente lontano per ipotizzare un approvvigionamento del ferro dal gruppo delle Grigne.

Il secondo gruppo di reperti proviene invece dalla necropoli di Oleggio, un sito che, per la vicinanza al lago Maggiore e alle aree di approvvigionamento di ferro circostanti, doveva reperire i minerali di ferro più verosimilmente da miniere di questo territorio. Sono stati inoltre considerati alcuni campioni di rocce provenienti da una delle antiche miniere in località Cainallo, a Esino Lario, al fine di evidenziare una possibile correlazione appunto tra queste miniere e i reperti.
Per tutti i manufatti sono state realizzate fotografie ad alta definizione, utilizzando una semi-sfera per diffondere uniformemente la luce in modo da non creare ombre e riflessi ed un colorchecker per la calibrazione dei colori. Le fotografie, eseguite anche in vista del catalogo del Museo delle Grigne, sono poi state elaborate mediante l’utilizzo di photoshop.

La composizione elementare è stata determinata con l’analisi della fluorescenza X caratteristica (XRF) che consente di rilevare gli elementi in traccia presenti nei reperti, costituiti principalmente da ferro. Questa analisi è stata eseguita al Laboratorio Diart di Milano trasferendo in accordo con le varie Soprintendenze i reperti. Dopo aver rielaborato i dati ottenuti si è eseguita l’analisi delle componenti principali che ha mostrato che i campioni celtici locali formano un gruppo continuo, anche se non compatto, caratterizzato da zinco, titanio, cromo e arsenico, elementi presenti in traccia anche nelle rocce di miniera, compreso l’arsenico, assente viceversa in tutti i campioni di confronto. La presenza di questo elemento chimico tossico è nota in questo territorio a seguito dei problemi causati per anni agli esinesi per la sua massiccia presenza anche nelle falde acquifere.

Tutti i campioni non locali mostrano peraltro, oltre al ferro, una diversità nella tipologia e nella quantità delle tracce presenti. Anche i reperti locali romani presentano un numero minore di elementi in traccia, comparabile con quelli dei manufatti di Magenta; in particolare spicca l'assenza di arsenico che suggerisce quindi la possibilità di una produzione non locale. Tale risultato potrebbe essere messo in relazione con i dati storici poiché è noto che nei presidi Romani più antichi venivano inviati armati direttamente da Roma e le aree di approvvigionavano di metalli vennero progressivamente concentrate in alcuni distretti minerari più ricchi. I Romani avevano probabilmente prescelto, come si è detto, lo stanziamento nella parte inferiore dell’abitato dove il ricco territorio offriva sia campi da coltivare e prati per il bestiame e zone, come San Pietro in Ortanella, utili per il controllo dei i traffici da e verso la Valsassina e le vie di transito lungo l'alta via del Lago di Como.

Lo stanziamento nella parte alta dell’attuale paese, che può forse essere messa in relazione con lo sfruttamento delle miniere soprastanti, appare viceversa più strategica nella fase celtica precedente, a possibile conferma di un significativo mutamento degli indirizzi economici di questo territorio. Le analisi condotte in questo studio confermano dunque che le miniere di Esino costituirono la fonte di estrazione dei metalli con cui vennero fabbricati gli utensili della panoplia del guerriero (spade, lancia, umboni) e gli oggetti della vita quotidiana (fibule, verghette, rasoi, coltelli e cesoie) del periodo celtico e probabilmente rappresentarono una delle spinte più significative nella risalita fino a queste valli delle popolazioni di Oltralpe che almeno dal IV secolo a.C. si stanziarono nel territorio del Nord dell'Italia. L' elevato numero di armi rinvenute fa presagire che proprio il controllo e la strenua difesa di queste ricche risorse economiche caratterizzasse in modo significativo la struttura sociale di questo stanziamento e dei suoi individui sepolti nella Valle di Esino.