L’ABBATTIMENTO DEI CINGHIALI INFIAMMA ISTITUZIONI, MAGISTRATURA, AGRICOLTORI E CACCIATORI

REGIONE LOMBARDIA AGRICOLTORI E MAGISTRATURA SULL'ABBATIMENTO DEI CINGHIALI

L’ABBATTIMENTO DEI CINGHIALI INFIAMMA ISTITUZIONI, MAGISTRATURA, AGRICOLTORI E CACCIATORI

 

Dopo il via libera della Regione Lombardia che ha accolto una proposta dell’assessore all’agricoltura Rolfi per l’abbattimento dei cinghiali durante tutto l’anno da parte degli agricoltori che hanno i requisiti di legge nel perimetro dei loro terreni, si scatena la “guerra” delle associazioni animaliste.

Lega antivivisezione e Lega per l’abolizione della caccia come contromossa ricorrono al Tar bresciano contro il piano regionale di abbattimento provinciale e ottengono un’ordinanza sospensiva che nell’attesa di discutere la questione in udienza pubblica il 6 dicembre congela il piano di abbattimenti in provincia di Brescia.

La ragione alla base di questi provvedimenti sugli abbattimenti sono il contenimento di una situazione di sovrappopolamento di questi suini che crea un vero e proprio stato di emergenza e calamità per l’agricoltura. Numerosissimi sono i casi di campi e coltivazioni irrimediabilmente danneggiati dalla massiccia presenza di questi animali la cui riproduzione incontrollata ha quale solo argine efficace l’abbattimento.

Regione Lombardia rende noto che tra il 2013 e il 2017 questi suini hanno arrecato danni per quasi due milioni di euro di risarcimenti.

Ovvio che le associazioni animaliste non ci stiano e accusino la Regione, cacciatori e agricoltori di massacri di questa specie.

A ciò si aggiunga che a Brescia anche il Pubblico Ministrero Ambrogio Cassiani ha messo del suo indagando per aver rovinato la fauna e per uccisione ingiustificata di animali vari amministratori e funzionari pubblici tra cui il Presidente della Provincia Luigi Mottinelli ed il Comandante della Polizia Provinciale Caromanni. 

Si contesta il fatto che in quasi due anni in 120 interventi si siano abbattuti circa 254 animali e si siano macellati ingiustificatamente circa 150 esemplari le cui carni sono in molti casi finite nelle cucine delle sagre di paese senza adeguati controlli sanitari.

Alla base di queste discussioni non si considera che qualche decina di anni fa un’esagerata visione ambientalista ha portato ad introdurre nei territori il cinghiale in territori dove non era specie autoctona o dove mancavano i naturali predatori che avrebbero impedito per selezione naturale la riproduzione incontrollata.

Inoltre si consideri che la stragrande maggioranza di questi animali non sono più cinghiali poiché gli incroci con i maiali comuni ha portato a razze ibride e molto prolifiche.

Ovviamente il danno economico per gli agricoltori è evidente e le misure adottate dal governo regionale lombardo hanno riscosso plauso e consenso.

Vedremo nei prossimi giorni quali sviluppi prenderà la questione per i momento salmì e spezzatini sono sotto stretta osservazione.