Un anno di lotta alla corruzione con Riparte il futuro: tutti i progressi del 2016

Un anno di lotta alla corruzione con Riparte il futuro: tutti i progressi del 2016
La Redazione Lettura 12 min • Il 2016 è stato un anno decisamente duro sotto tanti punti di vista. Per quanto riguarda il nostro impegno quotidiano - la
lotta alla corruzione -  abbiamo gioito in qualche occasione, portando a casa grandi risultati, e ci siamo arrabbiati in molte altre, senza però mai mollare la corda. Tra vittorie concrete (come l’
abolizione di n...

Un anno di lotta alla corruzione con Riparte il futuro: tutti i progressi del 2016

La Redazione

Lettura 12 min •

Il 2016 è stato un anno decisamente duro sotto tanti punti di vista. Per quanto riguarda il nostro impegno quotidiano - la lotta alla corruzione -  abbiamo gioito in qualche occasione, portando a casa grandi risultati, e ci siamo arrabbiati in molte altre, senza però mai mollare la corda. Tra vittorie concrete (come l’abolizione di nuovi vitalizi), battaglie che ci hanno lasciato l’amaro in bocca (come l’introduzione di un FOIA più debole di come ce lo aspettavamo) e attese che sembrano interminabili (la prescrizione è sempre lì che aspetta di essere riformata), abbiamo contribuito a modificare leggi, pungolando le Istituzioni e diffondendo la cultura della trasparenza, grazie al supporto di 1.140.000 italiani.

Nel 2017 ci attendono battaglie ancora più difficili e abbiamo bisogno di tutti voi.

Buon anno a chi partecipaci sostiene e a chi lo farà dopo aver letto questo articolo.

Ecco la sintesi di un anno vissuto intensamente:

 

  1) La legge sulla prescrizione dorme

La riforma della prescrizione sedimenta da tempo in Senato, dopo essere stata scorporata dal pacchetto anticorruzione approvato a maggio 2015. Mentre i nostri rappresentanti politici non trovano un accordo, centinaia di processi continuano ad andare in fumo: per la precisione 1 milione e 468.220 nell’ultimo decennio, stando al rapporto del ministero della Giustizia. Come se non bastasse il testo in discussione rappresenta un pessimo compromesso al ribasso e la politica continua a ignorare la voce di oltre 106.000 italiani che chiedono una prescrizione efficace e non la solita scappatoia per restare impuniti.

2) Sul lobbying, qualcosa si muove

Nonostante più di 50 disegni di legge siano stati presentati in circa 40 anni, in Italia non esiste alcuna regolamentazione in tema di lobbying e i rappresentanti di interessi privati operano in totale anarchia senza essere monitorati e registrati. Quest’anno, anche grazie alla nostra campagna Occhi Aperti, qualcosa si è mosso: il ministero dello Sviluppo Economico e alcuni assessorati locali alla trasparenza hanno istituito il registro e l’agenda pubblica degli incontri, mentre la Giunta del Regolamento della Camera ha partorito solo un debole protocollo che non va oltre le mura di Montecitorio. Spicca tuttavia tra tutte la promessa pubblica di Marianna Madia che si è impegnata ad approvare nel 2017 registro e agenda presso il ministero della Pubblica amministrazione e a farsi portavoce dell’iniziativa negli altri ministeri.

3) Il team è sempre più grande

Il 2016 è stato un anno di novità per il team di Riparte il futuro che si è allargato e rafforzato. Con l’arrivo della nostra project manager Priscilla, dei campaigner Giovanni e Pietro e della fundraiser Allegra, siamo diventati tredici e ogni giorno cerchiamo di fare un passo avanti nella lotta alla corruzione, insieme a tutti i firmatari delle nostre campagne. Come diceva Margaret Mead “Non dubitare che un piccolo gruppo di cittadini risoluti possa cambiare il mondo. È l’unico modo in cui è sempre successo.”

