«Casa del clochard» un'idea dell'artista Maurizio Orrico e Vittorio Sgarbi

L'iniziativa nata da un'idea dell'artista Maurizio Orrico e Vittorio Sgarbi e resa possibile grazie all'azienda «Corvasce Design» «Casa del clochard»: martedì 14 febbraio alla Stazione Centrale di Milano la consegna delle prime 10; mercoledì 15 altre 10 a Torino. Alla consegna presenti, tra gli altri, l'ex direttore del «Corriere della Sera» Ferruccio De Bortoli, oggi presidente della Fondazione «Memoriale della Shoah», Stefano Castelli di «City Angels» e un rappresentante di FS Italiane. App...

L'iniziativa nata da un'idea dell'artista Maurizio Orrico e Vittorio Sgarbi e resa possibile grazie all'azienda «Corvasce Design» «Casa del clochard»: martedì 14 febbraio alla Stazione Centrale di Milano la consegna delle prime 10; mercoledì 15 altre 10 a Torino. Alla consegna presenti, tra gli altri, l'ex direttore del «Corriere della Sera» Ferruccio De Bortoli, oggi presidente della Fondazione «Memoriale della Shoah», Stefano Castelli di «City Angels» e un rappresentante di FS Italiane. Appuntamento in Piazza Edmond J. Safra n. 1 MILANO - Martedì 14 febbraio, alle 14,30, alla Stazione Centrale di Milano, presso la sede della «Fondazione Memoriale della Shoah», in Piazza Edmond J. Safra n. 1, Vittorio Sgarbi consegnerà la «Casa del clochard» a 10 senza tetto. L'iniziativa, lanciata tre settimane fa sui social con l'hashtag #arteperilsociale, lungi dall'essere una soluzione definitiva per i senza tetto, vuole essere solo un concreto gesto di solidarietà, e sopratutto richiamare l'attenzione delle istituzioni locali e nazionali su un problema che, comunque, rimane irrisolto. Le case sono state pensate dall'artista Maurizio Orrico (www.maurizioorrico.it) in collaborazione con la «Fine Arts» di Alessandro Erra e Debora Stefania Santagata, e poi realizzate da una azienda pugliese, la «Corvasce Design», specializzata in arredamenti. La casetta, in cartone pressato, si monta e smonta in soli 3 minuti ed è facilmente trasportabile. «Inaccettabile - spiega Vittorio Sgarbi - che nel 2017 si possa morire di freddo. Ci sono tre tipi di persone: i migranti, che hanno le loro tutele, ci sono quelle persone nate povere che vanno a cercare aiuto nelle Caritas e in posti simili, e poi ci sono persone che ad un certo punto decidono di fare i clochard. Io ne ho conosciuti molti che venivano da condizioni sociali buone, ma che hanno deciso di fare questo per essere liberi. Quando ero assessore a Milano, di fronte ad un albergo dove risiedevo c’erano queste persone che vivevano sopra un cartone. Erano comunque, a modo loro, felici. Non volevano soldi. Volevano solo stare liberi. Per loro ho un amore istintivo. E quando vedo che muoiono per aver scelto la propria libertà, e ci si indigna solo per quelli che muoiono arrivando dall’altra parte del mare, mi arrabbio. Morire di freddo nel mondo consumista è assurdo. Ho pensato dunque di dar loro, seppur precaria, una casa. Con l’amico Maurizio Orrico abbiamo ideato questa casa in cartone. Vera. Protettiva. Piccola, per due persone. Per giornate non di gran freddo. Non sono fatte per difendersi dal freddo. Ma per riappropriarsi della propria intimità»
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