Condannati a Busto Arsizio i finanzieri infedeli

I due che erano accusati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e per induzione indebita a dare o promettere utilità hanno patteggiato la pena e ora dovranno lasciare anche il servizio

Via la divisa e condanne a tre anni e sette mesi per uno, tre anni e sei mesi per il collega, in linea con una precedente sentenza, è la dura pena inflitta dal Giudice dell’Udienza Preliminare Nicoletta Guerrero a seguito di patteggiamento.
La pena più dura inflitta dal GUP è quella accessoria che prevede la cessazione del rapporto di lavoro e quindi per i due non sarà più possibile indossare la divisa grigio scuro.
L’imputazione era quella di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e per induzione indebita a dare o promettere utilità per i due finanzieri scoperti l’anno scorso per una intercettazione telefonica nell’ambito di una inchiesta in corso a carico dell’ex sindaco di Lonate Pozzolo Danilo Rivolta (totalmente estraneo a questo caso).
Ai due sono stati contestati tre episodi e il più clamoroso è quello che riguardava l’aggiustamento di una verifica nei confronti di un imprenditore che ha ammesso tutti gli addebiti.
Si trattava di 16 assegni incassati in nero e poi depositati su conti svizzeri trovati durante un’ispezione con la conseguente richiesta della commercialista, moglie di uno dei militari, di un intervento da parte del marito per aggiustare l’accertamento.
Il pagamento della tangente di fatto non avvenne per via di una fuga di notizie (per la quale la Procura ha aperto un ulteriore fascicolo), ma gli elementi probatori in possesso degli inquirenti sono stati ritenuti indicativi delle reali intenzioni degli imputati.