Persa la prima battaglia ora vinciamo la guerra
Persa la prima battaglia ora vinciamo la guerra “ Se tu fiderai nelli italiani, sempre aurai delusione”: così scriveva Francesco Guicciardini parlando dei suoi concittadini dell’epoca. Sono passati alcuni secoli e quella constatazione del grande pensatore politico ha trovato ieri una nuova conferma. Inutile far finta di niente; alla vigilia del 18 aprile che, per noi “DC non pentiti”, resta la data storica del trionfo della Democrazia Cristiana nel 1948 e della libertà in Italia, elezioni all...
Persa la prima battaglia ora vinciamo la guerra “ Se tu fiderai nelli italiani, sempre aurai delusione”: così scriveva Francesco Guicciardini parlando dei suoi concittadini dell’epoca. Sono passati alcuni secoli e quella constatazione del grande pensatore politico ha trovato ieri una nuova conferma. Inutile far finta di niente; alla vigilia del 18 aprile che, per noi “DC non pentiti”, resta la data storica del trionfo della Democrazia Cristiana nel 1948 e della libertà in Italia, elezioni alle quali partecipò oltre il 92% degli elettori, la partecipazione al voto per il referendum sulle concessioni petrolifere si è fermata al 32,15%. Solo la Regione Basilicata supera il 50% dei votanti, seguita dalla Puglia con il 41,65% e il Veneto, prima regione del Nord con il 37,86%. In definitiva un terzo dell’elettorato è andato a votare, mentre due terzi hanno preferito dar seguito alle indicazioni illegittime del giovin signore fiorentino e dell’ex presidente della Repubblica Napolitano, esempi preclari di “difensori” della Costituzione e delle leggi dello Stato. Matteo Renzi a urne appena chiuse ha voluto esternare, alla stregua di un caudillo sudamericano, la sua soddisfazione per il trionfo dell’astensione, brindando ai tecnici e agli operai delle piattaforme petrolifere, in perfetta sincronia con il brindisi dei petrolieri e company così prossimi e incidenti sulle decisioni del governo. Scandalo dei petroli in Basilicata, con le dimissioni di una ministra in carica sottoposta alle pressioni permanenti di un famiglio indagato per vari reati, con un gruppo di gentiluomini tra i quali spicca la figura del capo di stato maggiore della Marina, non sono stati elementi sufficienti per una mobilitazione maggioritaria del Paese. La disinformazione televisiva di una RAI asservita senza soluzione di continuità al potere renziano, il sostegno più o meno palese dei grandi giornali di informazione alle tesi del governo, unite alla disaffezione che, da tempo, caratterizza la partecipazione al voto degli italiani; la costante difficoltà incontrata dall’istituto referendario a far breccia nella coscienza degli elettori, correlate a un quesito referendario di scarso appeal popolare, sono state le concause del risultato elettorale di ieri. Sul piano del merito referendario ciò comporta la possibilità degli attuali concessionari delle piattaforme petrolifere nel mare Adriatico di continuare l’estrazione del petrolio ad libitum, sino all’esaurimento delle risorse petrolifere e metanifere, con assai scarse ricadute per la nostra economia e con permanenti rischi sul piano ecologico. Su quello più propriamente politico, considerata la valenza che anche questo referendum aveva assunto come tentativo di una prima spallata al governo, è necessario prendere atto che la prima battaglia è stata perduta. Va, in ogni caso, considerata non effimera la cifra di oltre 14 milioni di voti espressi, in larga parte voti di opposizione a Renzi, e la nascita, senza più veli o ipocrisie, di un antagonista interno nel PD alla leadership del giovin signore fiorentino da parte del governatore della Puglia, Michele Emiliano. Da qui bisognerà ripartire per dar corpo all’alternativa a Renzi. Prossime tappe: le elezioni amministrative, che a Milano, Roma, Napoli e Torino, con molte altre importanti città, potrebbero segnare una netta inversione di tendenza rispetto agli assetti di potere attuali, ma, alla fine, ci attende la madre di tutte le battaglia: la partecipazione, che ci auguriamo veramente ampia degli italiani, al prossimo referendum sul combinato disposto tra la pasticciata riforma costituzionale del trio toscano Renzi-Boschi-Verdini e la legge super truffa Noi popolari per il NO, insieme a quanti delle diverse aree politico culturali sono già schierati in alternativa alla riforma votata dal Parlamento degli illegittimi, siamo pronti a costruire in tutti i comuni italiani dei comitati unitari per la difesa della sovranità popolare e per dire NO al governo di “ un uomo solo al comando”. www.alefopolaritaliani.eu www.insiemeweb.net www.don-chisciotte.net Venezia, 18 aprile 2016