L’anno scorso anche Renzi attaccava la Germania. Perché ora ha smesso?

Nel 2017, l’allora segretario denunciava pubblicamente il governo tedesco, accusato di violare le norme europee sulla distribuzione del surplus commerciale. Ma ora, al Nazareno, tutto tace.

Quando arriveremo in campagna elettorale dovremo ribadire quanto sia stato importante rispettare le regole europee come abbiamo fatto. Ma se vogliamo essere seri fino in fondo dobbiamo chiedere ancora con più decisione che le regole le rispettino tutti, anche i tedeschi. Che ci siano di conseguenza più investimenti nel vecchio continente. E che se è vero che va rispettato il patto di stabilità, non dimentichiamoci che la definizione corretta è patto di stabilità e crescita. Anche la crescita

Sembrano ormai passati anni da quella campagna elettorale – che ha visto il Partito Democratico sconfitto e parecchio destabilizzato dal riacutizzarsi delle divergenze tra le varie “correnti” interne – eppure, se diamo uno sguardo al calendario, non sono passati che pochi mesi da queste dichiarazioni. Ora la suddetta campagna elettorale pre 4 Marzo è decisamente alle nostre spalle, anzi probabilmente giungiamo or ora ai prodromi di quella nuova. Spiluccando le dichiarazione di esponenti di spicco delle strutture verticistiche dello stato tedesco – per non parlare della stampa nazionale, che ha additato il popolo italiano come “scroccone” ed “evasore per sport”- appare evidente che l’ingerenza tedesca negli affari italiani sia diventata ben più insostenibile di quella palesata nel 2017. Negli ambienti si parlava addirittura, in caso di governo “non gradito” a Berlino, di una possibile crepa nella collaborazione tra i servizi segreti tedeschi e quelli italiani e tutto ciò a meno di un mese dall’ultimo attentato rivendicato dallo Stato islamico sul suolo europeo. Eppure, nella contingenza di questi giorni, chi denunciava in maniera così veemente (a questo punto è lecito un dubbio a riguardo) la politica ingerente “due pesi, due misure” del governo tedesco, non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito. Ci chiediamo quindi, da cittadini senz’altro interessati, la ragione di questo attuale silenzio.

Giulio Maria Grisotto