la Corte dei conti intacca l’8 per mille
Ora la Corte dei conti intacca l’8 per mille: chi si attaccava a quello rifletta La Corte dei conti definisce il sistema dell’8 per mille troppo oneroso per lo stato e decisamente sbilanciato a favore della Chiesa cattolica. Le stesse parole furono usate in un comunicato precedente datato 28 novembre 2014. La Chiesa cattolica viene attaccata definendo ‘struttura discriminante dal punto di vista delle pluralità religiose’ la procedura dell’8 per mille: questo probabilmente perché...
Ora la Corte dei conti intacca l’8 per mille: chi si attaccava a quello rifletta La Corte dei conti definisce il sistema dell’8 per mille troppo oneroso per lo stato e decisamente sbilanciato a favore della Chiesa cattolica. Le stesse parole furono usate in un comunicato precedente datato 28 novembre 2014. La Chiesa cattolica viene attaccata definendo ‘struttura discriminante dal punto di vista delle pluralità religiose’ la procedura dell’8 per mille: questo probabilmente perché in Italia la platea del mondo cattolico è sicuramente vasta e organizzata a dispetto delle altre realtà che potrebbero beneficiare del contributo stesso.
Un altro elemento evidenziato dalla Corte risulta essere ‘la scarsa pubblicità delle risorse ricevute’: qui risulta difficile comprendere che cosa intendessero dire i giudici visto che ogni anno vengono resi pubblici i dati relativi all’ammontare complessivo dell’8 per mille (oltre un miliardo di euro). In tal senso si insiste affermando l’esistenza di ‘troppe campagne pubblicitarie delle diverse confessioni religiose’; anche qui non si comprende il senso di questa esternazione: come possono i fedeli sostenere la propria Chiesa se non gli viene spiegato come e perché? Un altro elemento che la Corte evidenzia è quello della ‘discriminazione nei confronti di confessioni firmatarie degli accordi’, che si affianca alla denuncia di ‘assenza di controlli sulla gestione dei fondi’: mi sembra che l’esistenza di accordi o meno non riguardi l’8 per mille ma le modalità con cui si sono regolati nel tempo i rapporti tra religioni e stato e in merito all’assenza di controlli ritengo sia sufficiente analizzare i dati forniti dal Vaticano ogni anno dove vengono dichiarate le spese a favore dei sacerdoti, parrocchie ecc… realizzate grazie ai contributi dell’8 per mille. La Corte poi continua dicendo che ‘le somme sono destinate a finalità diverse, anche antitetiche alla volontà dei contribuenti’. Ma mi chiedo come può un giudice sapere che questi fondi vengono usati in maniera di diversa rispetto alle intenzioni di chi li destina: nella dichiarazione dei redditi si dice a chi destinare l’8 per mille non per cosa (oggetto definito dalla legge e da chi può essere soggetto beneficiario) e poi con quali fonti e atti si è in grado di dimostrare quanto si è detto? Un esempio: un cittadino non ha nessuna intenzione di pagare con le proprie tasse la corruzione nello stato, non per questo sospendiamo il pagamento delle tasse ma ci impegniamo ogni giorno per combattere chi usa soldi pubblici per fini che nulla hanno a che fare con il bene comune. La Corte rimprovera anche lo stato che dimostra poco interesse per le quote di 8 per mille di propria competenza e non valorizza e fa conoscere i progetti pubblici finanziati grazie a questi contributi che arrivano dai contribuenti. Insomma che in Italia si continui a voler mantenere una tassazione tutta incentrata sulla spesa pubblica verticale è un dato di fatto: ma questo può andare bene quando i servizi che vengono finanziati dalle tasse sono ben accolti dai cittadini e trovano riscontro proficuo nei loro utenti. Trovandoci oggi in un paese dove lo sperperio del danaro pubblico è all’ordine del giorno, dove le tasse sono ad un livello tra i più alti al mondo e dove la qualità dei servizi erogati dagli enti pubblici sono sempre più scadenti e limitati, credo che una visione sempre più orizzontale e sussidiaria della fiscalità sia necessaria ed indispensabile. In questo il sistema dell’8 per mille può davvero essere un ottimo modello attraverso il quale ispirarsi nel produrre fiscalità a misura di contribuente: ci vorrebbero tanti 8 per mille per ogni settore in modo da rendere maggiormente informato il contribuente rispetto a dove vengono destinati i soldi che versa nelle casse dello stato e definire con maggiore chiarezza i contorni della fiscalità generale ripartendola settore per settore con sempre più nettezza. I benefici dell’8 per mille sono sotto gli occhi di tutti e lo dimostrano le azioni di supplenza che tante parrocchie e tante opere fanno a sostegno dell’integrazione e nell’accoglienza dei più diseredati a dispetto di uno stato che è spesso totalmente assente o non risulta essere in grado di sostenere economicamente situazioni di disagio sociale persistente. Ben venga quindi l’8 per mille nella speranza che anche la magistratura italiana si accorga che occorre certamente chiarire le zone d’ombra che ci possono essere in alcuni strumenti fiscali, senza però distruggere ciò che di buono c’e nel nostro martoriato paese. Articolo pubblicato in esclusiva su
La Croce Quotidiano