Giancarlo Giorgetti e l’Europa

Bisogna ascoltare Giancarlo Giorgetti per capire le dinamiche del governo giallo verde, al di là della campagna elettorale continua dei due giovani leader. È dalla bocca del pacato dottore commercialista di Cazzago Brabbia che scaturiscono i programmi per governare il paese.

“Non possiamo trascurare i vincoli e gli impegni che ci vengono dall’Europa per non esporre la finanza pubblica ad altri rischi” ha dichiarato il “sopra segretario alla Presidenza del Consiglio” nel suo intervento al convegno della Corte dei Conti a Varenna.
Il bocconiano Giancarlo Giorgetti, cugino del banchiere Massimo Ponzellini, parlamentare dal 1996 che, nei dispacci diplomatici segreti rivelati da WikiLeaks, il consolato americano a Milano già nel 2009 pronosticava con un futuro da leader descrivendolo come “sharp” e “well respected”, cioè scaltro e molto stimato, è l’anima del governo.
Giorgetti non ama la ribalta, ma non si tira certo indietro quando serve e quando parla lo fa in maniera molto chiara e comprensibile anche a quelli che proprio non vogliono ascoltare.
Al convegno della Corte dei Conti a Varenna Giorgetti ha dichiarato che non è possibile trascurare i vincoli e gli impegni richiesti dell'Europa perché altrimenti si esporrebbe la finanza pubblica ad altri rischi e ha sostenuto la necessità di utilizzare al meglio tutte le risorse che sono disponibili.
Secondo Giorgetti Sarebbe opportuno che l'Italia si facesse promotore di un rilancio del Piano Junkers che potrebbe essere decisivo per la crescita economica europea e che si è rivelato più efficace del previsto dove ha consentito di attivare, attraverso l'effetto Leva, un ingente volume di risorse.
Quindi, con buona pace degli oppositori politici e degli urlatori di maggioranza, il governo del paese probabilmente attraverserà l’intera legislatura, con tutti i possibili aggiustamenti che verranno di volta in volta richiesti per salvare la faccia dei protagonisti in prima fila, con il passo fermo e sicuro del commercialista di Cazzago Brabbia.

Giancarlo, Giuseppe e Donald