Busto, le riflessioni di Farioli su Accam

Riflessioni sul presente e futuro di ACCAM   L’invito alla responsabilità, oltre che alla condivisione se non del dovere delle scelte almeno della cornice di consapevolezza in cui vanno a collocarsi, inseriti nel documento sottoposto ai consiglieri, discusso nei colloqui con tutte le forze consigliari e gli amministratori, risottolineato con chiara determinazione in apertura dei lavori dell’ultimo Consiglio comunale, ha certamente provocato un adeguato livello di attenzione. Quand’anche,...

Riflessioni sul presente e futuro di ACCAM   L’invito alla responsabilità, oltre che alla condivisione se non del dovere delle scelte almeno della cornice di consapevolezza in cui vanno a collocarsi, inseriti nel documento sottoposto ai consiglieri, discusso nei colloqui con tutte le forze consigliari e gli amministratori, risottolineato con chiara determinazione in apertura dei lavori dell’ultimo Consiglio comunale, ha certamente provocato un adeguato livello di attenzione. Quand’anche, come al sottoscritto pareva, la tentazione di tergiversare avesse fatto breccia, alleandosi al tipico malvezzo italico e provinciale di procrastinare le scelte più difficili, la serietà del nuovo consiglio di amministrazione, almeno pari a chi li aveva preceduti, e gli incontri coordinati dal sindaco Guenzani degli ultimi giorni, l’hanno credo definitivamente stanata. Di ciò non posso che rallegrarmi. Se anche solo questo fosse l’unico effetto indotto dagli impegni agostani non potrei che ritenerli utili e proficui. Se però l’attenzione e la consapevolezza sembra siano scese decisamente in campo, il rischio che la complessità dei temi e la pluralità di variabili possano colpevolmente suggerire o invitare a soluzioni non consapevoli, non giustamente ponderate e non accompagnate da riscontri oggettivi e trasparenti per il presente e per il futuro, continua a persistere. Anzi, nell’incomprensibile coacervo di interessi in gioco e di ambiziosi obiettivi perseguiti, è oggi più di ieri indispensabile che nessuno degli aspetti venga dimenticato, sottaciuto, o peggio, sottovalutato. Partendo dagli oggettivi dati di realtà con cui chiunque, anche chi, come il sottoscritto, avrebbe personalmente preferito esiti non del tutto coincidenti con l’indirizzo prevalso, ha il dovere morale di fare i conti. Occorre infatti porsi di fronte alla realtà e al contesto oggettivo con onestà intellettuale, spirito laico, razionale e responsabilmente consapevole di ogni ricaduta che qualunque scelta assunta inevitabilmente determina, nella certezza assoluta che come si evince, inequivocabilmente, dalle prime relazioni del Cda e del suo presidente, la peggiore assoluta delle scelte sarebbe il rifiuto di ogni scelta, o peggio, l’ignavia di un’ intollerabile procrastinazione. In un contesto in cui, come si può facilmente constatare, la variabile tempo è tutt’altro che una variabile indipendente e ininfluente. Anche, ma non solo, alla luce delle nuove normative dello Sblocca Italia e della volontà del governo Renzi e del ministro Galletti rispetto all’utilizzo massimale di ogni termovalorizzatore R1. Salute, ambiente, lavoro e democrazia responsabile sono temi troppo seri per farli passare inopinatamente o, peggio, inconsapevolmente sulla testa o anche solo sulle tasche dei cittadini, sia di oggi che di domani, in una inutile confusa babele di gridati confronti. A tutti oggi, ad operatori del settore , comitati, cultori delle diverse scuole di pensiero, ma soprattutto ad amministratori, sindaci ed istituzioni corre l’obbligo di non far prevalere guerre dal sapore più di superstizione che di religione, ideologiche o dogmatiche, peggio ancora, se accompagnate da superficialità dal sapore elettoralistico. Da qualunque parte lo si voglia guardare. Il mandato su cui il Cda è chiamato a muoversi secondo le decisioni dell’assemblea è chiaro. Per lo meno dal marzo scorso. Esso prevede Il mantenimento di Accam come polo di riferimento per il settore rifiuti dell’Altomilanese, accompagnato da un piano di fattibilità e di sostenibilità economica, ambientale ed industriale che porti al progressivo abbandono dell’incenerimento e della termovalorizzazione e la trasformazione dello scenario di smaltimento con un’integrazione di sistemi tra fabbrica di materiali ed impianto per l’umido. Tale sistema deve risultare compatibile e sostenibile con la sua collocazione in un sito diverso e alternativo a quello di Busto Arsizio, con la creazione di un’agenzia ambientale di riferimento dalla raccolta allo smaltimento e la restituzione alla comunità bustese del sito di via Arconate totalmente sgombro e bonificato entro il 2025. Il tergiversare degli ultimi mesi, in assenza di decise e oggettive disponibilità dei soci a definire con il Cda indispensabili elementi che consentissero tale di per sé già complessa impresa, ha costituito il motivo del serio ed accorato appello a tutte le forze in campo. Oggi, anche grazie all’intenso e qualificato lavoro d’analisi coordinato dal presidente Cremona, si stanno valutando le scelte più opportune sulla base di dati certi e inequivoci che, ovviamente, necessitano anche di una radicale revisione dei piani pluriennali di bilancio, che a spizzichi e bocconi, e da diverse angolature, vengono prospettati anche attraverso gli organi di stampa. Occorre certamente accelerare, ma in una consapevolezza di insieme che solo gli approfondimenti che presidente, Cda e soci stanno effettuando e chiedendo consentiranno di meglio definire. Per ora pare certo che il Comune di Busto, insieme, credo, con tutti i soci, se chiamato a esprimere il proprio parere nella conferenza sulla autorizzazione/valutazione a R1 dell’impianto di via Arconate non potrà che pronunciare, coerentemente e democraticamente, non un parere tecnico che non gli compete, ma l’assoluta contrarietà a che un impianto ormai inserito in un processo di decommissioning possa essere riclassificato, con ciò inserendo ulteriori motivi di sconcerto e confusione in un percorso responsabilmente intrapreso dai comuni dell’Altomilanese, in accordo con Regione Lombardia. Alla Regione e alle Province di Varese e di Milano, oggi Città metropolitana, semmai, avremo modo di chiedere quei concreti aiuti economici che a suo tempo Busto Arsizio, nell’evitare il commissariamento della Provincia di Varese e i gravi danni, anche sanzionatori, da parte dell’Unione europea all’Italia e alla Regione Lombardia, ebbe modo di aver garantiti con un accordo programmatico per il risanamento ambientale e il riequilibrio infrastrutturale. Sarebbero assai utili per facilitare ed accompagnare il percorso di una scelta coraggiosa e responsabile. A quel punto anche più facile e sostenibile. Busto Arsizio, come già preannunciato, li metterebbe immediatamente a disposizione dell’intera collettività del polo di Accam .     IL SINDACO Gigi Farioli