Rifondazione della politica
Stefano Rodotà scrive su “ La Repubblica” di Venerdì 8 Aprile della “ Democrazia senza morale”, partendo dall’art.54 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.”) e citando un giudice della Corte Suprema degli USA, Luois Brandeis ch...
Stefano Rodotà scrive su “ La Repubblica” di Venerdì 8 Aprile della “ Democrazia senza morale”, partendo dall’art.54 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.”) e citando un giudice della Corte Suprema degli USA, Luois Brandeis che nel 1913 scriveva, con espressione divenuta proverbiale, che: "la luce del sole è il miglior disinfettante". Infine ripropone un pensiero di Ennio Flaiano secondo cui: "Scaltritosi nel furto legale e burocratico, a tutto riuscirete fuorché ad offenderlo. Lo chiamate ladro, finge di non sentirvi. Gridate che è un ladro, vi prega di mostrargli le prove. E quando gliele mostrate: "Ah, dice, ma non sono in triplice copia!"". E’ il riconoscimento doloroso della realtà politica italiana, squassata dagli scandali e dalla corruzione a quasi tutti i livelli della pubblica amministrazione, a partire da quello di un governo farlocco diviso tra affari di famiglia, predominio del giglio magico e scontri tra i ministri sostenuti da linguaggi da suburra senza freni, che si rincorrono sui fili del telefono o con le onde dell’etere sistematicamente sotto controllo. Un Paese allo sbando, che vive la duplice drammatica polarità di un tessuto civile che sembra aver smarrito ogni riferimento etico, rendendo ancor più veritiera quella sentenza profetica di Francesco Guicciardini secondo cui:” se tu fiderai nelli italiani, sempre aurai delusione” e di un sempre più pressante dominio dei poteri del turbo capitalismo finanziario che, imponendo il primato dei suoi fini, intende sottomettere ad essi l’economia e la politica, con effetti devastanti per la condizione dei ceti popolari e delle istituzioni democratiche. Tra la crisi morale e culturale, prima ancora che sociale e politica dell’Italia, e il trionfo del relativismo etico interno e internazionale, sono entrate in crisi e, in qualche caso a venir meno, le strutture intermedie di socializzazione e integrazione sociale quali: la famiglia, la Chiesa, i partiti e i sindacati. Ad essa si accompagna una crisi economica e sociale produttrice del progressivo impoverimento delle classi popolari e dello stesso ceto medio produttivo, una disastrosa disoccupazione giovanile quasi al 40%; tutti fattori che alimentano, con il degrado progressivo della politica affondata nella credibilità popolare dalle quotidiane notizie di scandali, il progressivo distacco non solo dalla partecipazione politica, ma dalla stessa espressione del voto ormai ridotta a meno della metà degli aventi diritto. Con un PD mutato geneticamente alla condizione di un Golem, materia informe e senza identità, dove un “giovin signore” ha saputo rottamare un’intera classe dirigente, l’ultima dell’era post berlingueriana, sostituendola con gli amici del giglio magico e catapultando nel governo un gruppo di improvvisati reggitori della cosa pubblica, più interessati agli affari di famiglia che al bene comune e un centro destra frantumato in mille rivoli e senza più leadership, solo il M5S di Grillo e in parte la Lega di Salvini sopravvivono. Sopravvivono nel ruolo di strumenti capaci di intercettare gli umori viscerali degli scontenti, diffusi soprattutto nel ceto medio produttivo e in quello dei diversamente tutelati, mentre i componenti della casta e del quarto non stato galleggiano sulla barca senza guida nel mare in tempesta della politica italiana e internazionale. Anche i nostri ormai più che ventennali tentativi di concorso alla ricomposizione dell’area cattolica, popolare e di ispirazione democratico cristiana, si sono infranti contro i muri delle persistenti rivalità e stupide ambizioni di vecchi e nuovi attori, ridotti al ruolo di comparse o di sciocchi reggicoda dei potenti di turn o. Che fare in tale assai sconfortante scenario della politica italiana? Con Paolo Maddalena, componente autorevole degli Stati generali di Sovranità Popolare, condividiamo l’idea che: “I Partiti non svolgono più le funzioni assegnate ad essi dalla Costituzione (art. 49); oggi il ‘Partito’ siamo noi, liberi cittadini riuniti in libere associazioni.” Con gli amici degli Stati generali di sovranità popolare, cui aderiamo anche noi di ALEF ( Associazione Liberi e Forti), condividiamo l’obiettivo di un’Assemblea costituente dal basso che:” potesse coinvolgere tutte le organizzazioni possibili e che toccasse con le proprie tappe i territori, le città del nostro Paese: un percorso costituente che dal 5 marzo al 22 maggio vedesse i cittadini italiani e le loro organizzazioni partecipare alla costruzione di un nuovo soggetto confederativo capace di: 1) promuovere un nuovo modello di sviluppo responsabile, solidale e sostenibile, sulla resilienza dei cittadini consapevoli della dignità dovuta ad ogni essere umano di vivere in salute, nell’equilibrio tra diritti e doveri per il bene comune; 2) fare fronte comune contro i Parlamenti ed i Governi illegittimi dei nominati dai partiti dinastici che hanno occupato e costretto le libertà democratiche in nome di emergenze pubbliche da loro prodotte, fino all’evidenza di oggi, con leggi incostituzionali che mirano a riformare ed a rendere innocua la Costituzione con l’unico obiettivo di limitare l’esercizio della sovranità popolare dei cittadini. Perduta ogni speranza di ricomporre ciò che delle vecchie culture sono oramai degli impresentabili interpreti, condividiamo l’appello di molti amici a ricercare “vino nuovo in otri nuovi” e riteniamo sia necessario rifondare la politica partendo dalla condivisione dei fondamentali della Costituzione repubblicana e sostenere tutte le battaglie che consentano di riprenderci la sovranità popolare, messa a rischio tremendo se passasse il combinato disposto del referendum sulla riforma costituzionale bislacca, votata da un parlamento di illegittimi e la legge super truffa dell’Italicum. Per il perseguimento concreto di detti obiettivi, intendiamo concorrere e partecipare all’utilizzo dei seguenti strumenti giuridici: a) Referendum abrogativo (Art. 75 della Costituzione) e confermativo (Art. 138 della Costituzione) b) Proposta di Legge Popolare (Art. 71 della Costituzione). c) Intervento sui procedimenti amministrativi riguardanti interessi generali, come ?portatori di interessi diffusi (legge 241/1990). d) Esercizio dell’azione popolare anche al fine di portare la questione di legittimità ?costituzionale alla Corte Costituzionale (Art. 118 della Costituzione). Superate le vecchie distinzioni tra le culture politiche sopraffatte dal trasformismo dominante parlamentare e nel deserto della partecipazione politica, non ci resta che operare per la rifondazione della politica insieme a quanti di sincera fede democratica e dai seri convincimenti di natura etica, condividendo con noi principi e valori della Carta Costituzionale, intendono opporsi alla deriva anti democratica e autoritaria che sta ammorbando l’Italia e l’Europa. Ettore Bonalberti www.alefopopolaritaliani.eu www.insiemeweb.net www.don-chisciotte.net Venezia, 9 Aprile 2016