Giornata mondiale contro il lavoro minorile

OGGI È LA GIORNATA MONDIALE CONTRO IL LAVORO MINORILE L'iniziativa è stata lanciata nel 2002 dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), al fine di tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e dei governi sulla necessità di eliminare qualsiasi forma di sfruttamento economico nei confronti dei bambini. Si presume che 168 milioni di bambini siano coinvolti nel lavoro minorile contro i 246 milioni del 2000. Molti sono impegnati in lavori pericolosi dove rischiano la vita o sono sog...

OGGI È LA GIORNATA MONDIALE CONTRO IL LAVORO MINORILE L'iniziativa è stata lanciata nel 2002 dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), al fine di tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e dei governi sulla necessità di eliminare qualsiasi forma di sfruttamento economico nei confronti dei bambini. Si presume che 168 milioni di bambini siano coinvolti nel lavoro minorile contro i 246 milioni del 2000. Molti sono impegnati in lavori pericolosi dove rischiano la vita o sono soggetti a malattie o disabilità permanenti. Si stima che siano 115 milioni i bambini tra i 5 e i 17 anni che lavorano in condizioni pericolose in settori diversi come l'agricoltura, le miniere, il manifatturiero, gli alberghi, la ristorazione e i servizi domestici. È un fenomeno che accomuna i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Molti sono i bambini morti sul posto di lavoro ogni anno, moltissimi sono quelli feriti o quelli che si ammalano a causa del loro lavoro. Le zone dove si concentra il fenomeno sono principalmente l’asia e l’Africa sub-sahariana e l’agricoltura è il settore con il maggior numero di bambini lavoratori. Il fenomeno riguarda anche noi e molto da vicino. Il lavoro minorile è la negazione dell’infanzia e dell’adolescenza, l’allontanamento dalla scuola e la perdita dei momenti per giocare o riposarsi e in questa condizione vivono circa 340.000 minorenni in Italia, secondo l’ultimo Rapporto mondiale sul lavoro minorile diffuso dall’ILO Organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite in collaborazione con Save the children. Di questi, circa 28.000 sono coinvolti nelle forme più drammatiche di lavoro con mansioni pericolose per la loro sicurezza, salute e, dunque, ai limiti del reale sfruttamento. Questi numeri che dovrebbero creare allarme e fare scalpore, non sono così noti in Italia perché si tratta di bambini ed adolescenti che è difficile vedere, nella maggior parte dei casi sono impegnati in attività di famiglia, per gli altri invece il settore più comune è quello della ristorazione, dell’artigianato e in campagna, senza poi parlare dello sfruttamento che, in settori di degrado profondo, porta all’accattonaggio o alla microcriminalità. Sono più di 1 su 20 nel nostro paese i bambini e ragazzi coinvolti in questo fenomeno ed il picco si registra nell’età di passaggio dalla scuola media alla scuola superiore e questo è il momento in cui l’Italia conta un tasso di dispersione scolastica pari al 18.2 per cento, in assoluto uno dei più alti in Europa. Il dato più allarmante è il forte legame tra il lavoro minorile la disaffezione scolastica e la povertà, con le reti sociali e familiari che si trasformano in una trappola capace di avvicinare i ragazzi anche al mondo del crimine, pur di avere soldi più facili. Non va poi dimenticata l’esistenza dei così detti bambini “invisibili” entrati in Italia illegalmente inglobati e sfruttati dalle organizzazioni criminali. La comunità deve riuscire ad intercettare e proteggere questi bambini, creando percorsi di integrazione e scolarizzazione, senza rifugiarsi nella colpevole indifferenza che ci avvolge e anestetizza. Tutto ciò esiste ed accade anche tra noi, nonostante in Italia il lavoro minorile trovi una speciale tutela nella nostra Costituzione e malgrado che l’Italia sia stata uno dei primi paesi a ratificare la Convenzione 138 con annessa Raccomandazione secondo cui gli stati devono perseguire una politica nazionale idonea a garantire l’abolizione del lavoro minorile, la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia (Art. 32) che ritiene il lavoro minorile causa di grave pericolo per la salute e lo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale dei minori e la direttiva Europea 94/33 che ha stabilito dei principi base molto rigidi in merito al rapporto lavorativo con minorenni seppur in età consentita. L’unico problema è che questo paese è straordinariamente dotato di leggi e leggine che di tutto si occupano e tutto regolano, ma nessuno si pone il problema di applicarle, anzi quando si prende finalmente atto di problemi che sono del tutto evidenti e visibili, invece che applicare le pur imperfette leggi esistenti, si pensa invece a farne di nuove che verranno altrettanto inapplicate. È certo che per un bambino costretto a lavorare prima del tempo si saranno molte più difficoltà rispetto ai coetanei ad accedere ad un lavoro dignitoso in età adulta, rischierà di rimanere ai margini della società in condizioni di sfruttamento o di cadere in mano alla criminalità. Noi non possiamo non prestare attenzione alla piaga del lavoro minorile, il fenomeno deve essere monitorato e contrastato duramente perché con la crisi economica che sempre più ci attanaglia rischia di aumentare. Gallarate 12.06.2016 Fabrizio Sbardella