Omicidio Claudio Silvestri: l’assassino condannato a 30 anni in primo grado

omicidio Claudio Silvestri. arriva la condanna a 30 anni in primo grado per il suo assassino Emanuel Diakourè nonostante la richiesta del PM dell'ergastolo Emanuel Djakourè il giovane ivoriano che aveva strangolato, derubato e poi ucciso Claudio Silvestri è stato condannato in primo grado a 30 anni. La sentenza letta in aula dal giudice Nicoletta Guerrero chiude il rito abbreviato sulla morte del 41enne ucciso nella sua abitazione di Jerago lo scorso 5 agosto, quasi un anno f...

omicidio Claudio Silvestri. arriva la condanna a 30 anni in primo grado per il suo assassino Emanuel Diakourè nonostante la richiesta del PM dell'ergastolo

Emanuel Djakourè il giovane ivoriano che aveva strangolato, derubato e poi ucciso Claudio Silvestri è stato condannato in primo grado a 30 anni. La sentenza letta in aula dal giudice Nicoletta Guerrero chiude il rito abbreviato sulla morte del 41enne ucciso nella sua abitazione di Jerago lo scorso 5 agosto, quasi un anno fa. L’ è rimasto impassibile in silenzio alla lettura della sentenza, con lo sguardo basso, mentre la madre ha sbottato e ha urlato “sei solamente un bastardo”. Il Pubblico Ministero Nadia Calcaterra aveva chiesto l’ergastolo, infatti le prove a suo carico erano moltissime e il ragazzo aveva anche confessato. Emanuel Djakourè era in Italia dal 2008 e aveva avuto piccoli precedenti e quella sera il Silvestri che cercava compagnia dopo avere passato qualche ora in una festa di paese lo aveva caricato vicino alla stazione con l’intento di trascorrere la fine della serata con lui. Lo aveva portato a casa sua a Jerago dove l’ivoriano che aveva ben altri progetti in testa lo aveva aggredito strangolato e gli aveva rubato i pochi soldi, una macchina fotografica e dei profumi per poi allontanarsi cercando di far perdere le sue tracce. Cinque giorni dopo è stato arrestato a casa di un amico mentre cercava di organizzare la fuga in svizzera per raggiungere un altro amico. L’ivoriano aveva confessato subito anche perché gli inquirenti avevano trovato le sue impronte digitali su un vaso di ceramica rinvenuto sulla scena del delitto. La situazione del ragazzo sin da subito era quindi difficilissima e per questo l’avvocato Cristina Marrapodi aveva scelto il rito alternativo per ottenere almeno uno sconto di pena. Il pubblico Ministero aveva escluso nella sua richiesta la concessione delle attenuanti con la richiesta della condanna all’ergastolo, mentre il giudice ha optato per una pena minore: 30 anni. Il difensore del giovane assassino ha comunque preannunciato il ricorso nel tentativo di ridurre ulteriormente la pena sostenendo che il giovane si dichiara molto dispiaciuto e pentito. Gallarate 26 luglio 2017 Fabrizio Sbardella