 

4) Habemus FOIA

Con il Decreto Trasparenza, approvato dal Consiglio dei ministri il 16 maggio, l’accesso alle informazioni della Pubblica amministrazione è finalmente riconosciuto anche in Italia come diritto di cittadinanza in linea con quanto avviene in oltre 90 Paesi al mondo. Una conquista che è stata possibile grazie alle pressioni messe in campo dalla rete Foia4Italy, con oltre 88mila firme raccolte. Tuttavia il testo non è perfetto e ci sono vari punti che ci lasciano dubbiosi a partire dall’abbondanza di eccezioni previste, alla mancanza di sanzioni e alla vaghezza delle linee guida che l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) ha reso pubbliche poco prima della messa in vigore del 23 dicembre. Il rischio è che la legge risulti in pratica inefficace e non contribuisca a rendere le Istituzioni più responsabili e tempestive di fronte alle richieste di accesso.

 

5) L’Italia cade nelle solite buche

Il circolo vizioso delle buche stradali in Italia continua, nonostante sia stato denunciato anche dall’ANAC: mazzette e favoritismi contaminano le gare pubbliche e i cittadini pagano le conseguenze di lavori eseguiti male. Vi siete mai chiesti come mai finite sempre nella stessa buca, che si riapre dopo essere stata sistematicamente ricoperta? Non smetteremo mai di cadere in questa trappola finché non uniremo le nostre forze con l’obiettivo di promuovere norme efficaci per la prevenzione e il contrasto.

   6) 100 candidati sindaco trasparenti

Sono 103 i candidati sindaco che hanno aderito a Sai chi voti, la campagna promossa da Riparte il futuro insieme a una rete di altre associazioni in occasione delle elezioni comunali di maggio. Ogni candidato sindaco dei 30 comuni più popolosi poteva sottoscrivere la propria adesione dimostrando di rispettare quattro fondamentali indici di trasparenza ovvero pubblicare sul sito il proprio cv, rendere nota la propria situazione giudiziaria, gli eventuali conflitti di interesse e impegnarsi a introdurre, qualora eletto, il meccanismo delle audizioni pubbliche per tutte le nomine apicali in enti, consorzi o società che spettano al comune, entro i primi 100 giorni di amministrazione mediante una modifica del Regolamento comunale. La risposta dei sindaci c’è stata, quello che è mancato ve lo spieghiamo nel punto qui sotto.

 

7) Audizioni pubbliche, un fallimento

A Novara ci hanno almeno provato: a fine luglio il sindaco Canelli ha fatto ricorso alle audizioni pubbliche per la nomina dei vertici di alcune società partecipate. A Savona, l’amministrazione di Ilaria Caprioglio ha approvato la procedura delle audizioni pubbliche, identica a quella suggerita dalla campagna Sai chi voti. Merito di chi ha fatto pressione ma anche di chi ha deciso di governare ascoltando le istanze dei cittadini. Per tutte le altre città i cui sindaci, aderendo alla campagna, avevano preso l’impegno a introdurre la procedura di selezione degli organi direttivi delle società partecipate, è un nulla di fatto almeno per il momento. Noi non ci arrendiamo: le audizioni pubbliche sono uno strumento importante a disposizione di tutti i cittadini per poter chiedere conto ai loro amministratori pubblici delle nomine che fanno e per inchiodare, nel caso di cattive scelte, gli amministratori pubblici alle loro responsabilità.

  8) I giochi di poltrone proseguono

Tutto ristagna anche in tema di “revolving doors”, ovvero la pratica di ricollocare ex politici nazionali in in fondazioni, società pubbliche, parastatali, enti e authority. Nessun passo avanti è stato fatto nel nostro Paese e anche in Europa la situazione non sembra essere migliore. Ha fatto scalpore a luglio la notizia del nuovo incarico di José Manuel Barroso, ex presidente della Commissione europea, nominato presidente non esecutivo di Goldman Sachs International, filiale londinese della nota banca d’affari, accusata di responsabilità nella recente crisi finanziaria. Movimenti e organizzazioni che si battono per la trasparenza in Europa hanno denunciato il caso lanciando una petizione in più lingue che ha superato le 63.000 firme.

