Grillo, il panda, e la bestialità che dice

Grillo, il panda, e la bestialità che dice e che nessuno vede Il terzo racconto poliziesco di Edgar Allan Poe è celeberrimo e si intitola 
La lettere rubata. È una lettera compromettente, che nessuno deve trovare. E che invece è nelle mani dell'amorale ministro francese D, che certo la userà nel modo peggiore e che indubitabilmente è un individuo terribilmente astuto. Occorre sottrargliela al più presto, sì, facile dirlo, ma come? Potrò farcela qualcuno ...

Grillo, il panda, e la bestialità che dice e che nessuno vede Il terzo racconto poliziesco di Edgar Allan Poe è celeberrimo e si intitola  La lettere rubata. È una lettera compromettente, che nessuno deve trovare. E che invece è nelle mani dell'amorale ministro francese D, che certo la userà nel modo peggiore e che indubitabilmente è un individuo terribilmente astuto. Occorre sottrargliela al più presto, sì, facile dirlo, ma come? Potrò farcela qualcuno talmente astuto da essere geniale e questo qualcuno è il Cavaliere Dupin. E che cosa scopre il cavalier Dupin? Che la lettera è in una tabacchiera d'oro sopra la scrivania in mezzo alla stanza, più in evidenza non potrebbe essere. Proprio per questo risultava introvabile: era esattamente laddove nessuno pensava che fosse. Questo letterario preambolo per venire all'oggi politico, alla dichiarazione di Grillo che sconfessa il candidato premier pentastellato Luigi di Maio, che non più tardi di un paio di settimane fa, l'8 gennaio, aveva detto:  «Se non dovessimo avere la maggioranza, non lasceremo il Paese nel caos: governeremo con chi ci sta». Ieri, 19 gennaio, Grillo non ha saputo né voluto trattenersi dal dire l'esatto contrario:  «Una maggioranza con chi ci sta? Ma perché mi fate domande senza senso? È come dire che un giorno un panda potrà mangiare carne cruda. Noi mangiamo solo cuore di bambù. Non esistono altre forze politiche, l'unica nuova siamo noi». Ora, a parte l'infelice metafora  animalier  che vorrebbe il movimento simboleggiato da un animale in via di estinzione (un inconscio presagio? Lo so, lo so che il panda non è più in via di estinzione ma semplicemente "vulnerabile", ma non cambia moltissimo e poi, suvvia,  lasciatemi qualche licenza letteraria!), ma vi pare normale che in un regime democratico che prevede le alleanze un capopartito non si voglia alleare? E allora che cosa vuole? Congelare forse – chiedo venia a tutti gli attivisti in buona fede per essermi permesso anche soltanto di instillare loro il dubbio– i voti giunti a lui per cambiare l'Italia, e dopo l'Europa e dopo il mondo, e dopo l'Universo e Dio? Perché se non vuole questo siamo di fronte a un perfetto cretino. Alle politiche del 2013 prese 8 milioni di voti: a sono valsi? A nulla, ma proprio a nulla. E secondo voi il fenomenale e arguto e astuto guitto non lo sapeva? Non l'ha fatto intenzionalmente? Vi dirò l'epigrafe del racconto di Poe:  «Nil sapientiae odiosius acumine nimio» che sta per  «Niente è più odioso dell'intelligenza con troppa furbizia». Vi ricorda qualcuno? E questa cosa, questo nonnulla che Grillo sta congelando milioni di voti in favore dello status quo, qualcuno la dice? Eppure è come la lettera del racconto di Poe, nascosta in bella vista, in evidenza. Ora, non voglio dire di essere il Cavalier Dupin ma forse non sono abbastanza stolto – meglio, distratto – per crederlo. E perché lo farebbe? Questo nella puntata successiva, quella dedicata ai clienti e all'attività della Casaleggio Associati, la cui influenza sul movimento non è mai stata sufficientemente indagata. Chissà perché? A presto.  Edoardo Varini (20/1/2018)