Non c’è nulla da fare in Italia i furbetti del cartellino sono una realtà dura da estirpare.

A Bova Marina la Procura di Reggio Calabria tramite la Guardia di Finanza ha sottoposto a indagine 22 dipendenti su 25 per reati che vanno dalla truffa ai danni dell’ente pubblico, alle false attestazioni quali dipendenti pubblici nell’utilizzo del badge, all’interruzione di pubblico servizio, sino ad arrivare per due di loro al peculato.

La dinamica cui il malcostume di alcuni lavoratori pubblici ci ha abituato è sempre uguale. Qualcuno strisciava il cartellino vidimando l’entrata in servizio e poi se ne andava a far la spesa o al bar o farsi i fatti propri e spesso timbrava anche per chi non si presentava proprio in ufficio.

Le indagini sono partite tramite il Procuratore aggiunto Dominijanni ed il pubblico ministero Gelso che hanno raccolto le denunce dei cittadini esasperati dal fatto di dover quotidianamente rincorrere nel senso proprio della parola i vari impiegati comunali per strade e negozi del paese per ottenere certificati o avere informazioni sulle pratiche che ovviamente giacevano a mucchi negli uffici comunali.

Due dipendenti addirittura utilizzavano automobili dell’ente per le proprie commissioni, insomma al lavoro c’erano solo e sempre gli unici tre dipendenti corretti.

La Guardia di Finanza con semplici pedinamenti e videoriprese ha potuto documentare direttamente i reati, che hanno già portato a misure giudiziarie preventive quale l’interdizione dai pubblici uffici per gli indagati.

Nonostante in questi ultimi anni la riforma della pubblica amministrazione preveda il licenziamento in tronco nell’arco di 30 giorni per i furbetti del cartellino e consideri anche sanzioni pesanti nei confronti dei dirigenti preposti il vizio dell’assenteismo è duro a scomparire.

Al 1 gennaio 2018 i licenziamenti in tronco in 18 mesi dal famoso decreto del Ministro Madia sono stati 45 a fronte di qualche centinaio di casi simili, che più di qualcosa ancora non funzioni è evidente.