La grande bufala tedesca (titoli comperati ) di Marinella Colombo
La grande bufala tedesca
“I nostri piloti sono i migliori”, dicono alla Lufthansa Ma anche medici, giuristi e insegnanti …. peccato che troppi si fregino di titoli comperati
08/04/15 In lingua straniera leggiamo un articolo dedicato ai titoli accademici rilasciati da università americane dietro un semplice compenso economico. A scrivere è il noto settimanale Der Spiegel, quello che al momento del disastro della Costa Concordia parlava degli italiani in questi termini “Questi tipi si conoscono in vacanza al mare: uomini dalla gesticolazione accentuata e che parlano con le mani. In fondo innocui, soltanto non bisognerebbe lasciare che si avvicinino a macchine pesanti, come si è visto […] Abbiamo ormai perso l’abitudine di giudicare i nostri vicini usando stereotipi culturali. Ciò è considerato zotico o, peggio ancora, razzista, anche se, per restare in argomento, non è chiaro in che misura gli Italiani siano di per sé una razza” [tradotto dall’originale: Man kennt diesen Typus aus dem Strandurlaub: ein Mann der großen Geste und sprechenden Finger. Im Prinzip harmlos, man sollte ihn nur nicht zu nahe an schweres Gerät lassen, wie sich zeigt […] Wir haben uns seit langem abgewöhnt, im Urteil über unsere Nachbarn kulturelle Stereotypen zu bemühen. Das gilt als hinterwäldlerisch, oder, schlimmer noch, rassistisch (auch wenn, um im Bilde zu bleiben, nicht ganz klar ist, inwieweit das Italienische an sich schon eine eigene Rasse begründet).]. Anche se in un primo momento Der Spiegel dissimula, continuando a leggere l’articolo e procurandosi in rete alcune informazioni supplementari, risulta chiarissimo che, benché l’offerta illecita arrivi dagli USA, i tedeschi sono tra i migliori e più numeroso clienti di questo commercio non solo illegale, ma anche pericoloso. Sono gli attendibilissimi centri di studi e di ricerche tedeschi a darcene la conferma: la grande agenzia investigativa Kocks, di Düsseldorf, ha condotto uno studio sulla base di un campione di 5000 candidature e ha scoperto che nel 30 per cento dei casi esse riportavano titoli accademici falsi, permanenze all’estero e altre qualificazioni fasulle. Il 30 per cento è una percentuale altissima e preoccupante. Leggiamo del caso della signora S., dirigente di un importante gruppo farmaceutico, 20 anni di esperienza, padronanza di varie lingue e un titolo conseguito alla “Breyer State University”. Der Spiegel omette di precisare che la signora lavora per una grande casa farmaceutica tedesca, ma racconta che è proprio nel profilo pubblicato dalla stessa su XING, la piattaforma con sede ad Amburgo per la ricerca di impiego al servizio delle ditte tedesche (ma anche austriache e della svizzera tedesca), che si legge il suo curriculum vitae con l’indicazione dei vari titoli conseguiti. Continua il settimanale “Sembra che il dirigente del personale [ndr. tedesco] non si sia accorto che la signora si fregia di un titolo ormai illegale in alcuni Stati degli USA”. Così come in Germania non si erano accorti delle richieste della Unione europea sui controlli ad aerei e piloti? – aggiungiamo noi - Così come non si erano accorti delle crisi depressive e delle tendenze suicide di Lubitz? Der Spiegel continua: “in una ricerca fatta sempre su Xing, abbiamo notato, oltre alla signora S., tutta una serie di alti dirigenti di ditte tedesche che si fregiano di questi titoli contraffatti. Per esempio un “laureato” con un master in amministrazione aziendale della "American World University", che ha occupato per anni una posizione dirigenziale in una impresa controllata di una delle più grandi compagnie aeree tedesche. Quando l’FBI, nel 2005, scoprì la fabbrica dei titoli chiamata "St. Regis University", emersero almeno 50 tedeschi tra questi laureati. Uomini e donne avevano acquistato lauree in economia aziendale, sanità pubblica, ingegneria meccanica e legge, spesso a prezzi stracciati. A un uomo del Baden-Württemberg, la laurea in diritto tributario era costata soltanto 328 dollari, un altro aveva pagato 2000 dollari per una carriera accademica, laurea in psicologia e anche titolo di psicologo criminale”. Avete letto bene, titoli contraffatti di un dirigente in una impresa controllata di una delle più grandi compagnie aeree tedesche. Sarà forse Lufthansa o Germanwings? E cosa dire del falso titolo in psicologia criminale? Questo personaggio avrà forse contribuito a mandare in prigione degli innocenti? E le lauree taroccate in ingegneria meccanica? Quanti incidenti potrebbero provocare, con la conseguente messa in pericolo delle persone? Al lettore italiano si apre un mondo, o meglio svanisce un mito, quello della Germania da prendere a modello, del paese delle persone corrette, oneste e affidabili, ma soprattutto della nazione senza corruzione [ndr. in realtà in Germania non c’è corruzione perché corrompere un politico non è reato], della società che considera tutti gli Italiani dei mafiosi, corrotti e violenti e, nel migliore dei casi, tipi da spiaggia. La Germania è il paese che si permette di dire “i nostri piloti sono i migliori”, ignorando l’altissimo tasso di qualificazioni inesistenti che presenta il suo personale, il paese che in Europa si oppone alla certificazione di origine (la cosiddetta lotta per il riconoscimento del Made in) perché il prodotto “pensato” dai bravissimi ingegneri tedeschi e prodotto in Marocco deve - secondo loro – riportare la dicitura Made in Germany. Alle migliaia di genitori non-tedeschi che si sono visti sottrarre i figli, germanizzati Oltralpe, e oltre tutto accusati dalle perizie tedesche di non essere bravi genitori perché non parlano il tedesco, sorge spontaneo il dubbio sulla qualificazione di siffatti psicologi. Impossibile non pensare al dott. Salzgeber, fondatore e dirigente della GWG (Gesellschaft für Wissenschaftliche Gerichts- und Rechtspsychologie), la società di psicologi forensi che detiene il monopolio delle perizie familiari grazie agli ottimi rapporti con i tribunali tedeschi (forse grazie alla corruzione che in Germania non esiste?). Pare che anche Salzgeber si fregi di una laurea non in psicologia, ma in filosofia, conseguita all’estero, cioè non in Germania. Eppure ogni richiesta che arriva in Italia da quel paese, diventa qui un ordine da eseguire senza discutere, i nostri tribunali recepiscono le loro decisioni senza neppure i più elementari controlli. Facciamo un ultimo sforzo, continuiamo a criticare ciò che non funziona in casa nostra, ma smettiamo di credere che Oltralpe ci sia un eldorado, convinciamoci che tutto il mondo è paese e che tutto va sempre verificato. Marinella Colombo Membro della European Press Federation Responsabile dello « Sportello Jugendamt » dell’associazione C.S.IN. Onlus Membro dell’associazione Enfants otages