SERVIZI SOCIALI AL PADRE SEPARATO: “SI DIMENTICHI IL SUO RUOLO DI PADRE”
SERVIZI SOCIALI AL PADRE SEPARATO: “SI DIMENTICHI IL SUO RUOLO DI PADRE” A tanto sono arrivati ad oggi i Servizi Sociali cha da oltre tre anni hanno in affido mio figlio di 14 anni su disposizione del Tribunale per la tutela del rapporto padre-figlio. Un percorso che mi vede al centro di una delle tante, troppe, vicende familiari dove da un lato c’è la mia ex moglie che da 14 anni distrugge la mia figura di padre agli occhi di mio figlio, dipingendomi com...
SERVIZI SOCIALI AL PADRE SEPARATO: “SI DIMENTICHI IL SUO RUOLO DI PADRE” A tanto sono arrivati ad oggi i Servizi Sociali cha da oltre tre anni hanno in affido mio figlio di 14 anni su disposizione del Tribunale per la tutela del rapporto padre-figlio. Un percorso che mi vede al centro di una delle tante, troppe, vicende familiari dove da un lato c’è la mia ex moglie che da 14 anni distrugge la mia figura di padre agli occhi di mio figlio, dipingendomi come il genitore cattivo, non idoneo, che non sa ascoltare il figlio, che si è sempre disinteressato per anni, assente e latitante; e dall’altra i Servizi Sociali che non vogliono riconoscere la manipolazione sul minore (PAS) ad opera della madre, attribuendo il tutto ad una “
elevata conflittualità” tra genitori stessi. L’attuale situazione che vivo ormai da 14 anni non è frutto di una conflittualità tra genitori, ma bensì di un’azione continua, insana ed accanita ad opera della madre, mirata ad impedire il rapporto con mio figlio. Già nel 2003 quando mio figlio aveva solo due anni e, subivo da mesi le azioni della madre e della nonna materna volte ad impedirmi di vedere mio figlio, mi rivolsi alle due assistenti sociali del comune dove frequentava l’asilo mio figlio che presero a cuore il mio caso umano, ed agirono secondo il loro codice morale e professionale, segnalando al Tribunale via raccomandata il grave comportamento della madre: “
abbiamo evidenziato che la signora tende a manipolare la gestione del figlio, e a non riconoscere il ruolo del Padre, tendendo addirittura ad estrometterlo”. Missiva che nel 2012 quando sono stati nominati gli Assistenti Sociali per l’affido di mio figlio, ho subito portato alla loro attenzione, e che è stata volutamente ignorata sia dalla assistente sociale responsabile della tutela minori, che dalla psicologa. Mi hanno liquidato con la frase ”
a noi il passato non interessa”. L’apice viene poi raggiunto nel 2012 quando i Servizi Sociali in una relazione al Tribunale scrivono che
“il padre
appare ancora chiuso nei suoi bisogni”, mentre sulla madre omettono di riportare che mentre ella seguiva la mediazione familiare, ha contestualmente richiesto l’ablazione della Potestà genitoriale del padre, informando e coinvolgendo il figlio dell’azione legale come doverosa e giusta di voler “cancellare” la figura del padre definitivamente. Tutti questi fattori hanno influenzato mio figlio e lo hanno portato inevitabilmente a sintonizzarsi con il pensiero della madre, e tuttora. Il tutto rafforzato dall’insano consenso comune dei suoi familiari e del suo attuale compagno. Privato del suo libero pensare, mio figlio nutre gli stessi risentimenti che nutre anche la madre verso di me da 14 anni. E a tutti quelli vicino a me. Il risultato è che ad oggi mio figlio dice agli assistenti sociali che non mi vuole più vedere, né sentire, ma non sa motivare questo rifiuto se non con frasi del tipo “
il papà non mi ascolta, il papà non mi capisce”. A distanza di tre oltre tre anni di mediazione presso i servizi sociali svolta in qualità di padre separato alienato, emerge con chiarezza che la priorità dei Servizi Sociali è la schedulazione a calendario di un “
montante ore” per la mediazione del caso, nonché il vincolante rispetto di presenza a tali sedute da parte dei genitori. La materia oggetto del caso in questione da trattare, passa inosservata, ignorata, senza che si adottino misure risolutive; non sono mancati i casi in cui mio figlio ha manifestato una accesa aggressività nei confronti della madre presso il consultorio alla presenza delle “professioniste”; evidente segnale di un già grave disagio e sofferenza psicologica nel minore, che le professioniste avevano il dovere di relazionare al Tribunale. Concludendo, ad oggi a distanza di tre anni di affido ai Servizi Sociali (dopo aver appreso che “
dovevo rinunciare al mio ruolo di padre” secondo la psicopedagogista che mi seguiva, dichiarazione subito smentita dalla stessa a seguito di una raccomandata alla dirigenza) di fatto gli incontri con mio figlio sono stati sospesi oramai da oltre cinque mesi e, vengo ora “
invitato” a sospendere anche le telefonate. Mi dicono “
per il “bene di mio figlio”. Tutto questo evidenzia chiaramente come i Servizi Sociali abbiano di fatto voluto “sacrificare” il mio ruolo di padre, emarginandomi, piuttosto che agire contro una “
madre malevola”; giustificando il tutto come un fare per “
il bene del minore”. Incuranti che questo loro agire non fa altro che rafforzare agli occhi di mio figlio il pensiero che sia giusto emarginare il papà “cattivo”. In sostanza, i Servizi Sociali che dovrebbero supportare il genitore più debole, garantendo gli incontri padre-figlio; di fatto agiscono a sostegno del genitore più forte, assecondandolo, nel suo ossessivo insano delirio di cancellare definitivamente la figura del padre dalla vita del figlio. La mediazione si basa sull’ascolto del minore, ma nei casi in cui lo stesso “parla per voce della madre” risultando quindi manipolato, i Servizi Sociali non si devono limitare al mero ascolto del minore assecondandolo passivamente, ma per “dovere professionale” devono attivarsi per garantirgli gli incontri con l’altro genitore alienato, quale suo diritto nonché per una sana crescita psico-fisica del ragazzino stesso. Nel caso in questione, in assenza di fatti gravi quali l’abuso e/o violenza, non ci si spiega come mai un padre e un figlio non si possano incontrare. Nemmeno la sentenza del Tribunale dei minorenni che ha rigettato la richiesta della madre di annullare la mia potestà genitoriale (in cui è stato espressamente dichiarato dal giudice il comportamento “lesivo” della madre) ha sortito una “
presa di coscienza” degli Servizi Sociali; mentre la madre malevola incassato il colpo, dopo aver iscritto alla scuola superiore il ragazzino con i dati del compagno, ha pensato bene di aprire un ennesimo procedimento nei miei confronti, volto a chiedere l’audizione di mio figlio, affinché il giudice possa “convincersi” della volontà del ragazzino a non voler più frequentare il padre (udienza che ci sarà il prossimo 26 marzo 2016). A tal riguardo va ricordato che questo fenomeno colpisce oggi 4 milioni di Padri in Italia che non vedono i loro figli a causa di madri malevole, che distruggono la loro figura di genitore manipolandola agli occhi del figli; e Nei Paesi Bassi per il genitore collocatario che ostacola il rapporto con l'altro genitore è previsto l'arresto (in Italia è sanzionato con 103 Euro). Mauro TIBONI UN PADRE ALIENATO DA 14 ANNI FONDATORE DEL MOVIMENTO “ITALIA NEL CUORE”.