MANTOVA, SANGUE E VIOLENZA IN CARCERE. LA DENUNCIA DEL SAPPE

Ancora un carcere della LOMBARDIA al centro delle cronache per gravi episodi di violenza tra le sbarre. Lo denuncia Alfonso GRECO, segretario regionale per la Lombardia che ricostruisce quel che è avvenuto nelle ultime ore nel carcere di Mantova: “Venerdì sera di violenza nel carcere di Mantova, dove si è consumata l’ennesima aggressione da parte di un detenuto ai danni di personale di Polizia Penitenziaria. Questa volta, il protagonista è un detenuto di nazionalità nord-africana. Ieri sera, un detenuto nordafricano di giovane età, con reati di rapina, resistenza a pubblico ufficiale ed altro, ha aggredito per motivi incomprensibili 3 (tre) Agente di Polizia Penitenziaria in servizio nella sezione detentiva,  che sono dovuti ricorrere alle cure del Pronto soccorso cittadino. Solamente con la professionalità, coraggio e determinazione, gli stessi Agenti aggrediti riuscivano a bloccarlo e scongiurando più gravi conseguenze.  solo qualche giorno fa lo stesso detenuto si era reso protagonista di un grave danneggiamento dell'infermeria dell'istituto, che grazie alla prontezza degli Agenti hanno evitato il peggio. Eppure, nonostante l’episodio, il detenuto era ancora a regime aperto e ovviamente l’aggressione di oggi si sarebbe potuta evitare se si fossero adottate maggiori accortezze nella gestione del detenuto..”.

Solidarietà agli Agenti feriti ed al personale di Polizia Penitenziaria di Mantova arriva da Donato Capece, segretario generale SAPPE, che commenta: “Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso, ed i costanti e continui eventi critici che si verificano ogni giorno nelle carceri ne sono la più evidente dimostrazione. Quel che denuncia il SAPPE da tempo si sta clamorosamente confermando ogni giorno: ossia che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza di personale – servono almeno 8.000 nuovi Agenti rispetto al previsto -, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento”.

“Pensare che la soluzione ai problemi delle carceri sia l’ipotizzata riforma penitenziaria è un bluff”, conclude. “I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni - che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria. Avere carceri meno affollate e più moderne non vuol certo dire aprire le porte delle celle”.

Roma, 19 maggio 2018