M5S Busto: il piano industriale voluto da Accam presenta enormi criticità

Ci fa piacere che finalmente anche la lega prenda una posizione chiara su Accam. Più volte palesata, ma mai fino ad oggi veramente ufficializzata. Una decisione che riporta finalmente l’interesse dei cittadini al centro della politica. Noi lo abbiamo detto più volte negli ultimi tempi: il piano industriale voluto da Accam presenta enormi criticità: dal bacino di utenza che deve passare da 425.000 a 550.000 abitanti, ai ricavi che sembrano provenire per la maggior parte da conferimenti extra-consorzio (incompatibile con la gestione In house providing) o che aumentano considerevolmente già nel 2018 (peccato che siamo a ottobre e ci stanno prospettando il rischio fallimento), ai costi aziendali che rimangono altissimi fino al 2021 per via del contratto con Europower (6 mln all’anno di costi per personale e manutenzioni), ecc... In consiglio quindi ci troveremo sicuramente concordi nel votare contro il posticipo della chiusura dell’inceneritore. Anzi a questo punto per noi continua a valere il piano C3, votato a maggioranza dai soci nel 2016, che prevede la chiusura in bonis della società al 2021. Le alternative del tavolo tecnico, per un futuro ambientalmente più sostenibile della società, questo cda, di nomina politica, non ha voluto nemmeno metterle sul tavolo e se ne prenderà tutte le responsabilità. Se il problema di Accam per arrivare alla chiusura in bonis nel 2021 è quello di uscire dall’in house siamo anche disponibili a valutare, e anche i sindaci dovrebbero essere disponibili a valutare, questa possibilità perché la scusante del fallimento imminente (usata già nel 2016) non è oggi accettabile; non certo dopo che Accam ha svalutato il 90% del suo patrimonio per ammortizzare l’impianto e i debiti, non certo dopo che la presidente Bordonaro un anno fa garantiva che l’investimento dei nuovi filtri (per 4mln di euro) era tranquillamente assorbibile nei 4 anni successivi. La società si impegni a portare alla prossima assemblea un prospetto con un piano di chiusura al 2021 come se agisse fuori dall’in house, quale alternativa all’unico piano industriale proposto. Così si supererebbe anche il problema, più volte evidenziato dalla presidente, di alcuni mancati conferimenti da parte dei soci, che non permettono di raggiungere i ricavi previsti. Come dichiara Speroni, segretario della lega, il voto sul piano industriale di Accam dovrà passare dal consiglio comunale, che non ha dato un mandato in bianco al sindaco, anzi, la delibera votata nel 2016 ribadiva a chiare lettere la chiusura dell’inceneritore al 2021. Ad oggi la lega si è espressa e noi ci auguriamo che non cambi idea, facciamo a questo punto un appello alle forze di opposizione, in particolare a Busto al Centro nelle cui fila siedono due medici che non possono ignorare le evidenze dell’analisi epidemiologica sulle ricadute dell’inceneritore fatta da ATS, e al Partito Democratico che purtroppo ultimamente sta facendo in più occasioni da stampella alla maggioranza, affinché questo tema non venga trattato ai fini di uno scambio di “cortesie” in vista delle elezioni provinciali, perché ne va della salute della popolazione per i prossimi 20 anni.