LA "BAD BANK", UN FANTASMA CHE RITORNA

LA "BAD BANK", UN FANTASMA CHE RITORNA   Ritorna di moda la creazione di una Bad Bank, idea già patrocinata dal governo e da Bankitalia negli anni passati e poi divenuta superflua stante il salvataggio delle banche italiane attraverso la nota manovra della BCE che ha portato nelle casse del ceto bancario italiano miliardi di denaro fresco sotto forma di prestiti a tassi “ridicoli” per un successivo acquisto da parte delle banche stesse di titoli pubblici a tassi decisamente superiori. Pr...

LA "BAD BANK", UN FANTASMA CHE RITORNA   Ritorna di moda la creazione di una Bad Bank, idea già patrocinata dal governo e da Bankitalia negli anni passati e poi divenuta superflua stante il salvataggio delle banche italiane attraverso la nota manovra della BCE che ha portato nelle casse del ceto bancario italiano miliardi di denaro fresco sotto forma di prestiti a tassi “ridicoli” per un successivo acquisto da parte delle banche stesse di titoli pubblici a tassi decisamente superiori. Proprio nei giorni scorsi il Governatore della banca di Italia, Ignazio Visco, a margine di una conferenza europea ha confermato che è allo studio in, coordinamento con le istituzioni comunitarie, la “costruzione” di un'asset management company o più comunemente una Bad bank pubblica a cui le banche italiane potrebbero trasferire i crediti deteriorati che attualmente hanno in bilancio. In definitiva i crediti “in sofferenza”, di difficile incasso che appesantiscono il patrimonio delle Banche non permettendogli di soddisfare i requisiti di Basilea 2 e ne limitano dunque la piena operatività, verrebbero ceduti alla Stato italiano. Proprio così, la Bad bank sarà, infatti, un Istituto pubblico partecipato dal Ministero del Tesoro o da Cassa Depositi e Prestiti. Si giustifica Visco riferendo che “i crediti in sofferenza sono triplicati dall'inizio della crisi globale, al 10% del PIL circa e al 25% della produzione industriale", e dunque a suo parere il lancio della “Banca Spazzatura” che li acquisterebbe, rivitalizzerebbe le banche stesse che si libererebbero di un fardello . Il Ministro Padoan parla addirittura di 330 miliardi crediti deteriorati di cui 196 miliardi a sofferenza per cui l’intervento potrebbe attestarsi fino a 80-100 miliardi, anche se non sono cifre confermate. Bontà loro, quale unico correttivo è stato previsto che le vendite di crediti spazzatura siano "rivolti alle banche solventi e su base volontaria nonchè che il trasferimento degli asset verrà fatto a prezzi di mercato”. E qui casca l’asino! Quale è allora il corretto prezzo di questi crediti visto che il costo sarà a carico dello Stato? Sono oramai 3 mesi che Bankitalia sta discutendo con le autorità europee (il commissario alla concorrenza) il tema del giusto prezzo. La domanda in definitiva è quanto possa valere oggi un mutuo non pagato con la casa in garanzia, un prestito ad una impresa fallita, l’ipoteca su un capannone che non è possibile mettere all’asta in tempi brevi”. Va da se che le ipotesi e i risultati possono essere tanti a seconda se l’algoritmo matematico che verrà “sfornato” per l’occasione intende favorire poco o tanto le Banche private a svantaggio dello Stato. Comunque lo vogliamo considerare sarà comunque un aiuto di Stato ed è per tale motivo che la Commissione europea, Direzione Generale Concorrenza affidata alla danese Margrethe Vestager sta addosso agli italiani. “Teoricamente l’aiuto di Stato non è vietato”, ha precisato Vestager a Roma nei giorni scorsi, “ma per farlo bisogna far scattare le nuove regole europee del «bail in», ovvero che una parte delle perdite sia spalmata su azionisti, obbligazionisti e correntisti”. E qui si aprirebbe una altro capitolo delle sciagurate riforme del Governo Renzi che appunto sta recentemente codificando tale principio scardinando la certezza nel ceto bancario che sino ad oggi aveva contraddistinto i rapporti con i correntisti e gli azionisti. La norma entrerà in vigore l’anno prossimo anche se una avvisaglia l’abbiamo già avuta con il caso della Banca Romagna Cooperativa, e prevede che il fallimento sia pagato in primis dagli azionisti, poi dagli obbligazionisti e infine, qualora la somma raccolta non fosse sufficiente a colmare la falla creatasi nei conti, anche dai clienti con conti correnti superiori ai 100mila euro. Ed allora chi pagherà il conto per la “bad bank” italiana? In primis i cittadini/contribuenti,  visto che la Bad Bank utilizzerà fondi pubblici per risalvare le banche private, poi ancora i cittadini/correntisti laddove le banche private dovranno spalmare parte delle perdite sui crediti anche sui correntisti ed azionisti in base alle nuove regole ed in parte sui cittadini/clienti in quanto , è facile prevedere, che per far fronte agli ulteriori costi che tale operazione comporterà, facendo emergere minusvalenze nei bilanci delle banche e gap di capitale molti istituti cercheranno di scaricare almeno una parte degli stessi sulla clientela, tramite un rincaro dei prezzi dei servizi. Abbiamo già avuto modo di esprimere come Movimento 5 Stelle il nostro sostanziale diniego a questi tipi di operazioni  salva banche che non rientrano di certo nell’ “oggetto sociale” dello Stato italiano. Ma tant’è dobbiamo prendere atto che l’attuale governo è la longa manus dei poteri forti e tra essi senz’altro del ceto bancario che tutto “move et  puote. La lotta sarà lunga e dura, ma il vento del cambiamento soffia sempre più forte.   GdC Economia M5Stelle Varese