A 19 anni costretta a vivere in un catino. La famiglia chiede aiuto.
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- 25 luglio 2016 notizie importanti
COMUNICATO STAMPA
A 19 anni costretta a vivere in un catino. La famiglia chiede aiuto. Rahma è completamente priva degli arti e attualmente vive in una bacinella di plastica, insieme alla sua famiglia, a Kano, in Nigeria. E' il triste destino di Rahma Haruna, 19 anni, ma è poco più grande di una neonata, una ragazza nigeriana costretta a vivere in un catino. A sei mesi il suo processo di crescita si è arrestato senza alcuna spiegazione «Cominciò tutto con un...
COMUNICATO STAMPA
A 19 anni costretta a vivere in un catino. La famiglia chiede aiuto. Rahma è completamente priva degli arti e attualmente vive in una bacinella di plastica, insieme alla sua famiglia, a Kano, in Nigeria. E' il triste destino di Rahma Haruna, 19 anni, ma è poco più grande di una neonata, una ragazza nigeriana costretta a vivere in un catino. A sei mesi il suo processo di crescita si è arrestato senza alcuna spiegazione «Cominciò tutto con una febbre, poi arrivarono i dolori allo stomaco, alle gambe, alle braccia», ha raccontato la madre Fadi al quotidiano inglese «The Telegraph», e da quel momento non è più cresciuta. Rahma non è mai stata in grado di muoversi ed è quindi dipendente completamente dai suoi genitori, che la spostano all'interno del catino in cui vive. La ragazza è profondamente grata alla sua famiglia. In modo particolare si dice contenta di suo fratello, che si occupa di lei, la lava e cerca di integrarla nella vita sociale del piccolo villaggio nigeriano. Finora nessuno sa esattamente quali siano state le cause che hanno causato l'arresto della crescita dei suoi arti. Il padre ha raccontato al quotidiano inglese di «avere trascorso 15 anni a cercare un rimedio farmacologico», ma senza successo. L'uomo ha speso circa 3.100 euro per trovare un medicinale che potesse aiutare sua figlia, ma invano. «Ho venduto quasi tutto quello che avevo», ha raccontato. Senonché, di recente, in un supermercato, uno sconosciuto l’ha vista e prendendo a cuore la sua storia le ha donato una sedia a rotelle e realizzato degli scatti che hanno fatto il giro del mondo, permettendo che questa triste storia diventasse di dominio pubblico. Ora, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “ Sportello dei Diritti” la famiglia di Rahma ed anche noi, desideramio soltanto che la sofferenza quotidiana che accompagna la vita della loro figlia sia in qualche modo mitigata e spera che le organizzazioni di aiuto internazionale si accorgano del suo caso. Lecce, 24 luglio 2016 Giovanni D’AGATA_______________________________________________________________________________________________ 73100 Lecce via G. D’Annunzio n° 37 - Tel. 320/8496515 - e mail: dagatagiovanni@virgilio.it -www.sportellodeidiritti.org ® - c.f. 93106630754