O la politica si rigenera o sarà rivolta sociale

O la politica si rigenera o sarà rivolta sociale   La crisi politico istituzionale dell’Italia attraverserà in autunno uno dei passaggi più delicati, quello  del referendum costituzionale.   Qualcuno ha scritto: “
si scrive Renzi si legge JP Morgan”, ossia tutto parte dalle grandi compagnie finanziarie internazionali, al libro paga delle quali sono già iscritti leader politici europei, come  l’ex premier inglese Tony Blair e l’ex Presidente dell’...

O la politica si rigenera o sarà rivolta sociale   La crisi politico istituzionale dell’Italia attraverserà in autunno uno dei passaggi più delicati, quello  del referendum costituzionale.   Qualcuno ha scritto: “ si scrive Renzi si legge JP Morgan”, ossia tutto parte dalle grandi compagnie finanziarie internazionali, al libro paga delle quali sono già iscritti leader politici europei, come  l’ex premier inglese Tony Blair e l’ex Presidente dell’Unione europea Barroso; per non parlare di alcuni noti politici italiani abituali invitati del circuito Bilderberg o già ospiti del panfilo “ Britannia” in cui si decisero le sorti e la svendita di molte aziende statali italiane.   In gioco è ciò che resta della sovranità popolare, con un combinato disposto: riforma pasticciata costituzionale ( 46 articoli della Carta modificati) e legge super truffa dell’Italicum che persegue l’obiettivo di un “ aggiornamento del sistema”, con il governo affidato a “ un uomo solo al comando”.   E’ la rigidità della Carta voluta dai padri costituenti che si intende violare, ultimo baluardo allo strapotere del turbo capitalismo finanziario che, nell’età della globalizzazione, subordina ai propri interessi l’economia e la politica, sino a distruggere lo stesso concetto di democrazia così come lo abbiamo acquisito in Occidente dalla rivoluzione  francese in poi.   Tutto ciò accade mentre é in atto a livello del Parlamento dei nominati illegittimi, il più vasto e indegno trasformismo, che, vede in Senato il sostegno al  governo non solo di una maggioranza drogata dal “porcellum”, ma inflazionata dal voto dei transumanti mercenari, eletti nelle liste di centro-destra e oggi sul carro del “ giovin signore” fiorentino.   Un referendum che, come ben ha descritto Massimo D’Alema nel suo ultimo dibattito televisivo ( “ In Onda”), chiedendo un SI o un NO su 46 articoli, assume inevitabilmente il carattere di un autentico plebiscito.   Con una partecipazione al voto  ormai stabilmente  ridotta a metà del corpo elettorale degli aventi diritto, un Parlamento di “ illegittimi” che continua a  sfornare leggi e addirittura a cambiare con un voto di fiducia la Carta costituzionale, il distacco tra paese reale e paese legale assume un livello mai così grande nella storia della Repubblica.   I partiti, almeno quelli che sono espressione del profondo travaglio intervenuto negli oltre vent’anni della cosiddetta seconda repubblica ( 1994-2016), sono tutti in preda a una crisi di identità come nel caso del PD, ridotto alle caratteristiche di un Golem senza forma, privo di una definita cultura politica, espressione di un socialismo fasullo nella versione trasformistica del renzismo dominante. Le punture al curaro espresse recentemente da D’Alema sono la dimostrazione del travaglio presente in quello che è pur sempre il partito di una maggioranza farlocca del corpo elettorale.   Il centro-destra, d’altronde, vive la fine dell’egemonia-dominio del berlusconismo, alla ricerca di un nuovo complesso equilibrio tra ciò che rimane tra Forza Italia, la Lega e Fratelli d’Italia.   Resta il M5S ricettacolo del voto degli arrabbiati e ultima speranza almeno per coloro che partecipano ancora al voto.   Gli è che manca totalmente una rappresentanza significativa e credibile del terzo stato produttivo, quello che costituisce il produttore reale della ricchezza nazionale, composto da artigiani, commercianti, agricoltori, piccoli e medi produttori con i loro lavoratori, liberi professionisti, i quali partecipano in  larga parte alla vasta area  degli astensionisti del voto.   Spezzato l’equilibrio tra classe operaia e ceti medi, che nella prima repubblica era stato garantito dalla DC e dai partiti del centro-sinistra d’antan e venuta meno l’illusione rappresentata al Nord, dapprima dalla Lega di Bossi e poi dalla promessa e mancata rivoluzione liberale del Cavaliere, al terzo stato produttivo, fattore dell’equilibrio sociale, restano:
  1. il giogo ormai insostenibile di un sistema fiscale onnivoro e  una forzata rivoluzione fiscale passiva ( gli ultimi dati Istat indicano un’evasione dell’IVA di oltre il 30%);
  2. l’abbandono delle attività con la chiusura di aziende mai registrata prima in Italia o la fuga in Paesi fiscalmente più convenienti;
  3. la disperazione sino al suicidio che puntualmente si registra in varie parti d’Italia.
  Con un sistema istituzionale in fibrillazione e la crisi della rappresentanza o le forze politiche saranno capaci di rigenerarsi, scomponendosi e ricomponendosi secondo progetti culturali affini o la rivolta sociale non sarà più un argomento di mera analisi politologica.   Come popolari, vittime della dolorosa diaspora democristiana, viviamo con angoscia i comportamenti degli ultimi esponenti di questa antica e nobile cultura ancora presenti in Parlamento e al governo. Salvo alcuni casi di nobili coerenze ( Mario Mauro, Carlo Giovanardi e pochi altri) assistiamo basiti alle capriole dei saltimbanchi e opportunisti indegni eredi della tradizione popolare e democratico cristiana.   Da anni chiediamo inascoltati un’assemblea costituente, unica legittimata a procedere a modifiche costituzionali, in base a un’effettiva legittima rappresentanza di tutte le istanze presenti nella società italiana e non certo da un plebiscito forzato e sostenuto dai poteri forti finanziari internazionali.   Ecco perché siamo impegnati unitariamente a sostegno del NO al referendum per la difesa della sovranità popolare e a concorrere, con tutti i democratici che credono nei fondamentali della Costituzione, alla costruzione di  un nuovo soggetto politico, che per noi, dovrà avere i caratteri di un partito laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, da far ritornare ai principi dei padri fondatori, alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi.   Ettore Bonalberti www.insiemeweb.net www.don-chisciotte.net Venezia, 25 Luglio 2016