Le indagini partono dal 1960 e coinvolgono 158 tra vescovi, sacerdoti, laici e il triste fenomeno degli scandali di pedofilia nella chiesa desta ancora indignazione in Cile anche dopo la decisione di Papa Francesco di mettere a nudo tutti i casi nell’ambito del clero.
La decisione di
Papa Francesco di provare a mettere a nudo i casi di pedofilia nell’ambito
clericale rendendo così possibile le “dimissioni” di numerosi preti che oggi
sono impossibilitati ad “esercitare” la loro “vocazione” ha consentito l’apertura
di indagini a carico di moltissimi fra sacerdoti e vescovi con il reato di
abuso su minore.
La Procura Nazionale Cilena ha iscritto nel registro degli indagati 158 tra
sacerdoti, vescovi e laici coinvolti a vario titolo sia come protagonisti di
abusi su minori, sia semplicemente come complici, considerando l’insabbiamento
reato tanto grave quanto l’effettuazione del crimine stesso.
I reati oggetto dell’indagine partono dal 1960 (60 anni fa) e riguardano 266
presunte vittime che hanno subito reati contro la loro persona e la loro psiche
causando, a volete, anche sostanziali cambiamenti alle loro vite ed ai loro
rapporti interpersonali.
La procura ha accertato tra le vittime 178 soggetti ancora in tenera età,
bambini ed adolescenti, mentre altri ormai sono adulti che in passato hanno
dovuto subire in silenzio e senza la possibilità di denunciare i colpevoli.
Le nefandezze
di questa parte vergognosa del clero cileno per molti anni sono state coperte
ma non solo in Cile) con la complicità di alti prelati, con vittime silenziate
anche dalle loro stesse famiglie.
Sembra che
nell’epoca di Papa Francesco qualcosa, lentamente, stia veramente cambiando,
anche se la strada rimane comunque lunga e impervia.