Operazione TERRAMARA CLOSED : duro colpo alla ndrangheta di Taurianova
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- 12 dicembre 2017 Istituzioni Italia
Operazione TERRAMARA CLOSED : duro colpo alla ndrangheta di , 47 custodie cautelari, 43 in carcere, e sequestrati beni per 25 milioni di euro
smantellata l’articolazione della‘ndrangheta di Taurianova Alle prime ore della mattinata odierna, a conclusione di articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, i Carabinieri del Comando Provinciale e i poliziotti della Sq...
Operazione TERRAMARA CLOSED : duro colpo alla ndrangheta di , 47 custodie cautelari, 43 in carcere, e sequestrati beni per 25 milioni di euro smantellata l’articolazione della‘ndrangheta di Taurianova
Alle prime ore della mattinata odierna, a conclusione di articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, i Carabinieri del Comando Provinciale e i poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria – unitamente, per quanto concerne le misure di carattere patrimoniale, ai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria – hanno eseguito 4 ordinanze di applicazione di misure cautelari, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 47 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei delitti di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento, trasferimento fraudolento di valori, procurata inosservanza di pena e porto illegale di armi, con l’aggravante delle finalità mafiose. I militari hanno eseguito 43 ordini di custodia cautelare in carcere e 4 agli arresti domiciliari. I provvedimenti fanno seguito a 5 indagini separate svolte dalla Polizia di Stato, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nell’arco di tempo che va dal 2012 al 2016 e focalizzati sulle dinamiche delle consorterie di ‘ ndrangheta attive nel mandamento tirrenico della provincia reggina, con specifico riferimento al contesto di Taurianova (RC). Le investigazioni condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, con il Commissariato P.S. di Cittanova (RC), hanno consentito di individuare sia gli aspetti strutturali sia quelli dinamici del gruppo mafioso “SPOSATO” che operava a Taurianova e nei comuni limitrofi (appartenente alla cosca di ‘ ndrangheta ZAGARI-VIOLA-FAZZALARI, come era già emerso nell’ambito della nota operazione “ Taurus”) che si interessa e si impone nel mondo imprenditoriale per lo più nell’edilizia ed in quello alimentare, condizionando l’assegnazione degli appalti, insinuandosi e permeando ogni aspetto della vita democratica, essendo state acclarate infiltrazioni nel Comune di Taurianova. [caption id="attachment_57471" align="alignleft" width="300"] Operazione TERRAMARA CLOSED : duro colpo alla ndrangheta di Taurianova[/caption] [caption id="attachment_57472" align="alignright" width="300"] Operazione TERRAMARA CLOSED : duro colpo alla ndrangheta di Taurianova[/caption] L’attenzione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria è stata rivolta alla cosca Zagari–Fazzalari–Viola di Taurianova ed alla cosca alleata Maio-Cianci operante nella vicina San Martino. Le indagini hanno consentito di delineare gli assetti e la piena operatività delle cosche Zagari–Fazzalari–Viola cui è collegata, con autonomia funzionale, la cosca Sposato-Tallarida e Maio-Cianci, entrambe attive nell’area di Taurianova e nelle zone limitrofe. Sono state documentare numerose condotte intimidatorie (danneggiamenti) ed estorsioni posti in essere dagli affiliati alle due organizzazioni, è stato accertato che l’ex Sindaco della cittadina, in carica dal giugno 2007 al 5 gennaio del 2009 [1] e dal maggio del 2011 al luglio del 2013, mese dello scioglimento per infiltrazione mafiose del Comune, Domenico Romeo (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e destinatario di una delle misure in esecuzione), sia stato il “referente politico” dei due sodalizi, essendo stato eletto grazie al supporto della ‘ndrangheta ed essendosi attivato, una volta in carica, per favorire la concessione di autorizzazioni edilizie a favore di imprese del settore fotovoltaico riconducibili alle cosche. Sono stati svelati gli