Banca Etruria: i prestiti fantasma a società fantasma

Banca Etruria: i prestiti fantasma a società fantasma, date incoerenti, ma anche prezzi non veritieri per un finanziamento do 5 milioni di euro Continuano i guai per
Banca Etruria dopo la richiesta milionaria fatta dal liquidatore agli ex vertici che l’hanno portata al fallimento. Sono quasi duemila le domande per la costituzione di parte civile presentate al tribunale di Arezzo, sede del processo e tutte hanno un obiettivo comune: il risarcimento dei danni ...

Banca Etruria: i prestiti fantasma a società fantasma, date incoerenti, ma anche prezzi non veritieri per un finanziamento do 5 milioni di euro

Continuano i guai per Banca Etruria dopo la richiesta milionaria fatta dal liquidatore agli ex vertici che l’hanno portata al fallimento. Sono quasi duemila le domande per la costituzione di parte civile presentate al tribunale di Arezzo, sede del processo e tutte hanno un obiettivo comune: il risarcimento dei danni morali e patrimoniali. In prima fila c’è Federconsumatori che ne ha presentate oltre 1500, seguita da Confconsumatori con 204 oltre alle 160 depositate dall’avvocato Riziero Angeletti. Tra gli attori anche i Comuni Arezzo e Castiglion Fiorentino si levano in protesta e chiedono i danni agli ex vertici della banca aretina tra cui il padre del sottosegretario  Maria Elena Boschi, Pier Luigi. Tra le righe dell’azione di responsabilità promossa dal liquidatore Giuseppe Santoni spicca un caso curioso che mostra tutta la negligenza con cui la vecchia gestione di banca Etruria si muoveva e che causò il tracollo. Nell’ottobre del 2008 Banca Etruria, in piena crisi finanziaria dopo il fallimento di Lehman Brothers, concede circa 5 milioni di euro in prestito a Città Sant’Angelo Sviluppo, una società che ipotizzava la costruzione di un centro commerciale. La relazione del liquidatore Santoni fa luce sia sui tempi brevissimi dell’istruttoria sia sull’incoerenza delle date che emerge dalle carte (come riportato da Il Fatto quotidiano: “La società viene costituita il primo ottobre 2008 con l’obiettivo di acquistare terreni agricoli da destinare, previo mutamento di destinazione urbanistica, alla costruzione dell’outlet; il 20 ottobre viene aperta una pratica di fido presso la filiale Etruria di Pescara e già dal 22 ottobre Città Sant’Angelo Sviluppo può contare su un affidamento di 4,83 milioni, per una linea su conto corrente garantito da ipoteca deliberato dal cda dell’istituto. A fare il miracolo, tuttavia, non è soltanto la rapidità dell’istruttoria, ma anche quella della richiesta che risale addirittura a un mese prima della costituzione della società. La lettera è infatti datata primo settembre 2008 e porta una firma dal prevedibile effetto leva: quella di Lorenzo Rosi (…)  se la società ancora non esisteva come potevano esisterne gli amministratori?”. L’incongruenza del fatto non deriva solamente dalle date incoerenti, ma anche ai prezzi non veritieri visto che, come scrive il quotidiano, in soldoni il terreno su cui doveva costruire il centro commerciale in questione è stato valutato dallo stimatore 3,62 milioni, mentre il prestito richiesto a Etruria era di 4,8 milioni. Inoltre il terreno in oggetto era privo autorizzazione a costruire e la banca lo sapeva ma concesse lo stesso il prestito da 5 milioni di euro. In quella operazione il potentissimo Lorenzo Rossi era: consigliere d’amministrazione di Etruria, della società beneficiaria del prestito e di almeno una delle socie (La Castelnuovese Società Cooperativa) di quest’ultima. Pescara 14 ottobre 2017 Fabrizio Sbardella