Una dittatura con altri mezzi
- 28 maggio 2018
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Una dittatura con altri mezzi
Si ripongano nel fondo dei cassetti le camicie d'orbace. Gli stivaloni lucidi coi quali marciare sulla litoranea di Alessandria d'Egitto, via nell'ombra di un ingombro ripostiglio. Non marce al passo romano (semmai a quello dell'oca) non adunate oceaniche, filmati Luce, battaglie del grano, oro alla Patria. Polveroso e chiassoso ciarpame! Oggi che abbiamo studiato la Costituzione, fatto i corsi di educazione alla legalità, ascoltato Don Ciotti e Saviano, imparato la neo lingua della Boldrini e della Fedeli (della Fedeli!) reso omaggio alla memoria di protomartiri e neomartiri, abbiamo capito tutto.
Abbiamo capito che i governi li decide il presidente della Repubblica.
I ministri dell'economia li decide Bruxelles. La politica italiana la decidono Germania e Francia, dei cui interessi il presidente della Repubblica - il nostro - è tutore. Il popolo sovrano le maggioranze i risultati delle urne non contano. Non li si fa contare inventando sistemi elettorali che impediscono la vittoria di chicchessia, in modo che a decidere siano il presidente della Repubblica, Bruxelles, Stati esteri la cui fratellanza nei nostri confronti ha il suo emblema nelle vignette del der Spiegel.
Grazie Padri, avete scritto la Costituzione più bella del mondo. Solo che ha un piccolo difetto: la si tira di qua e di là come un elastico. Solo che troppo facilmente diventa un maneggevole strumento, un velo pietoso, un bacio di Giuda. Te ne appropri e te la metti in tasca, poi la tiri fuori quando ti serve e improvvisamente ne diventi custode e aedo.
Allora, forse, erano migliori gli stivaloni l' orbace e le adunate oceaniche. Almeno tutto era chiaro, senza ipocrisia. Così almeno lo capisci subito, quando la democrazia è una chiacchiera da bar.