interessi e le imposizioni della famiglia Sposato (in particolare dei fratelli Giuseppe e Carmelo Sposato nell’appalto pubblico per gestione pluridecennale del cimitero di Iatrinoli (Taurianova) mediante il sistema del project financing che avrebbe fruttato diversi milioni di euro. Sono stati individuare tutti i soggetti che, attraverso un sofisticato circuito criminale, avevano favorito la ventennale latitanza di Ernesto Fazzalari, esponente di spicco dell’omonima consorteria criminale catturato dall’Arma reggina in data 26 giugno 2016. Uno dei filoni investigativi, curato sin collaborazione dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato, è quello che ha consentito di evidenziare, ancora una volta, l’ingombrante presenza della cosca Zagari–Fazzalari–Viola a Taurianova e come la consorteria criminale operi in un clima diffuso di intimidazione ambientale che le consente di assumere il controllo e la direzione di settori nevralgici dell’economia: quello delle intermediazioni immobiliari, quello delle produzioni serricole e delle energie rinnovabili. [caption id="attachment_57470" align="alignleft" width="284"] Operazione TERRAMARA CLOSED : duro colpo alla ndrangheta di Taurianova[/caption] Lo spaccato restituito dalle indagini è, infatti, quello di un mercato immobiliare controllato in maniera asfissiante dalla ‘ ndrangheta, in continua ricerca di terreni da acquisire attraverso prestanome, imponendo ai proprietari cedenti la scelta degli acquirenti. I Fazzalari poi, in sinergia con i Maio-Cianci di San Martino di Taurianova, reinvestivano in attività imprenditoriali cercando di piegare al loro volere l’operato della pubblica amministrazione. È proprio quest’ultimo aspetto che costituisce il dato più allarmante emerso dalle investigazioni: la posizione di un’amministrazione comunale, quella di Taurianova (già primo ente pubblico sciolto per mafia, nel 1991, poi nel 2009 e nel 2013), il cui primo cittadino, Domenico Romeo “scende a patti” con le cosche dominanti e, durante le elezioni comunali del 2011, culminate con la sua rielezione, si rivolge alle famiglie mafiose per ottenere voti in cambio del suo personale impegno a rilasciare concessioni edilizie sui fondi agricoli per l’avvio di attività imprenditoriali finalizzate allo sfruttamento delle energie rinnovabili da parte di aziende riconducibili alla ‘ ndrangheta. Le indagini dei Carabinieri hanno documentato, peraltro, anche le difficoltà incontrate per l’effettiva attuazione del progetto criminale: ad esempio, lo scontro tra il Sindaco Romeo ed il responsabile dell’Ufficio Tecnico, a causa del mancato rilascio, da parte di quest’ultimo, delle concessioni previste, ritenute illegittime per l’assenza di Piano Strutturale Comunale (PSC). Il mancato asservimento renderà il tecnico comunale bersaglio di ripetuti atti intimidatori e minacce, perpetrate anche da parte dello stesso Romeo. Sul fronte delle indagini condotte parallelamente dalla Polizia di Stato, si è appurato che la famiglia Sposato, attraverso l’opera di mediazione dell’ex Assessore Francesco Sposato cl. 1967 (tratto in arresto oggi per associazione mafiosa), aveva influito sull’ iter di aggiudicazione dei lavori alle ditte ad essa collegate; a seguito del rifiuto opposto dalla Giunta Romeo iniziò una serie di pressioni sul Sindaco con minacce ed atti di danneggiamento. [caption id="attachment_57475" align="alignnone" width="571"] Operazione TERRAMARA CLOSED : duro colpo alla ndrangheta di Taurianova[/caption] Al riguardo, si fa presente che, già a settembre del 2008, venivano esplosi alcuni colpi di arma da fuoco all’indirizzo dell’autovettura del Sindaco; successivamente al Sindaco venivano recapitate, in busta chiusa, alcuni proiettili di arma da fuoco ed il 14 febbraio 2012 avvenne la deflagrazione di un ordigno esplosivo ad alto potenziale all’interno di una stalla di proprietà di Antonio Romeo, sita in contrada Furnà di Taurianova, che causò la morte di un cavallo ed il ferimento di un altro di proprietà del fratello Domenico, nonché il danneggiamento del maneggio che li ospitava. Pertanto, l’appalto per il cimitero fu la causa della rottura