No! Non e' la DC

No! Non è la nuova DC In un articolo di Francesco Verderami su Il Corriere della sera di Mercoledì 20 Gennaio si esponeva una tesi singolare a sostegno del combinato disposto della riforma costituzionale con la legge super truffa dell’Italicum, sottolineando che, a differenza di quanti come noi esprimono netta opposizione a quel pasticciaccio brutto del trio toscano Renzi-Boschi-Verdini, in definitiva, con quella legge un ruolo essenziale verrebbe assunto dalla minoranza PD con cui il premier...

No! Non è la nuova DC In un articolo di Francesco Verderami su Il Corriere della sera di Mercoledì 20 Gennaio si esponeva una tesi singolare a sostegno del combinato disposto della riforma costituzionale con la legge super truffa dell’Italicum, sottolineando che, a differenza di quanti come noi esprimono netta opposizione a quel pasticciaccio brutto del trio toscano Renzi-Boschi-Verdini, in definitiva, con quella legge un ruolo essenziale verrebbe assunto dalla minoranza PD con cui il premier dovrebbe in ogni caso fare i conti. Insomma Verderami prende atto del fatto che, con l’Italicum, a una minoranza che acquisisce alle elezioni solo qualche punto in più degli altri contendenti, spetterà tutto il potere, ma che, però, dentro il partito della nazione, le diverse correnti potranno esercitare quelle azioni di verifica e controllo spettanti in un funzionamento fisiologico della democrazia, alle opposizioni. Sarebbe, in definitiva, una sorta di riedizione in chiave trasformistica di un nuovo partito- stato, del tipo di ciò che fu la DC per tutto il tempo della cosiddetta prima repubblica, nella quale, grazie alla conventio ad excludendum, l’altalenante sistema degli equilibri tra le diverse correnti che caratterizzavano quel partito, era il meccanismo che, in assenza di alternativa politica, segnava i frequenti cambiamenti negli assetti di potere e di governo. A Verderami non sfuggirà, pur nel suo brillante tentativo del solito endorsment del Corsera al potente di turno, l’abissale differenza tra ciò che ha rappresentato nella storia politica dell’Italia la DC e questa esperienza rtenziana. Sorta nell’equivoco istituzionale più serio e complesso della Repubblica, il suo fondamento strutturale è il trasformismo con l’assenza di ogni riferimento politico culturale proprio dei partiti che hanno concorso a realizzare la democrazia nel nostro Paese. Intanto nella DC l’unità si fondava sulla combinazione efficace ed efficiente di interessi e di valori e sulla comune identità nella cultura politica dei cattolici democratici e dei cristiano sociali, con correnti di pensiero e di potere che rappresentavano larghe porzioni di ceti medi e popolari presenti nella società italiana. Accanto ad essa, sempre aperta, anche dopo il voto a maggioranza assoluta del 1948, alle alleanze con gli altri partiti di ispirazione laico liberale e socialista, ci fu sempre una presenza del più forte partito comunista dell’Occidente da Togliatti, Longo, Berlinguer e sino all’ultimo Occhetto, artefice della svolta della Bolognina. Nel costituendo partito della nazione, invece, dopo l’equivoca miscela uscita dalla trasformazione PCI-PDS-DS-Margherita-PD, con l’aggiunta degli accoliti di Area Popolare e dei neo turiferari verdiniani e di altri possibili aspiranti alle careghe, non potrà che derivare un ircocervo senza identità culturale, la sommatoria dei ristretti “cerchi magici” attorno ad alcuni capi e capetti di complemento, senza alcuna capacità di rappresentare gli interessi e i valori reali che si agitano in Italia. Alla crisi di rappresentanza politica si tenta, insomma, anche attraverso la riforma costituzionale ed elettorale, di porvi rimedio con il totale accentramento dei poteri nelle mani di un uomo solo al comando, con la fine di ogni autonomia ai livelli territoriali locali e con il superamento di ciò che resta delle rappresentanze sociali messe all’angolo senza ritegno. Tutto ciò potrà far piacere ai portavoce di una borghesia bolsa, vecchia e stantia, e ai burattinai che stanno tirando le fila di un governo farlocco, ma non potrà mai essere condiviso dagli uomini “liberi e forti” che sentono il dovere di combattere contro una deriva autoritaria destinata a far regredire irrimediabilmente la democrazia in Italia. E’ un vero psico -dramma quello degli italiani i quali, di tanto in tanto, si lasciano ammagliare da qualche provinciale imbonitore che, alla fine, se lo devono sopportare….. per un ventennio. Noi, però, come molti dei nostri padri, anche stavolta saremo insieme a tutti quelli che dicono NO. Ettore Bonalberti www.alefpopolaritaliani.eu www.insiemeweb.net www.don-chisciotte.net
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