CARO SILVIO, NON È PIÙ IL TEMPO DELLE FAVOLE

L'analisi lucida di Francesco Storace

Doveva essere l’assemblea della svolta, ma c’è chi ne ha approfittato per dormire indossando occhiali scuri. Annunciata come evento fondamentale, l’assemblea di Forza Italia di ieri si è trasformata in un triste comizio. Alle adunate di piazza, Berlusconi ha preferito convocare deputati, senatori e consiglieri regionali presso l’Auletta dei gruppi parlamentari, senza dibattito ma con tanti selfie, come ha sibilato su Twitter Alessandra Mussolini.

Come se fosse una favola, Silvio nostro gagliardo e tosto ha promesso la sua venticinquesima discesa in campo, stavolta contro l’invidia e l’odio sociale. E ovviamente solo lui può salvare l’Italia, senza spiegare come intende farlo. E con chi.

Già perché mena su Salvini che sta con gli sporcaccioni grillini, la Meloni non la cita, e il Pd non può rappresentare l’alternativa aggiunge quasi con rimpianto.

Sicuramente tornerà al governo, ha detto ai suoi entusiasti parlamentari. Soprattutto quelli in prima fila che non potevano distrarsi. Nel mezzo, l’attacco a fondo ai Cinque stelle, e qui va ammesso che alcune delle cose che Berlusconi ha detto ci stanno. Solo che pretende la rottura del governo con la Lega chiedendola a Salvini. Il quale manco ci pensa.

Se il problema è il decreto dignità, gli risponde il ministro dell’interno, lo miglioriamo, ma non se ne parla proprio di bloccarlo.

Poi, un eccesso di catastrofismo lo ha portato a preconizzare lo sfascio dei conti pubblici. Ma è sicuro, Berlusconi, che gli italiani abbiano votato chi sta ancora appresso alla rigidità delle regole imposte dall’Unione europea? E non abbiano invece optato per chi vuole metterle in discussione?

Dice che è un governo di sinistra ed esagera davvero. Ha ragione su Tav e sostegno alle forze dell’ordine, ma non è che la Lega se ne stia in un cantuccio. Anzi, se c’è qualcosa che viene rimproverata a Di Maio è proprio la presunta subordinazione a Salvini. Non ve ne siete accorti dalle parti di Forza Italia?

Infine, l’Europa. Berlusconi dice di volerla migliore, ma continua a professare adesione a quel partito popolare che gareggia con i socialisti per renderla peggiore. Sull’immigrazione, Conte ha dovuto sudare sette camicie per conquistare qualche alleato proredistribuzione. Sull’economia e le tasse, tutto dipenderà proprio dagli esponenti così cari a Silvio, quelli che festeggiano le loro vittorie a grappa e sciatica. Juncker non è grillino o leghista; ma il capo di una commissione di cerberi che da anni ci fanno del male.

È un peccato che Berlusconi dimentichi l’anno di grazia e disgrazia 2011, con il complotto che portò Mario Monti a palazzo Chigi al posto suo. E ancora invoca quegli “alleati”?

Non serve a nulla stuzzicare Matteo Salvini, al quale semmai andrebbero offerti voti parlamentari per correggere storture e non per sabotare il governo. Invece il raptus dell’opposizione dura sembra aver preso i vertici di Forza Italia. Ma non è più il loro mestiere. Sono favole d’altri tempi.

Francesco Storace

Umanamente si capisce che il Cavaliere sgomiti cercando di puntualizzare per ricavarsi un ruolo principale che ormai non ha più.
Nulla toglie all'esperienza di Silvio che però non è stata, dati elettorali alla mano, apprezzata dagli elettori.
Segno dei tempi? Non solo.
Errori del passato, troppi interessi in gioco, personaggi discutibili e discussi a livello locale, chiusure e personalismi che alla fine hanno logorato Forza Italia.
IL ridimensionamento dovrebbe fare riflettere e se davvero Berlusconi vuole ancora il centro-destra, dovrebbe riflettere prima di attaccare Salvini costretto dai numeri ma forse non solo all'alleanza coi grillini.