degli equilibri politici nell’Amministrazione comunale taurianovese senz’altro riconducibile all’ostruzionismo opposto dal Sindaco di quel tempo (Romeo) al progetto imprenditoriale della famiglia Sposato finalizzato alla gestione del cimitero di Iatrinoli e alle connesse attività edili, ivi compresa la possibilità di percepire finanziamenti pubblici e fondi comunitari. Altri due distinti provvedimenti riguardano invece gli esiti della manovra investigativa avviata per la ricerca del latitante Ernesto Fazzalari, esponente di spicco dell’omonima ‘ ndrina taurianovese, catturato dall’Arma reggina il 26 giugno 2016. Le indagini condotte dai Carabinieri, oltre a delineare il perdurare, anche durante la latitanza, del suo credito criminale (acquisito durante la cruenta faida degli anni ’90), hanno consentito di ben delineare la struttura e le dinamiche criminali della cosca Zagari–Fazzalari–Viola individuandone le figure apicali in Salvatore Fazzalari (cl.42), nel figlio Domenico e in Carmelo Zagari e documentarne le condotte tipicamente mafiose, strumentali al consolidamento della capacità intimidatoria della cosca sul territorio e al sostentamento degli affiliati e delle famiglie di quelli detenuti. Salvatore Fazzalari classe ‘42, soprannominato “ciuffo”, è il capo indiscusso, promotore ed organizzatore della cosca, con poteri di sovrintendere alla celebrazione dei riti di affiliazione nonché “cerimoniere” nell’attribuzione del grado dello “sgarro”, con compiti decisionali in seno alla cosca di appartenenza. Domenico Fazzalari, detto “Ntoni”, e Carmelo Zagari, detto “Carmine”, rivestono anch’essi un ruolo apicale nella consorteria: Domenico è tenutario della “cassa comune”, deputato al mantenimento economico dei sodali detenuti e, insieme allo Zagari, a mantenere i rapporti con il fratello Ernesto Fazzalari, all’epoca dei fatti ancora latitante, ed a pianificare ed individuare le azioni delittuose da compiere. Altra figura criminale di rilievo è quella di un altro membro della famiglia, Salvatore Fazzalari (cl.67): ‘ ndranghetista di spessore - i coindagati gli riconoscono una dote superiore a quella del “Vangelo” - ritornato a Taurianova all’indomani della sua scarcerazione (gennaio 2014), manifesterà concretamente la volontà di recuperare il ruolo di vertice perduto a causa della lunga detenzione all’interno della consorteria di appartenenza. L’attenzione investigativa su di lui consentirà di comprendere le dinamiche mafiose che si determineranno da quel momento in poi, con questi che si farà promotore, costitutore ed organizzatore di un gruppo composto da neo affiliati, inserito all’interno della cosca Zagari–Fazzalari–Viola, tutti destinatari del grado di “sgarro” (i nipoti Fazzalari Domenico Antonio e Salvatore cl. 86, Leonardo Milidona, Agostino Carfora e Agostino Condomitti) e devoluti prevalentemente alle estorsioni e al compimento di atti intimidatori, nell’ambito del territorio loro assegnato, nelle contrade taurianovesi di Vatoni, Pozzo Secco e Pegara. Le attenzioni investigative sono state inoltre concentrate su otto affiliati alla cosca, riconosciuti come artefici del complesso circuito mafioso in grado di assicurare la ventennale latitanza di Ernesto Fazzalari. L’esito positivo dell’inchiesta è stato determinato, in maniera significativa, da un’intuizione degli investigatori, secondo la quale il latitante con i fiancheggiatori e i fiancheggiatori tra loro, piuttosto che ricorrere a telefoni cellulari, si sono relazionati attraverso lo scambio di brevi manoscritti (“ pizzini”) o, più semplicemente, attraverso incontri. Dalla complessa attività espletata per la cattura, fondata essenzialmente sull’attività tecnica, osservazioni e pedinamenti, è emerso il ruolo ricoperto da Domenico Rettura, soggetto noto agli uffici giudiziari, quale ultimo anello di collegamento con il latitante: gli incontri avvenivano generalmente nei fine settimana, quando Rettura si allontanava misteriosamente da Taurianova, rendendosi irraggiungibile, per veicolare le informazioni da/a Rosa Zagari, compagna del latitante, e per far pervenire a Ernesto Fazzalari i beni di prima