Le convergenze parallele dovrebbero ritornare

Le convergenze parallele dovrebbero ritornare, se la cultura cattolica e quella comunista si sono incontrate nel compromesso storico oggi dovrebbe essere un gioco da ragazzi. Sembra che l’ossimoro fosse stato pronunciato per la prima volta da Aldo Moro al congresso della Democrazia Cristiana di Firenze nel 1959, ma sicuramente è stato sdoganato da Eugenio Scalfari in un articolo pubblicato su L’espresso nel luglio del 60. Le convergenze parallele erano in realtà i processi ch...

Le convergenze parallele dovrebbero ritornare, se la cultura cattolica e quella comunista si sono incontrate nel compromesso storico oggi dovrebbe essere un gioco da ragazzi.

Sembra che l’ossimoro fosse stato pronunciato per la prima volta da Aldo Moro al congresso della Democrazia Cristiana di Firenze nel 1959, ma sicuramente è stato sdoganato da Eugenio Scalfari in un articolo pubblicato su L’espresso nel luglio del 60. Le convergenze parallele erano in realtà i processi che cercavano di realizzare il progetto di avvicinare la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista verso quello che sarebbe stato il compromesso storico. I protagonisti di allora si chiamavano Aldo Moro ed Enrico Berlinguer, due mostri sacri della storia politica italiana, che probabilmente non condividevano nulla sul piano ideologico, ma una cosa in comune la avevano ed era il fatto di essersi entrambi messi al servizio della propria gente. Ora si chiamano Matteo Salvini e Luigi Di Maio e non sono vincolati ai rigidi dogmi ideologici che pesavano gravemente sulle spalle di quei giganti e quindi la strada odierna dovrebbe essere più agevole. Se la grande millenaria tradizione cattolica e la altrettanto grande rivoluzionaria cultura comunista hanno faticosamente trovato un difficile punto d’incontro, mettersi d’accordo su semplici punti elettorali dovrebbe essere un gioco da ragazzi. Una volta stabilito che l’interesse prevalente è quello del paese e della sua gente, tutto il resto dovrebbe essere una semplice elementare conseguenza, anzi dovrebbe essere semplicemente un dovere. Milano 14 marzo 2018 Fabrizio Sbardella