La quindicenne indiana che ricava energia elettrica dalla pioggia
Si chiama Reyhan Jamalova ed è una ragazza indiana di appena 15 anni che propone un metodo modo rinnovabile e pulito per produrre energia elettrica che potrebbe essere sfruttato nelle terre più povere e piovose del mondo.
Secondo la giovane indiana l’acqua piovana è una delle poche fonti di
energia rinnovabile che non è stata ancora sfruttata al massimo delle sue
potenzialità e dalla sua idea è nata la start-up Rainergy.
Le tecniche per produrre energia pulita come la solare o l’eolica che sono
in forte espansione nel mondo richiedono investimenti e manutenzione molto
onerosi, mentre la tecnica proposta da Reyhan
Jamalova si basa su un design elementare composto da soli quattro elementi.
L’impianto ideato dalla giovane indiana è composto da un secchio, posto sulla parte superiore del dispositivo, che raccoglie
l’acqua piovana e la sversa in un
serbatoio collegato ad un generatore che trasforma il passaggio dell’acqua
in energia elettrica e infine una batteria per immagazzinare l’energia
prodotta.
Sul sito della Rainergy si riporta che nel mondo sono miliardi i litri di
acqua piovana che si riversano dal cielo e questo, se utilizzato in maniera
corretta, potrebbe essere un enorme potenziale.
L’azienda nata dall’intuizione della giovane Reyhan Jamalova ha progettato e messo sul mercato un generatore in grado di produrre un quantitativo di elettricità pari a 3626 kWh in un anno, quasi sufficienti
ai bisogni di una casa.
Il nuovo dispositivo potrebbe essere utilissimo in tutte quelle zone del
mondo escluse dalle reti elettriche, ma molto piovose come in Malesia, India,
l’Indonesia e Filippine.
La giovane indiana e una stretta
collaboratrice hanno speso quattro mesi a studiare il dispositivo prima di
costruirlo con l’aiuto del loro tutor di fisica.
La loro start-up Rainergy è stata insignita di numerosi premi e i primi
stock del dispositivo sono già disponibili e l’azienda è alla ricerca di
investitori che rendano possibile il sogno di Reyhan Jamalova: portare luce nelle vite di migliaia di
persone in tutto il mondo.
La giovane indiana e una stretta collaboratrice hanno speso quattro mesi a studiare il dispositivo prima di costruirlo con l’aiuto del loro tutor di fisica.