necessità, ovvero per agevolare gli incontri fra il latitante e Rosa Zagari fino al 26 giugno 2016, data in cui i complessi pedinamenti della Zagari conducevano al covo. Nello svolgimento del suo ruolo, Domenico Rettura è stato sempre “sostenuto”da tutta una serie di soggetti come Antonio Rettura (fratello di Domenico), Rocco Fedele, Giacomo Monterosso e Giuseppe Naso, che lo hanno coadiuvato negli spostamenti, mettendo a disposizione vetture proprie e di terzi e curando lo scambio di veicoli nel corso degli itinerari che portavano il Domenico Rettura o la Rosa Zagari presso il covo del latitante. Non meno importante, durante l’intero periodo di osservazione degli ultimi mesi, è stato l’apporto fornito da Italia Zagari, sorella di Rosa, che spesso accompagnava la ragazza in occasione dei contatti con Domenico Rettura e le forniva ogni tipo di sostegno fino al 25 giugno 2016, quando Rosa si allontanò per raggiungere il compagno nella località dove il giorno seguente fu arrestata. Nell’operazione odierna, è stato arrestato anche Antonio Romeo , consigliere e factotum del fratello Domenico, ex Sindaco, il quale contribuiva al perseguimento degli interessi della cosca Zagari–Fazzalari–Viola con lo specifico obiettivo di far ottenere le concessioni edilizie alle aziende AGRIPOWER e AGRIENERGIA riconducibili alla ‘ ndrangheta. Il citato Romeo, sulla base degli elementi acquisiti dalle indagini condotte dalla Polizia di Stato, dovrà rispondere anche di estorsione aggravata dall’art. 7 della Legge 203/91 in concorso con Domenico Mezzatesta per aver costretto un soggetto di Taurianova - con forti esposizioni debitorie - a vendere la propria abitazione ad un’altra persona, incassando (Romeo e Mezzatesta) i proventi dell’atto di disposizione patrimoniale, nonché di intestazione fittizia di beni (agenzia di onoranze funebri LA BEATA e ristorante-pizzeria LA CORTECCIA, oggi dismesso). Progressivamente, le indagini della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato P.S. di Cittanova si sono concentrate sul “ cartello di imprese” della famiglia Sposato che spazia dalla costruzione di edifici, alla commercializzazione all’ingrosso di materiali per l’edilizia e la produzione del calcestruzzo al settore alimentare, consentendo di accertare - sin dalle fasi della minaccia finalizzata all’induzione alla contrattazione fino alle battute finali dell’incasso del corrispettivo - un episodio estorsivo posto in essere dai cugini Giuseppe e Giovanni Sposato, nonché da Giuseppe Scarfò e Giuseppe Condello (rispettivamente nipote e genero di Giuseppe Sposato) grazie alla “ mediazione” compiuta da Giovanni Surace, tra la fine di gennaio 2013 e marzo 2013, ai danni di un’impresa, di altra provincia, operante nel settore dell’edilizia. [caption id="attachment_57476" align="alignnone" width="660"] Operazione TERRAMARA CLOSED : duro colpo alla ndrangheta di Taurianova[/caption] Tale estorsione si è estrinsecata nell’imposizione dell’acquisto di cemento dalle ditte riconducibili alla famiglia mafiosa Sposato di Taurianova. Infatti, l’impresa sottoposta ad estorsione, dopo lo stanziamento di fondi da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, aveva ottenuto l’aggiudicazione di un’opera pubblica per un valore complessivo di 90.000 euro, necessari per la ristrutturazione della più antica chiesa di Taurianova ovvero la Chiesa SS. del Rosario, ubicata nella centrale piazza Italia del paese. Dall’attività di indagine è stato documentato come gli Sposato, fra loro, hanno comunanza di interessi economici; spesso in una ditta che giuridicamente si presentava come individuale si intrecciavano interessenze e la stessa, di fatto, costituiva, una società gestita in forma occulta da parte di altri membri della famiglia mafiosa. L’attività principale del gruppo è senz’altro rappresentata dalla impresa individuale Edil Costruzioni di Carmelo Sposato, con sede legale a Taurianova in via San Marco e sede secondaria in contrada Marro a Terranova Sappo Minulio. Le risultanze istruttorie acquisite consentono di affermare che l’operazione di intestazione fittizia relativa alla ditta Edil Costruzioni di Sposato