Il Veneto si schiera compatto per il NO
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- 06 ottobre 2016 Istituzioni Italia
Il Veneto si schiera compatto per il NO Sale riunioni e auditorium stracolmi di cittadini nei primi due importanti incontri a sostegno del NO al referendum a Mestre e a Verona, dopo quella prima apertura organizzata degli amici popolari trevigiani il 29 Settembre scorso. A Mestre, presso la sala del Centro Candiani di Mestre, pubblico delle grandi occasioni e sala strapiena, Lunedì 3 Ottobre, all’incontro organizzato dagli amici del Comitato per il NO, espressione dei simpatizza...
Il Veneto si schiera compatto per il NO
Sale riunioni e auditorium stracolmi di cittadini nei primi due importanti incontri a sostegno del NO al referendum a Mestre e a Verona, dopo quella prima apertura organizzata degli amici popolari trevigiani il 29 Settembre scorso.
A Mestre, presso la sala del Centro Candiani di Mestre, pubblico delle grandi occasioni e sala strapiena, Lunedì 3 Ottobre, all’incontro organizzato dagli amici del Comitato per il NO, espressione dei simpatizzanti della sinistra e dell’ANPI. Il sen Felice Casson, senatore del PD, bersaniano, ha tenuto un’ottima relazione molto applaudita a sostegno delle ragioni del NO, smontando una per una le false tesi renziane della controriforma del trio toscano.
Analoga presenza massiccia di cittadini ed elettori presso l’auditorium della Gran Guardia a Verona, ieri sera, 5 ottobre, dove si è riunita la vasta galassia dei partiti e dei movimenti del centro destra veronese. Mille persone venute ad ascoltare il prof Luca Antonini, ordinario di diritto costituzionale dell’Università di Padova, in un dialogo con Stefano Filippi, giornalista de “ Il Giornale”.
Il Prof Antonini é il Presidente della Commissione Tecnica Paritetica per l’Attuazione del Federalismo Fiscale (Copaff), nominato nel 2009 dal Presidente del Consiglio dei Ministri allora in carica e confermato da quelli successivi. Da giugno 2013 a marzo 2014 è stato Capo del Dipartimento per le Riforme istituzionali presso il Ministero per le riforme costituzionali. E' stato segretario, in tale veste, della Commissione dei Saggi per le Riforme costituzionali, presieduta dal Ministro Gaetano Quagliariello, ha partecipato ai lavori della Commissione e ha contribuito alla redazione della Relazione finale.
Proprio dall’esperienza di quest’ultimo incarico egli è partito, ricordando che Napolitano istituisce la Commissione dei Saggi per la riforma della Costituzione nella quale sono presenti, tra gli altri, Onida, Quagliariello, Mario Mauro, poi allargata a venti e nella quale partecipa anche Luca Antonini. Si stabilisce un clima unitario da assemblea costituente, ma il PD di Renzi non dà il via libera e in direzione del partito fa passare il licenziamento del governo Letta (“ stai sereno”) accusandolo di non fare le riforme.
E così, una riforma costituzionale che poteva passare con i 2/3 del Parlamento viene vanificata con un inganno e un killeraggio politico. Renzi riprende il testo già pronto per la sua approvazione e lo fa stravolgere da una schiera di scrivani incompetenti (vedi art.70 nella nuova versione illeggibile e difficilmente interpretabile, foriera di una sicura ingovernabilità) e siamo al referendum.
7 ex Presidenti della Corte costituzionale si schierano per il NO, ma Renzi li irride, certo che il suo disegno su cui afferma di giocarsi la sua stessa sopravvivenza politica, prevarrà. Siamo di fronte, sostiene Antonini, a una Costituzione di bassissimo profilo che divide e non unisce.
Quella del 1948, che ci ha garantito 70 anni di libera e civile convivenza democratica e che nel 2003 permise all’Italia di situarsi al 6° posto nella graduatoria delle potenze economiche nel mondo, viene stravolta con il cambiamento di 47 articoli su 139.
La riforma della commissione dei venti, ricorda Antonini, prevedeva 400 deputati e 200 senatori, questa 600 deputati e 100 senatori, con un senato ridotto al ruolo di una
“suocera inascoltata che dà consigli non richiesti”
(prof. Ainis)
Stravolge l’equilibrio tra i poteri con il combinato disposto dell’Italicum: elezione del Capo dello Stato, Corte costituzionale , CSM sono alla mercé della Camera, dove il PD ( almeno era e rimane nelle previsioni di Renzi) con 340 deputati ( il 30% di premio di maggioranza- De Gasperi aveva con “la legge truffa” un premio del 5% se avesse raggiunto il 50%+1 dei voti degli elettori) e 100 senatori derivati dalle Regioni, comuni e città , diventerebbe il dominus assoluto con “ un uomo solo al comando”. Insomma una deriva autoritaria pronta per terminare la svendita del Paese, già molto avanzata, ai poteri del turbo capitalismo finanziario mondiale che di questa richiesta di stravolgimento costituzionale, JP Morgan in testa, si sono fatti da tempo sollecitatori.
