120 PROFUGHI IN VIA DEI MILLE A BUSTO ARSIZIO

 
120 PROFUGHI IN VIA DEI MILLE A BUSTO ARSIZIO L’ex CRAL dell’ENEL in via dei Mille a Busto Arsizio, ormai da lungo tempo accoglie 120 persone provenienti dal continente africano e ieri sabato 24 ottobre nel corso del “tour di danè trasà via “ organizzato da Emanuele Fiore e dagli amici del suo comitato “BUSTOMERITA” abbiamo fatto tappa all’interno del centro guidati da Luigi Fraschini. La struttura è ben tenuta e ha più l’aspetto di un collegio che ...

  120 PROFUGHI IN VIA DEI MILLE A BUSTO ARSIZIO L’ex CRAL dell’ENEL in via dei Mille a Busto Arsizio, ormai da lungo tempo accoglie 120 persone provenienti dal continente africano e ieri sabato 24 ottobre nel corso del “tour di danè trasà via “ organizzato da Emanuele Fiore e dagli amici del suo comitato “BUSTOMERITA” abbiamo fatto tappa all’interno del centro guidati da Luigi Fraschini. La struttura è ben tenuta e ha più l’aspetto di un collegio che di un centro profughi. Anche il cortile interno dove è possibile esercitare attività sportive elementari è ordinato e reso molto gradevole da aiuole ben curate. “nella mia esperienza, se seguiti….bravissimi” ci racconta Fraschini “molti scappano dalla paura, molti dalla fame e alcuni anche dalla fame di libertà. La spinta emotiva forte è proprio quella della ricerca della libertà”. Comunque il problema c’è e bisogna governarlo, non possiamo fare finta che non esiste. Le migrazioni dai sud ai nord del mondo ci saranno sempre e sempre di più. Internet ha cambiato le dinamiche e le distanze, dai sud disperati hai accesso tramite il web alle immagini esplosive dei nord che sembrano meravigliosi, prossimi e tangibili. La voglia di migliorare le proprie esistenze e la vivida realtà che in rete hai così facilmente a portata di mano crea desideri e pulsioni difficilmente bloccabili, ma solo governabili senza nascondersi la realtà. “stiamo immaginando una mostra fotografica che colleghi varie fasi storiche pensando all’immigrazione come un fenomeno invariato nel tempo e che nel tempo riguardava anche noi”dice Fraschini. A me personalmente, terrone del nord, questa è una narrativa che piace molto perché quaranta anni fa i diversi eravamo noi. Molte cose sono cambiate, ma il quadro generale non è poi variato più di tanto. Ho visto una pizzeria cinese affollata la sera del derby da persone di diverse etnie, colori, lingue, aspetto e non mi sembrava una situazione diversa da quelle che conservo nella mia memoria di quegli anni. “E’ cambiato il protagonista del fenomeno, ma il fenomeno è rimasto sempre quello”- dice Emanuele. In una situazione di profonda crisi come quella attuale, bisogna evitare a tutti i costi le guerre tra poveri, le migrazioni sono inevitabili ed è necessario governarle, tenendo conto con realismo della situazione nella quale stiamo vivendo e questo non è facile in un momento in cui le nostre genti prendono confidenza con nuove povertà che ormai eravamo certi non ci appartenessero più. E’ vero che “una cosa è dare il pesce, un’altra cosa è insegnare a pescare” ma non abbiamo il lago con dentro i pesci e il problema si aggrava ulteriormente. ”E difficile aiutarli a casa loro, perché se li aiuti tramite i governi, poi i governi si mangiano tutto e il problema resta invariato - dice Fraschini - oppure facciamo come la Germania apriamo le frontiere a ottocentomila profughi, ma poi te ne trovi otto milioni fuori dalla porta ad aspettare” Busto Arsizio 25.10.15 Fabrizio Sbardella Varese Press Gallarate