9) Si alzano le #Vocidigiustizia

Chi denuncia corruzione e illegalità sul posto di lavoro deve essere tutelato. Così come i testimoni di giustizia hanno contribuito a contrastare le mafie, i “whistleblower” (ovvero i “suonatori di fischietto”) hanno un ruolo indispensabile per arginare la corruzione. I cittadini che decidono di esporsi in prima persona sono i primi veri garanti della legalità, ma nonostante questo non hanno alcuna tutela, né gli viene riconosciuto alcun merito dalle istituzioni che essi difendono. Forti dell’esempio di alcuni - pochi - casi italiani come quello di Andrea Franzoso e di Simone Farina, abbiamo lanciato la campagna Voci di giustizia per chiedere che venga approvata al più presto una legge sul whistleblowing. Speriamo che l’ennesimo cambio di governo non faccia allungare ulteriormente i tempi di discussione del DDL perché è già stato perso troppo tempo.

10) Dov’è lo Stato? Assente!

Mentre in Commissione Affari Costituzionali in Senato scadeva il termine per la presentazione degli emendamenti sul DDL in materia di whistleblowing, Riparte il futuro ha donato ad Andrea Franzoso, il whistleblower che ha denunciato lo scandalo di Ferrovie Nord Milano, una somma di 20.000 euro raccolti grazie al sostegno della società civile. Un gesto concreto per chiedere che venga istituito un fondo economico di sostegno per i whistleblower, costretti a sostenere da soli i costi altissimi conseguenti al gesto di coraggio compiuto: spese legali, mediche, psicologiche e spesso anche la perdita del lavoro. Siamo però convinti che non possa essere la generosità dei cittadini a proteggere e tutelare il coraggio di chi si espone per segnalare corruzione e malaffare, ma che serva un colpo di reni istituzionale.

  11) Cadono altri vitalizi

A oltre un anno dall'approvazione della storica modifica dei Regolamenti parlamentari per la revoca dei vitalizi agli ex deputati e senatori condannati in via definitiva per reati puniti dalla Legge Severino, tra cui mafia e corruzione, la lista dei nomi rimasti senza pensione d'oro si è allungata. A ottobre infatti è arrivata la notizia che non percepiranno più il vitalizio altri sei condannati illustri come Toni Negri, Cesare Previti, Giuseppe Astone, Giuseppe Del Barone, Luigi Farace e Luigi Sidoti, in un primo tempo esclusi dal provvedimento poiché tutti ultraottantenni. La decisione, presa dall’ufficio di presidenza della Camera, segna un ulteriore risultato della campagna #Stopvitalizio sostenuta con passione da oltre mezzo milione di italiani, che si sono battuti senza tregua per mettere fine a una vergogna impensabile.

  12) Negli appalti è tutto un ‘magna magna’

Negli ultimi mesi dell’anno si sono susseguiti scandali in serie in materia di appalti pubblici e Grandi Opere. Dall’indagine sulla Tav Milano-Genova e A3 che ha portato decine di arresti in tutta Italia si è scoperchiata una voragine che pare senza fondo. Che lo stato degli appalti sia inquinato a livelli estremi è ormai chiaro a tutti. Ciò che forse non è chiaro è che la corruzione non olia gli ingranaggi dell’economia reale, ma li avvelena e pesa sulle spalle dei cittadini che pagano con le tasse questo esorbitante spreco di denaro pubblico. Solo per dare un ordine di grandezza, le indagini svolte hanno appurato episodi di corruzione, concussione e di turbativa d’asta perpetrati dagli indagati per un valore complessivo di oltre 324 milioni di euro.

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