Dallo statu nascenti al partito: due tappe decisive

Dallo statu nascenti al partito: due tappe decisive Se sul fronte dei frammenti sparsi della vecchia area popolare e democratico cristiana il processo di ricomposizione sta andando avanti con molta difficoltà, le cose non vanno meglio su quello del “nuovo che avanza”. Residui personalismi e presuntuose quanto velleitarie aspirazioni di leadership nell’area popolare rendono sempre più complicata la strada della formazione di una Federazione dei Popolari, tappa obbligata per giungere in tempi r...

Dallo statu nascenti al partito: due tappe decisive Se sul fronte dei frammenti sparsi della vecchia area popolare e democratico cristiana il processo di ricomposizione sta andando avanti con molta difficoltà, le cose non vanno meglio su quello del “nuovo che avanza”. Residui personalismi e presuntuose quanto velleitarie aspirazioni di leadership nell’area popolare rendono sempre più complicata la strada della formazione di una Federazione dei Popolari, tappa obbligata per giungere in tempi ragionevolmente maturi alla formazione del nuovo soggetto politico che, come condiviso a Rovereto e a Orvieto dovrà essere un soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri ispiratori, alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi. Sin qui tutti d’accordo, ma tra i sopravvissuti in Parlamento, finisce col prevalere il tentativo di costruire una più consistente unione anche con gli amici “conservatori” di Fitto o di conservare uno splendido quanto improduttivo isolamento, mentre tra gli ex CDU, senza più parlamentari, il pur comprensibile desiderio di non rinunciare al proprio status e ruolo. Sembra prevalere una difficile combinazione tra l’autonomia rivendicata dagli amici di IDEA ( Quagliariello) e di Passera ( Italia Unica) e il richiamo della vecchia foresta berlusconiana che, allo stato degli atti, può portare solamente alla sommatoria di percentuali di consenso da Se queste sono le condizioni oggettive nelle quali sembra essersi impantanato il progetto dell’area popolare, non meno in salita è ciò che è avvenuto e sta accadendo nell’area più vasta del mondo cattolico con l’annuncio di Adinolfi e Amato del nuovo Partito della Famiglia. Dopo la manifestazione del 30 Gennaio scorso del Family Day al Circo Massimo, è cresciuta l’aspirazione di molti fra coloro che hanno partecipato a quell’evento di cercare di passare dallo statu nascenti di movimento a quella più strutturata di partito, considerata l’inconsistenza politica dell’attuale frantumata e inefficace rappresentanza di esponenti cattolici in Parlamento. Sul DdL Cirinnà, se si eccettuano le coraggiose solitarie testimonianze dell’indomito Carlo Giovanardi, di Mario Mauro, con il soccorso di alcuni altri amici di altra cultura politica, come Maurizio Sacconi, Gaetano Quagliariello, Luigi Compagna e pochi altri, l’area degli ex DC come Formigoni o Lupi, si è divisa tra il coraggio del NO dell’ex governatore lombardo e la giustificazione a posteriori del compromesso farlocco della legge approvata avanzata dall’ondivago Lupi, prono nella difesa del sostegno al governo Renzi e pronto a schierarsi a Milano a fianco degli anti renziani per il voto di primavera. Troppo poco per una realtà complessa come quella del vasto e articolato mondo cattolico senza più rappresentanza politica. Adinolfi e Amato con il loro articolo su La Croce del 3 Marzo, “ L’Italia ha bisogno dei cattolici”, hanno lanciato la sfida con l’annuncio dell’avvenuta formazione del nuovo Partito della Famiglia. Un gesto coraggioso che, tuttavia, ha determinato immediate perplessità e divisioni all’interno della stessa organizzazione artefice dei due eventi del Family Day e con lo stesso portavoce leader Massimo Gandolfini. Il neurochirurgo bresciano in un’intervista a La Nuova Bussola, nel rilevare che la decisione del duo romano è avvenuta all’insaputa degli altri componenti del comitato dirigente del Family Day, ha giustamente osservato come: “ i partiti debbano occuparsi dell’impostazione generale e non affrontare le cose tematicamente”. Siamo, dunque, nella classica situazione di stallo: da un lato il vecchio che declina diviso dal permanere di residue velleità di sopravvivenza senza speranza e, dall’altro, il nuovo che avanza con inevitabili fughe a rischio di possibili divisioni e frustrazioni. Si dovrebbe ricorre a una celebre indicazione di Papa Giovanni XXIII sul rapporto vecchi- giovani quando ammoniva i primi ricordando loro che: “ il mondo non finisce con essi” e evidenziava ai secondi che “ il mondo non comincia con loro”. Dopo il ventennio della diaspora (1994-2016), la scomparsa del partito democratico cristiano, la frantumazione residuale di quel mondo diviso da opportunismi, abbandoni, disinvolte capriole di molti vocati a sopravvivere, da un lato, è forte la necessità di ricostruire un nuovo soggetto ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano interprete sul piano politico degli orientamenti pastorali della dottrina sociale cristiana; dall’altro, c’è la necessità di verificare se e come facilitare il processo di ricomposizione garantendo l’offerta di “vino nuovo in otri nuovi”, ossia dell’emergere di una nuova classe dirigente. Due le tappe essenziali di tale verifica: a) le amministrative di primavera, nelle quali ben vengano liste di area cattolica e popolare come quelle annunciate dal Partito della Famiglia che, ad esempio, ha saggiamente deciso di scendere in campo a Milano a sostegno del giovane Nicolò Mardegan e della sua lista NOIxMILANO e a Bologna a fianco del combattivo Mirko De Carli. A Roma attendiamo lo sviluppo dell’ ingarbugliatissima matassa; b) il referendum sulla riforma costituzionale del trio toscano Renzi-Boschi-Verdini e della legge super truffa dell’Italicum, che rappresenta il momento più importante e di svolta della politica italiana. Come annunciato dal leader Gandolfini, il popolo del Family Day si schiererà come molti di noi per il NO alla riforma costituzionale e il SI all’abrogazione della legge super truffa dell’Italicum. Sarà indispensabile costruire comitati civico popolari in tutti i comuni italiani nei quali concorreremo da cattolici e popolari con quanti, di altre culture politiche, hanno deciso di scendere in campo in difesa della democrazia ormai sospesa nel nostro Paese. Credo saranno queste le cartine di tornasole per accertare se sono mature le condizioni per dar vita al nuovo soggetto politico, la saldatura tra il vecchio e il nuovo e il definitivo passaggio dallo statu nascenti al partito. www.alefpopolaritaliani.eu www.insiemeweb.net www.don-chisciotte.net Venezia, 6 Marzo 2016