L’errore, secondo Chesterton, ricorda Antonini, “ è una verità impazzita”.
Il testo etrusco della controriforma renziana è una sommatoria di errori, ossia di verità impazzite. Una falsa verità persino nella stessa formulazione dei quesiti referendari: con il SI e con il NO non scegliamo tra i cinque falsi quesiti rappresentati, ma cancelliamo e trasformiamo 47 articoli della “costituzione più bella del mondo”.
Si giustifica così il ricorso presentato al TAR da alcuni avvocati del movimento liberale e da alcuni parlamentari del M5S. Un’iniziativa che, come ha scritto il nostro V.Presidente ALEF, Prof Giannone: “legittima e da condividere unanimemente. Nella scheda elettorale si formulano 5 quesiti in modo che chiunque direbbe SI' se non si spiega il merito e il come si attuano quei quesiti. Ma ciò che è' più subdolo e' che si fa intendere che sono solo 5 gli articoli che si cambiano, mentre sono ben 47 articoli su 139!. Allora per chiarezza bisognerebbe pubblicare tutti i 49 articoli attuali e gli articoli che li modificano e/o lo sostituiscono. Ma se questa è' la verità, come si può fare un Referendum di un SI' o di un NO? Ma perché non chiederci perché Renzi&Boschi hanno avviato questo enorme pasticcio tra Italicum e Costituzione? È' quanto mai opportuno il detto: "cui prodest" perché' porterebbe chiunque, con il buon senso, all'indirizzo degli stessi Mandanti che hanno affondato la Grecia!”
E, prosegue, Antonini: con il progetto Renzi-Boschi-Verdini non solo distruggiamo il sistema dei pesi e contrappesi, ma anche il ruolo delle autonomie, a tutto svantaggio delle regioni a statuto ordinario, mentre, essendo il governo dell’inciucio ricattato dal voto dei rappresentanti delle regioni speciali, queste ultime non sono state minimante toccate dalla controriforma.
Con la clausola di supremazia espressamente prevista rischiamo di far valere istituzionalmente la “Legge di Gresham” valida in economia: la moneta cattiva scaccia quella buona. Le sanità veneta, lombarda, emiliana e toscana, le migliori del mondo, seppur nettamente differenziate tra di loro e che assegnano all’Italia, nel suo insieme, il 2° posto nel mondo ( mentre nei settori controllati e gestiti dallo Stato come scuola, giustizia, difesa siamo ben lontani nel ranking mondiale) perderebbero il loro livello e si avrebbe un allineamento al ribasso: il Veneto e l’Emilia come la Calabria e la Sicilia.
Un esempio lampante la recente Legge Madia di riforma della P.A.: 28 pagine di G.U. di principi, illeggibile e difficilmente interpretabile, come l’art.70 del testo di controriforma e che, di fatto, stabilisce che i direttori delle ASL siano indicati con terne da Roma e non scelti a livello regionale.
Non è la velocità quello che conta nella produzione legislativa, conclude Antonini, tra gli applausi ( il sen Casson nel suo intervento a Mestre ha dimostrato, numeri alla mano, la capacità virtuosa sotto questo punto di vista delle nostre due camere) quanto la capacità di fare meno leggi ma fatte bene.
A Verona, dopo molti anni, il centro destra ritrova la sua unità alla vigilia del prossimo voto per il rinnovo del consiglio comunale, preso atto dello spostamento su posizioni renziane del sindaco Flavio Tosi, ormai lontano dal sentir medio dei veronesi. Anche a Mestre si è potuto verificare un ritrovarsi insieme delle diverse culture della sinistra democratica, premessa per un’evoluzione positiva della politica italiana.
Noi popolari veneti, in preparazione di un grande incontro degli amici democratico cristiani non pentiti e popolari liberali che ci sarà entro Novembre con il Presidente del comitato Popolare per il NO, On Giuseppe Gargani e con Mario Mauro, Carlo Giovanardi e Mario Tassone, stabilita un’ottima intesa sia con gli amici della Lega del Veneto che con quelli della sinistra per il NO, stiamo conducendo un’azione di positivo raccordo tra i rappresentanti delle diverse culture politiche scese in campo a sostegno del NO.
Dalle prime verifiche fatte a Treviso, a Vicenza, a Mestre e a Verona abbiamo avuto una positiva verifica che l’orgoglio costituzionale è tuttora presente nel DNA del Veneto popolare, liberale, socialista e riformista, considerata la numerosa presenza nei dibattiti di uomini e donne e di molti giovani. Il che fa ben sperare in un esito favorevole alle ragioni del NO nella nostra realtà territoriale.
Ettore Bonalberti
www.alefpopolaritaliani.it
www.insiemeweb.net
www.don-chisciotte.net
Venezia, 6 Ottobre 2016