Francesco Domenico fosse stata architettata e voluta da Giuseppe Sposato e il cugino Giovanni Sposato come attribuzione simulata posta in essere a favore di terze persone allo scopo di erigere uno schermo “protettivo” del proprio patrimonio da eventuali provvedimenti ablativi. Quindi, vi sono le figure di alcuni professionisti (i coniugi Fusco Paolina Maria Assunta e Salvatore Valenzisi, commercialisti, nonché Martino Fazzari, geometra delle imprese Sposato), quali concorrenti esterni alla cosca Sposato, i quali, ancorché non intranei all’organizzazione mafiosa, hanno messo a disposizioni le proprie competenze professionali che finiscono per fornire un consolidamento ed un rafforzamento alla cosca stessa per la realizzazione dei suoi obiettivi, specie nel settore imprenditoriale ed economico. Risultano altresì intranei al gruppo mafioso i Tallarida, Carmelo detto Memé, (zio di Giovanni Sposato classe 1968, Giuseppe Sposato classe 1965 e Carmelo Sposato, coniugato con la zia Maria Teresa Sposato), quale figura più autorevole, il figlio Pietro Tallarida e Antonio Taverna, intimo amico di Pietro. I predetti Tallarida e Taverna, componenti del gruppo Sposato, sono stati protagonisti di due episodi estorsivi posti in essere in danno di un imprenditore originario di Polistena (RC),il primo rimasto a livello di tentativo, l’altro consumato. Occorre evidenziare che sia per la parte curata dall’Arma dei Carabinieri che per quella della Polizia di Stato, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, in virtù degli artt. 321 c.p.p. e 416 bis comma 7 c.p., il G.I.P. ha disposto consistenti ed importanti sequestri di beni, riconducibili alle famiglie Fazzalari e Sposato. Nel complessivo quadro investigativo sopra esposto, il Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri nonché la Squadra Mobile unitamente alla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Reggio Calabria, stanno eseguendo sequestri di beni e compendi aziendali riconducibili alle organizzazioni indagate, per un valore complessivo di 13,2 milioni di euro. Analoghi sequestri sta effettuando il Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria che - valorizzando le funzioni proprie della Guardia di Finanza nella prevenzione e contrasto ad ogni forma di infiltrazione della criminalità nel tessuto economico del Paese e di aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati e sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia - ha svolto articolati approfondimenti economico-patrimoniali attraverso i quali è stata ricostruita ogni singola operazione economica effettuata dai soggetti indagati e dai componenti del rispettivo nucleo familiare Sposato negli ultimi 20 anni. A tal fine è stata acquisita copiosa documentazione (dichiarazioni dei redditi, contratti di compravendita di beni mobili ed immobili, di quote societarie) dalla cui analisi è stata accertata, per ciascuno dei soggetti investigati, una significativa, ingiustificata differenza tra il reddito dichiarato ai fini delle imposte sui redditi e il patrimonio posseduto, anche per interposta persona. All’esito di tali investigazioni patrimoniali, è stata in particolare riscontrata in capo ai medesimi indagati la titolarità di imprese, di immobili (anche di pregio), di autovetture e di rapporti finanziari, a fronte di redditi, dichiarati ai fini delle imposte sul reddito, piuttosto modesti e, comunque, non idonei a giustificare tali acquisizioni patrimoniali. Alla luce di tali risultanze, con l’odierno provvedimento, il G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della citata D.D.A., ha disposto il sequestro preventivo di quote di capitale e patrimoni aziendali di 22 Imprese/Società, operanti nel settore edilizio, della ristorazione, ortofrutticolo e dei trasporti, di 55 fabbricati, anche siti nelle province di Rieti e Pesaro, di 65 terreni, anche siti in provincia di Pesaro e di 15 autoveicoli. Il tutto per un valore complessivo pari a circa 11,8 milioni di euro. La stima complessiva dei beni sequestrati dalle tre Forze di Polizia ammonta a circa 25 milioni di euro. Reggio Calabria, 12 dicembre 2017. La Redazione