Il Coisp sull’indagine per il decesso di Mauro Guerra
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- 14 febbraio 2017 Istituzioni Sindacato
COMUNICATO STAMPA DEL 13 FEBBRAIO 2017 Oggetto:
Il Coisp sull’indagine per il decesso di Mauro Guerra: “Omicidio volontario ad un militare che salva la vita ad un collega? La vita è sacra, ma a morire a causa di un reato non deve essere per forza il Tutore dell’Ordine”.
“Un Carabiniere è accusato nientemeno che di omicidio volontario per aver salvato un collega da una brutale aggressione. E’ assurdo. La vita è sacra, e nes...
COMUNICATO STAMPA DEL 13 FEBBRAIO 2017 Oggetto:
Il Coisp sull’indagine per il decesso di Mauro Guerra: “Omicidio volontario ad un militare che salva la vita ad un collega? La vita è sacra, ma a morire a causa di un reato non deve essere per forza il Tutore dell’Ordine”.
“Un Carabiniere è accusato nientemeno che di omicidio volontario per aver salvato un collega da una brutale aggressione. E’ assurdo. La vita è sacra, e nessuno più di un Appartenente alle Forze dell’Ordine lo sa. Indossiamo la divisa esattamente per aver fatto della difesa degli altri il nostro credo. Ma se a causa della commissione di un reato sopraggiunge una morte, a restare in terra non deve essere per forza il Tutore dell’Ordine. Bisogna superare l’ipocrita e subdolo equivoco e dirlo, perché lavorare al servizio dello Stato e dei cittadini vuol dire sacrificare anche la vita se serve per difenderli, ma non vuol dire dover restare ammazzati perché non possiamo difenderci. C’è una bella differenza. I grandi appassionati del partito dell’anti-polizia giocano su questo che non è affatto un dettaglio: chi appartiene alle Forze dell’Ordine viene sempre descritto come in una sorta di ‘posizione di superiorità’ tale per cui non è legittimato a difendersi altrimenti è un abuso. Scemenze! I Tutori dell’Ordine italiani sono in assoluto quelli che reagiscono meno di fronte ad un pericolo per sé. Siamo famosi per questo ed il triste primato ci è costato fiumi di sangue versato da colleghi in tutta Italia in tutte le possibili situazioni. Di fronte ai drammi che hanno travolto e spazzato via la vita di tanti Servitori dello Stato anche in situazioni apparentemente banali, accusare di omicidio volontario un Carabiniere che reagisce vedendo il collega in terra sanguinante, e sotto una gragnola di colpi selvaggiamente inferti da un soggetto palestrato che pesa oltre 120 chili, sparando in aria e poi colpendolo ad un fianco è davvero vile. Possibile che nessuno ricordi che l’eroico Appuntato Antonio Santarelli è stato ammazzato da un innocuo ragazzino poco più che maggiorenne a causa di un banale controllo sul ciglio di una strada?”.
Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, interviene così a proposito della notizia che si è chiusa con la contestazione dell’accusa di omicidio volontario l’indagine a carico del Maresciallo dei Carabinieri Marco Pegoraro, che nel luglio del 2015, Comandante della stazione dell’Arma di Sant’Urbano, sparò tre colpi in aria ed un quarto colpo raggiunse al fianco un uomo, Mauro Guerra, il quale stava ripetutamente colpendo il collega del militare dopo un inseguimento. Guerra, 32enne palestrato che lavorava come buttafuori e che come hanno riportato tutti i media aveva problemi psichici, aveva atterrato il collega di Pegoraro, che in precedenza aveva tentato di ammanettarlo, picchiandolo fino a fratturargli sei costole e continuando a colpirlo alla testa proprio con il metallo delle manette. “Siamo di fronte all’ennesimo avvilente procedimento giudiziario - conclude Maccari - che mette alla gogna e getta nello sconforto e nell’abisso del sacrificio economico, professionale e familiare, ancora un Servitore dello Stato colpevole solo di aver fatto il proprio dovere salvando la vita ad un collega. In qualsiasi modo la si voglia mettere, atterrare e picchiare brutalmente un Carabiniere che sta lavorando non si può, è un reato. Ma invece a quanto pare il dato che emerge è che interrompere la selvaggia aggressione ad un collega con l’unico mezzo a disposizione, perché purtroppo nessuno ha ancora avuto il buon gusto di fornirci di spray o taser o qualsiasi altra cosa che ci aiuti ad intervenire con maggiore sicurezza, non si può. La conclusione è che non è più possibile continuare a lavorare così. E’ impossibile non chiedersi ogni volta se davvero ne valga la pena o se, invece, equipaggi come quelli di Volante o di Radiomobile non dovrebbero essere completamente soppressi per… salvare i colleghi da una sorte assurda: soccombere di fronte al pericolo che incontrano sistematicamente oppure finire sul banco degli imputati”.