Tav Brescia Verona: Osservatorio trasporti (Balotta) replica a Salvini, ecco perché è dannoso far partire i lavori
Tav: Onlit replica a Salvini ecco perché è dannoso far partire i lavori
I Tre motivi per una moratoria in una lettera al Ministro dei Trasporti per la TAV Brescia Verna Padova
In una lettera al titolare dei Trasporti l’ONLIT ed in replica al vicepremier Matteo Salvini che in questi giorni ha affermato che sarebbe “dannoso” fermare la TAV, chiede un riesame urgente della ferrovia veloce sotto il profilo economico, finanziario e progettuale. Solo in caso di superamento delle quattro criticità si potrà passare, come sostiene il MIT, ad una nuova valutazione d’impatto ambientale visto che l’attuale è da tempo scaduta.
- il contratto operativo è stato stipulato nel giugno scorso tra il concessionario RFI (gruppo FS) e Cepav 2 il general contractor (Saipem 59%, Pizzarotti 24%, Condotte 12% e Maltauro 5%) cui era stata affidata l’opera nel 1991 senza gara, dal valore di 1,645 mld. Esso va ritenuto nullo perchè uno dei soci di Cepav 2, Condotte, è in stato fallimentare per lo scandalo giudiziario per corruzione che ha portato all’arresto recentemente del suo presidente Duccio Astaldi. A Condotte restano pochi giorni per poter delineare un piano industriale da presentare al Tribunale fallimentare di Roma perché avalli la strada concordataria senza la quale il colosso romano delle costruzioni non potrà firmare nessun contratto (se partissero o lavori sarebbe RFI a dover pagare le penali a Condotte);
- 2)Alla luce del recente aumento di 209 milioni che ha portato i già elevatissimi costi del primo lotto (48Km) dell’opera a 1,646 mld a 39,1 milioni a KM è indispensabile che l’opera venga sottoposta ad una valutazione costi benefici come il MIT ha peraltro ribadito in questi giorni. Inoltre va considerato che l’asset alta velocità è stato per Trenitalia nel biennio 2016-17 in flessione. In particolare il Mol delle Frecce Rosse nel 2016 è passato da 783,9 milioni del 2015 a 607,6 milioni con un calo pari a -22,5%.
Alla luce anche dell’analisi indipendente svolta dal professor Marco Ponti, già ordinario di Economia dei Trasporti del Politecnico di Milano, un «supertecnico» che ha lavorato 20 anni per la Banca Mondiale dove è emerso che la Tav Brescia Padova sarebbe conveniente per la collettività solo se costasse 4 miliardi in meno, circa la metà degli 8 previsti. Risultati da brivido per un Paese che deve fare i conti con un pesante debito pubblico;
- Secondo le prime indicazioni di un consulente tecnico cui l’ONLIT ha commissionato uno studio sul nodo ferroviario di Brescia emergono pesanti limiti anche sulla progettazione fin qui realizzata da RFI. Secondo il tecnico l’offerta di servizi dopo l’apertura della Tav Treviglio Brescia è insufficiente per significativi periodi della giornata. Ad oltre un anno dalla inaugurazione della linea superveloce che limita il suo utilizzo ai treni AV solo 60 treni giornalieri percorrono la tratta (mentre la capacità della linea è di 220 treni/giorno). Il tecnico analizza negativamente che l’AV Milano Brescia non decongestiona la linea storica percorsa da 190 treni/giorno e lancia un appello affinché non si ripeta lo stesso errore in futuro. Il tecnico sostiene che dopo la positiva scelta di abolire la “variante Montichiari” e di attraversare il nodo di Brescia per aumentare lo scarso utilizzo della tratta date le caratteristiche della domanda, questo cambiamento va accompagnato anche da una rivisitazione del piano del ferro del nodo di Brescia. Già oggi vi sono pesanti interferenze tra i vari segmenti di traffico le Frecce Rosse e gli altri treni locali e merci che penalizzano la puntualità dei treni. In pratica avverte il tecnico il progetto del nodo di Brescia su cui si sta già lavorando è lo stesso di quando si prevedeva lo stop a Brescia e la variante di Montichiari. Dario Balotta