A.E.S.P.I. sulle dimostrazioni contro Angelo Panebianco
Dejà vu all’Università Statale Comunicato A.E.S.P.I. sulle dimostrazioni contro Angelo Panebianco Non cadremo nell’errore di paragonare quanto è avvenuto al Prof. Angelo Panebianco presso l’Università di Bologna – vale a dire l’interruzione di una sua lezione da parte di giovani antagonisti, col consueto corredo di urla e insulti – a pagine di storia patria ormai ingiallite. Il ’68 fu altra cosa: un movimento assai più organizzato, con una precisa ideologia di riferimento mandata a memoria ne...
Dejà vu all’Università Statale Comunicato A.E.S.P.I. sulle dimostrazioni contro Angelo Panebianco Non cadremo nell’errore di paragonare quanto è avvenuto al Prof. Angelo Panebianco presso l’Università di Bologna – vale a dire l’interruzione di una sua lezione da parte di giovani antagonisti, col consueto corredo di urla e insulti – a pagine di storia patria ormai ingiallite. Il ’68 fu altra cosa: un movimento assai più organizzato, con una precisa ideologia di riferimento mandata a memoria nelle sue formule e nei suoi slogan, con centrali operative e alleati palesi e occulti nelle stanze del potere. Questi giovani antagonisti sono invece figli del pensiero debole e della società liquida: li ispira un generico ribellismo, una asocialità di tipo istintuale, una avversione irriflessa per ogni istanza non si dice di ordine, ma di semplice autodisciplina. E li guida anche – va detto – la serie dei luoghi comuni politicamente corretti che costituiscono la cultura di riferimento di questo principio di millennio: una mistura di animalismo, veganismo, teoria gender, antispecismo, omofilia, terzomondismo, fondamentalismo ecologico. Ciò che però accomuna nonni e sbalestrati nipotini è la propensione alla prevaricazione e alla violenza: gridando libertà chiudono le bocche. E poiché il male è contagioso almeno quanto il bene, affinché non siano i collettivi a decidere chi può fare lezione e chi no, bisognerà che facciano la loro parte sia le autorità preposte a tutelare l’ordine pubblico, sia quelle che governano le università e che ai facinorosi consentono spesso l’uso di aule utili ad organizzare le loro imprese. Sappiamo che l’impopolarità è una virtù difficile, ma nessuno obbliga nessuno a fare il rettore magnifico o il preside di facoltà. Al prof. Angelo Panebianco, che si è guadagnato l’ostilità dei facinorosi per un articolo sulla situazione libica in cui aveva esposto verità palesi quanto oggi scomodissime, va tutta la stima e la solidarietà della nostra associazione. Milano, 26.02.2016 Il Presidente Prof. Angelo Ruggiero