Fertilità. Diminuisce la concentrazione di spermatozoi negli uomini dei paesi “occidentali”
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- 28 luglio 2017 Eventi
Fertilità.Il numero medio di negli uomini dei paesi “occidentali” si sarebbe dimezzato in 40 anni, secondo uno studio le cui conclusioni appaiono preoccupanti per le conseguenze sulla fertilità maschile, anche se diversi specialisti invitano alla cautela l’interpretazione di questi risultati. Tra il 1973 e il 2011, la concentrazione di spermatozoi è scesa da una media di 99 milioni per millilitro di sperma a 47 milioni, secondo la ricerca, pubblicata martedì sulla rivi...
Fertilità.Il numero medio di negli uomini dei paesi “occidentali” si sarebbe dimezzato in 40 anni, secondo uno studio le cui conclusioni appaiono preoccupanti per le conseguenze sulla fertilità maschile, anche se diversi specialisti invitano alla cautela l’interpretazione di questi risultati.
Tra il 1973 e il 2011, la concentrazione di spermatozoi è scesa da una media di 99 milioni per millilitro di sperma a 47 milioni, secondo la ricerca, pubblicata martedì sulla rivista scientifica specializzata Human Reproduction.
Tuttavia, questi livelli sono ricompresi nel range "normale", rilevato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tra i 15 e i 200 milioni di spermatozoi per millilitro. E anche una concentrazione di meno di 15 milioni non vuol dire necessariamente infertilità.
Questa meta-analisi ha preso in esame oltre 185 studi condotti sull'argomento tra il 1973 e il 2011, che hanno coinvolto ben 43.000 uomini in Australia, Europa, Nord America e Nuova Zelanda. D'altra parte, i ricercatori non hanno trovato significativi elementi di analogo “declino” in Sud America, Asia e Africa - regioni dove sono stati condotti studi meno risalenti nel tempo.
Oltre al suo impatto sulla fertilità, una quantità ridotta di sperma è anche correlata con altri problemi di salute, che potrebbero essere causate da fattori ambientali come l'esposizione a pesticidi, stress, fumo o anche una dieta squilibrata.
Molti studi dal 1992 ad oggi sono giunti alla conclusione di un declino nella “qualità” dello sperma. Ma sono stati molto criticati per le modalità stesse delle ricerche: per esempio perché riguardavano solo alcune categorie di pazienti, oppure perché confrontavano le analisi condotte con tecniche di laboratorio diverse o perché i partecipanti sono stati reclutati nei laboratori di medicina riproduttiva e pertanto non erano rappresentativi di tutta la popolazione.
Ma lo studio, guidato dal dottor Hagai Levine, specialista in salute ambientale di Gerusalemme, ha evitato queste insidie, come hanno potuto riconoscere diversi commentatori: ha rifiutato gli studi per i quali i partecipanti erano stati selezionati a causa dei loro problemi di fertilità e analizzato i dati di coloro che avevano utilizzato la tecnica dell'emocitometro, più accurata rispetto ad altre. Il metodo migliore per confermare il “declino” nella conta spermatica doveva riguardare lo studio a lungo termine di un gruppo di uomini in buona salute.
Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta di una conferma più accurata di quanto molte indagini scientifiche avevano già sostenuto e che dovrebbe incentivare le autorità sanitarie a verificarne le cause certe.
Lecce, 26 luglio 2017
Giovanni D’AGATA Varese Press