Sparito un bimbo in Germania

  ACHTUNG binational BABIES! Carlo, un bambino italiano scomparso in Germania
ACHTUNG binational BABIES! Carlo, un bambino italiano scomparso in Germania  11/06/15  Gira da giorni in rete e sui social network questa richiesta di aiuto per il ritrovamento di un bambino scomparso, Carlo Orlando La Fata. Sono il fratello e la sorella maggiore ad aver postato le foto del fratellino e della mamma. Sono fotografie del 2010. Da allora Carlo e la mamma sono scompars...

 

ACHTUNG binational BABIES! Carlo, un bambino italiano scomparso in Germania


ACHTUNG binational BABIES! Carlo, un bambino italiano scomparso in Germania 

11/06/15 

Gira da giorni in rete e sui social network questa richiesta di aiuto per il ritrovamento di un bambino scomparso, Carlo Orlando La Fata. Sono il fratello e la sorella maggiore ad aver postato le foto del fratellino e della mamma. Sono fotografie del 2010. Da allora Carlo e la mamma sono scomparsi e il fratello, la sorella, il padre (e marito) e anche la nonna li cercano disperatamente. Ma cosa è successo quell’11 febbraio del 2010, giorno della scomparsa?
Quel giorno la mamma e il papà di Carlo hanno discusso animatamente. All’improvviso, e senza che nessuno potesse prevederlo, la mamma di Carlo se n’è andata con il figlio minore, dalla Sicilia in Germania, dove vivono alcuni amici e parenti. Passare la frontiera è stato come scomparire nel nulla. Impossibile avere loro notizie. Allora il marito della donna e papà di Carlo si è rivolto alle autorità e ha presentato istanza di rimpatrio. Certo non poteva pretendere che sua moglie tornasse a casa contro la sua volontà, ma poteva chiedere che Carlo tornasse dalla sua famiglia e nel paese dove era cresciuto.
Il tribunale tedesco ha aperto un procedimento per sottrazione di minore e fissato un’udienza, confermando così indirettamente che i due erano davvero in Germania, come presumeva la famiglia. Ma pochi giorni prima dell’udienza alla quale sia il padre che la sorella di Carlo intendevano presenziare, l’avvocato fa sapere al padre che presentandosi in tribunale, in Germania, avrebbe rischiato l’arresto. Anche in questo caso, per la Germania la vittima diventa il carnefice e viceversa. Padre e sorella si recano ugualmente in Germania, vengono accolti in aula da poliziotti armati di tutto punto e vengono accusati, in un procedimento di rimpatrio di minorenne (!), di essere dei mafiosi. Madre e figlio non sono presenti, né il loro indirizzo compare sui documenti. Il poliziotto che ha raccolto la deposizione della donna viene chiamato a testimoniare e fa sapere che i due fanno ormai parte di un “programma di protezione testimoni”. Devono essere protetti dalla loro “pericolosa” famiglia. Il padre presenta allora un documento penale dal quale si evince che la sua fedina è pulita, che le accuse sono menzogne strumentali e che dunque non c’è motivo per non decretare il rimpatrio, né fargli sapere dove si trovi suo figlio. Il giudice gli risponde semplicemente che per lui il documento, emesso dalle autorità italiane, potrebbe benissimo essere un falso. Sentenzia pertanto che il bambino resti in Germania, nascosto insieme alla madre, perché tornare in Italia, “metterebbe in pericolo la sua vita”. Inevitabile per noi non pensare alle tante altre oscenità pronunciate dai giudici tedeschi messi a confronto con documenti ufficiali dello Stato Italiano, dal caso in cui accusarono il consolato brasiliano di aver prodotto passaporti falsi per due bambini brasiliano-tedeschi, al contratto di lavoro in essere con tanto di buste paga e contributi versati di una mamma italiana, che il giudice tedesco ritenne non valido, dal 730 italiano di un papà residente in Italia respinto dal giudice tedesco perché vergognosamente scritto in italiano, ai contratti di affitto regolarmente registrati e con imposte pagate ritenuti falsi solo perché italiani. E così Carlo ha perso fratelli, nonni, cugini, amici e parenti. La mamma in fuga con Carlo non ha più nessun contatto con gli altri suoi figli. E’ diventata nonna a sua volta e non sa nulla del suo nipotino. Non sappiamo se quanto riportato dal poliziotto in tribunale corrisponda al vero. Certo è che se questa donna, passata la rabbia iniziale avesse voluto tornare sui suoi passi, non avrebbe più potuto farlo. Intanto i fratelli e il papà di Carlo cercano di avere sue notizie; non intendono portarlo via alla mamma, ma desiderano incontrarlo e abbracciarlo e tornare a parlare con lui regolarmente. Stanno metaforicamente “tappezzando” la rete con le foto di Carlo (anche se risalgono al 2010) nella speranza che un compagno di classe, un vicino o magari Carlo stesso, che ha ormai 13 anni, si riconosca e decida di tranquillizzare tutti, di dare un segno di vita, di accogliere l’amore che i suoi fratelli non hanno mai smesso di provare per lui. Su Facebook troviamo i contatti ai quali inviare segnalazioni e, con l’autorizzazione degli interessati, li ripetiamo qui:
Telefono del fratello Salvatore +39 3888011961 oppure +393282009981
Profilo Facebook del fratello Salvatore: Salvo Marie La Fata
E-Mail: marielou.salvo.mr@gmail.com oppure orlandosell@gmail.com 

Marinella Colombo
Membro della European Press Federation
Responsabile dello « Sportello Jugendamt » dell’associazione C.S.IN. Onlus
Membro dell’associazione Enfants otages