Libia, le posizioni in Parlamento
di Fabrizio Arnhold | 23 febbraio 2015 Il 52,5 per cento degli italiani è favorevole ad un intervento militare in Libia e ben l’82 per cento teme l’avanzata dell’Isis nello Stato africano. A rivelarlo è un sondaggio realizzato da Euromedia Research per il settimanale Panorama. La situazione in Libia è fuori controllo. Gli islamisti vorrebbero sfruttare il canale libico per arrivare fino in Italia: le minacce dei giorni scorsi degli jihadisti “siamo a sud di Roma”, suonano m...
di Fabrizio Arnhold | 23 febbraio 2015 Il 52,5 per cento degli italiani è favorevole ad un intervento militare in Libia e ben l’82 per cento teme l’avanzata dell’Isis nello Stato africano. A rivelarlo è un sondaggio realizzato da Euromedia Research per il settimanale Panorama. La situazione in Libia è fuori controllo. Gli islamisti vorrebbero sfruttare il canale libico per arrivare fino in Italia: le minacce dei giorni scorsi degli jihadisti “siamo a sud di Roma”, suonano molto più gravi di un semplice monito. “Serve un intervento militare in Libia” secondo Silvio Berlusconi che nei giorni scorsi è stato tra i primi a schierarsi a favore di un’azione armata nell’ex terra di Gheddafi. Il leader azzurro invita il Governo a non tirarsi indietro e a “non abdicare alle responsabilità” che derivano direttamente dal ruolo che l’Italia ricopre “nel Mediterraneo e nella difesa del nostro continente, della sua civiltà e dei suoi valori di libertà, oggi minacciati”. L’Onu, però, è contraria all’intervento militare in Libia. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, infatti, riunitosi al Palazzo di Vetro preferirebbe una risoluzione capace di mantenere la pace. L’Italia si è detta determinata a contribuire alla stabilizzazione della Libia attraverso il dialogo sempre sotto l’egida dell’Onu. La Libia resta un paese spaccato in due, nel caos. Due governi, uno legittimo e l’altro no, e l’Isis che mira a conquistare tutto il territorio libico. L’arsenale a disposizione delle forze avversarie dell’esercito regolare libico, formato anche da armi chimiche risalenti al periodo di Gheddafi, preoccupa sempre di più il premier Hamad bin Khalifa al Thani che teme possa finire nelle mani degli islamisti. In Italia, il dibattito parlamentare nei giorni scorsi si è concentrato sull’eventualità di un intervento militare. Tutte le forze politiche su un aspetto sono sembrate d’accordo: il tempo a disposizione non è infinito. La via diplomatica, ad ogni modo, è quella maggiormente condivisa. Solo la frangia Pd più a sinistra, quella più vicina a Sel ha espresso qualche perplessità in più. Il partito di Vendola e il Movimento 5 Stelle restano contrari a qualsiasi opzione interventista. Alessandro Di Battista ha ricordato come l’Italia abbia già partecipato alla deposizione di Gheddafi in passato; per i grillini la soluzione anti-Isis si limiterebbe nel rafforzamento della sicurezza interna. Per la Lega, invece, il punto della questione non è tanto l’intervento militare ma i flussi migratori. Matteo Salvini ha detto che “prima di qualsiasi intervento bisogna capire che cosa fare, trovando accordi sul territorio e fermare gli sbarchi”. La possibilità è che tra gli immigrati che continuano ad arrivare sulle nostre coste ci siano anche dei terroristi infiltrati. Controllare i migranti, d’altronde, è sempre più difficile anche perché gli sbarchi aumentano ogni settimana. Per il senatore Mario Mauro, presidente dei Popolari per l’Italia, il nostro Paese “ha i maggiori problemi con la Libia, vista la vicinanza”, bisognerebbe fermare i barconi “direttamente sulla costa libica, impedendo quindi che possano partire”. E’ bene che “sulla questione della Libia il governo italiano torni ad esercitare un ruolo chiave con gli alleati occidentali”. E per concludere un’amara constatazione sull’Europa: “L’Ue sul piano della politica estera è un’organizzazione assolutamente impotente”. ©Futuro Europa® Buona giornata, Antonio Antonio Russo Popolari per l’Italia antonio.russo@popolariperlitalia.eu tel 3472211656