Genova, 6 indagati per reclutamento terroristi
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- 01 agosto 2018
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I
CARABINIERI DEL R.O.S. STANNO ESEGUENDO A MILANO E NELLE PROVINCE DI AVELLINO E
PARMA UNA ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE, EMESSA DAL G.I.P. DEL
TRIBUNALE DI GENOVA, NEI CONFRONTI DI 6 INDAGATI DEI DELITTI DI RECLUTAMENTO DI
MERCENARI E DI COMBATTIMENTO IN UN CONFLITTO ARMATO
ESTERO.
SONO
INOLTRE IN CORSO PERQUISIZIONI NEI CONFRONTI DI ALTRI SETTE INDAGATI.
LE
INDAGINI, COORDINATE DALLA DIREZIONE
DISTRETTUALE ANTIMAFIA E ANTITERRORISMO DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI
GENOVA, PARTITE INVESTIGANDO SULL’AREA SKINHEAD LIGURE, HANNO CONSENTITO DI DOCUMENTARE L’ESISTENZA DI UNA
STRUTTURA ORGANIZZATA OPERANTE SULL’ASSE ITALIA/UCRAINA, DEDITA AL RECLUTAMENTO
ED AL FINANZIAMENTO DI MERCENARI DESTINATI AD INTEGRARE LE FILA DELLE MILIZIE SEPARATISTE
FILORUSSE NELLA REGIONE DEL DONBASS, TUTTORA TEATRO DI CRUENTI
SCONTRI ARMATI CON LE TRUPPE REGOLARI DEL GOVERNO DI KIEV.
I destinatari della misura cautelari
sono:
-
CATALDO Antonio, operaio,
già arrestato in Libia nell’estate 2011
dalle forze di sicurezza dell’allora regime, unitamente a due connazionali che
lavoravano come contractors. Lo stesso è accusato
di aver preso parte ai combattimenti nel Donbass dietro corrispettivo di denaro
e di aver reclutato mercenari;
-
KRUTANI Olsi, cittadino
albanese sedicente ex Ufficiale delle aviotruppe russe, istruttore di arti
marziali, operatore informatico, accusato di aver reclutato
mercenari da inviane in teatro di conflitto in Ucraina;
-
VERBITCHII Vladimir
detto Parma, operaio di origine moldava, aspirante legionario, accusato di aver preso parte ai combattimenti lungo
il confine russo-ucraino dietro corrispettivo di denaro.
Tra gli indagati figurano altresì esponenti
di gruppi ultrà, un ex militare dell’Esercito, nonché soggetti di opposta estrazione
ideologica, ma accomunati da una posizione eurasiatica che si oppone
all’atlantismo e ai valori liberali propugnati dall’imperialismo americano.
Le indagini, avviate nel 2013
sull’area skinhead ligure, consentivano di documentare l’esistenza di una
struttura operante sull’asse Italia/Ucraina, dedita al reclutamento e al
finanziamento di combattenti mercenari da inviare nel teatro di guerra ucraino
a rinforzare le fila miliziani separatisti filorussi sostenitori
dell’indipendenza della regione del Donbass dall’Autorità centrale di Kiev,
peraltro già privata della Crimea.
In
relazione al conflitto, secondo una relazione pubblicata dall’ONU il 13.06.2017
i combattimenti avrebbero causato oltre 10 mila vittime tra civili e militari,
24.500 feriti e oltre 1,6 milioni di sfollati.
Gli odierni arrestati risultavano
altresì in contatto con un sodalizio attivo pubblicamente nell’assistenza
umanitaria verso le popolazioni del Donbass, vittime della guerra civile
scoppiata nella primavera 2014, ma che occultamente operava nel reclutamento di mercenari da inviare nelle
zone di conflitto arruolandoli nelle milizie filorusse.
In questo
ambito, altresì, veniva individuato come KRUTANI Olsi, ex militare di origine straniera,
attivo nel settore della sicurezza privata e direttamente in contatto con gli
esponenti apicali del menzionato gruppo, che svolgeva funzioni di intermediario
tra il mondo dei reclutatori e quello dei combattenti.
Nel corso
della attività condotte dal R.O.S. emergevano anche soggetti che, inizialmente
partiti alla volta dell’Ucraina con prospettive di lavoro come contractor,
una volta giunti in teatro di guerra avevano deciso di non arruolarsi nelle formazioni
paramilitari filorusse. Un altro connazionale, invece, dopo una prima fase di
ambientamento, aveva rinunciato ed era rientrato in Italia.
La manovra
investigativa permetteva altresì di rilevare come il fronte ucraino fosse a
tutti gli effetti meta di miliziani di varie nazionalità, attirati dalle
campagne di arruolamento internazionali promosse dai filorussi, attività spesso
mascherate da sostegno di tipo umanitario.
In tale quadro
GUBAREV Pavel, già governatore dell’autoproclamata Repubblica Popolare di
Donetsk, aveva pubblicamente lodato il contributo militare degli “italiani”.
Inoltre, é emerso il legame tra alcuni indagati e MILCHAKOV Alexey, Comandante
dell’Unità paramilitare neonazista “Rusich” operante nel Donbass.
Nell’ambito
degli approfondimenti svolti, è interessante sottolineare come sia stata
rilevata la presenza di combattenti separatisti di differente orientamento
ideologico, accomunati da posizioni che promuovono un movimento culturalmente e
politicamente comunitarista, superando la dicotomia destra/sinistra –
fascismo/antifascismo.
La
commistione ideologica assumeva ulteriore rilievo nella figura di uno degli
indagati che, dapprima attivo nel reclutamento di mercenari sul fronte
russo-ucraino, successivamente si spostava ai confini fra Turchia, Siria ed
Iraq per combattere in formazioni satellite del PKK (Partito dei
Lavoratori del Kurdistan), tuttora inserito nell’elenco delle organizzazioni
terroristiche stabilito dall’Unione Europea.