Lega, Salvini e Maroni ai ferri corti
Lega, Salvini e Maroni ai ferri corti Dalla deposizione di Bossi e del suo “cerchio magico”, dopo gli scandali dei diamanti, nella Lega sono cambiate parecchie cose. La breve guida di Maroni e successivamente l’ascesa di Salvini hanno sostanzialmente spaccato in due il Carroccio. Il Presidente lombardo, ha avuto l’arduo compito di traghettare il partito di via Bellerio dopo la gestione Bossi, lanciando una Lega 2.0 molto low profile, necessaria a gestire gli scandali e l’azzeramento dei ...
Lega, Salvini e Maroni ai ferri corti Dalla deposizione di Bossi e del suo “cerchio magico”, dopo gli scandali dei diamanti, nella Lega sono cambiate parecchie cose. La breve guida di Maroni e successivamente l’ascesa di Salvini hanno sostanzialmente spaccato in due il Carroccio. Il Presidente lombardo, ha avuto l’arduo compito di traghettare il partito di via Bellerio dopo la gestione Bossi, lanciando una Lega 2.0 molto low profile, necessaria a gestire gli scandali e l’azzeramento dei vertici. L’ex Ministro dell’Interno ha sempre avuto il merito di aspirare ad una Lega più moderata e concreta, in linea con il suo collega Tosi, capace di inserirsi in quell’elettorato lasciato vuoto dalla disgregazione del centrodestra. Poi Salvini. L’altro Matteo ha deciso di portare la Lega su una strada rischiosa che paga nel breve periodo, ma con parecchie riserve su prospettive di lungo termine. È nata così la lega estremista, non chiaro se di destra o di sinistra, ma che comunque sposa diverse correnti “rivoluzionarie” europee, dal Fronte Nazionale francese al partito del neo presidente greco Tsipras. Ed è proprio questa linea estrema che ha di fatto spaccato in due il partito. Le principali criticità non derivano però dalla linea di politica internazionale adottata dal Segretario Federale, ma soprattutto nel rapporto interno al centrodestra. Il pomo della discordia sono le alleanze per le regionali. Che tra Salvini ed Alfano non corra buon sangue è facile intuirlo, ma l’intransigenza salviniana rischia di compromettere governi attuali e futuri. Le tensioni maggiori si registrano in Lombardia. Dopo il ventennio formigoniano la Lega è riuscita ad ottenere la guida della sua Regione madre, nonché il territorio motore dell’economia del nostro Paese. Lì Maroni governa con NCD, dove tutto sommato i rapporti sono da considerarsi buoni. Il partito del Ministro dell’Interno però negli ultimi mesi ha dato parecchio filo da torcere al governatore lombardo, scatenando le ire di Salvini che, in diverse realtà locali (anche nella provincia di Maroni), non ha esitato a cacciare dalle amministrazioni NCD. Stessa cosa in Veneto dove a fare opposizione all’europarlamentare c’è Flavio Tosi, allineato a Maroni, con il quale condivide una linea certamente più morbida, che certamente non vede di buon occhio l’intromissione nelle politiche regionali per il rinnovo della Giunta veneta. Insomma benché sottotono il dualismo Maroni-Salvini sembra essersi completamente realizzato. Certamente più moderato il presidente della Giunta lombarda sembra corrispondere di più all’identikit dell’interlocutore politico del centrodestra e per una sua possibile reunion, seguito a ruota dal Sindaco di Verona. Le tensioni ci sono e si avvertono e la partita sulla quale si giocherà anche l’equilibrio della Lega saranno sicuramente le elezioni Regionali. Lì si vedrà se passerà la linea Maroni o quella Salvini. Da questo dipenderanno le sorti non solo della Lombardia, ma forse anche di tutto il centrodestra italiano. Lottatoreunico