La donna è accusata di
truffa aggravata ai danni dello Stato e di falsità ideologica commessa da
pubblico ufficiale in atti pubblici. Prestazioni professionali che, sulla base
di un contratto stipulato tra il medico e la Direzione Provinciale
dell’I.N.P.S. di Bergamo, hanno fruttato alla professionista, in soli quattro
mesi, circa 20.000 euro. A scoprire la truffa sono stati i militari del Gruppo
di Bergamo, coordinati dal Pubblico Ministero, Dott. Fabrizio Gaverini. Le
indagini sono partite da una denuncia di un dipendente della locale Procura
della Repubblica che, rientrato al lavoro dopo un periodo di malattia, ha
rinvenuto all’interno del proprio fascicolo personale un certificato medico per
una visita di controllo in realtà mai avvenuta. Sono scattati così gli
accertamenti sul conto della professionista. Con la collaborazione della
Direzione Provinciale I.N.P.S. di Bergamo, i finanzieri hanno acquisito la
lista delle visite eseguite dalla dottoressa, più di 500. Attraverso
l’audizione di numerosi testimoni, riscontri documentali, incrocio di dati,
esame di tabulati telefonici sono stati acquisiti una serie di elementi
indiziari tali da mettere in dubbio l’effettivo svolgimento delle visite
fiscali della dottoressa, in più di 350 casi. In particolare, l’attività
investigativa ha consentito di ricostruire 53 posizioni in cui la
professionista non si è recata presso l’abitazione del lavoratore malato, come
è risultato dalle testimonianze acquisite dai diretti interessati o
dall’evidente impossibilità di effettuare prestazioni sanitarie, a distanza di
pochi minuti l’una dall’altra, presso domicili situati in località lontane tra
loro decine di chilometri o ancora perché le visite sono risultate eseguite in
fasce orarie nelle quali la dottoressa era impegnata in altre attività. Le irregolarità
riguardano anche altri 300 verbali di accesso domiciliare per i quali gli
investigatori contestano una firma del paziente non autentica. Una volta
scoperta, la dottoressa si è dimessa dall’incarico per il quale, secondo
l’accusa, ha indebitamente percepito compensi e rimborsi che vanno, per ogni
prestazione, a seconda della giornata festiva o feriale ovvero della distanza
chilometrica, da 30 a 70 euro per visita. Pesanti le accuse per la
professionista che, oltre alla denuncia per truffa e falso, dovrà restituire
oltre 20 mila euro. L’azione di servizio che ha consentito di fare luce su una
truffa ai danni del sistema previdenziale, si inquadra nell’ambito
dell’attività che quotidianamente la Guardia di Finanza svolge a tutela del
bilancio dello Stato, per contrastare abusi e sprechi di denaro pubblico al
fine di contribuire al miglioramento dei servizi erogati in favore della
collettività.