Il terrorista di Londra era molto "british" e molto amichevole

Il terrorista di Londra era molto "british" e molto amichevole
aveva tre figli e insegnava inglese per gli stranieri Il suo nome non era Khalid Masood, ma Adrian Russell Ajao, era nato nel 1964 da una madre single a Erith nel Kent ed era residente nella contea di West Midland. [caption id="attachment_40125" align="alignleft" width="275"] Adrian Russell Ajao (Khalid Mmasood)[/caption] Adrian amava andare in palestra, aveva tre figli e i vicini di casa lo desc...

Il terrorista di Londra era molto "british" e molto amichevole

aveva tre figli e insegnava inglese per gli stranieri

Il suo nome non era Khalid Masood, ma Adrian Russell Ajao, era nato nel 1964 da una madre single a Erith nel Kent ed era residente nella contea di West Midland. [caption id="attachment_40125" align="alignleft" width="275"] Adrian Russell Ajao (Khalid Mmasood)[/caption] Adrian amava andare in palestra, aveva tre figli e i vicini di casa lo descrivono come “british” e “molto amichevole” e mai avevano visto in lui motivi per preoccuparsi.  Era la stessa descrizione di sé che riportava nel suo CV utilizzato negli ultimi dieci anni per il suo lavoro di insegnante di inglese per stranieri. Nel 2005 aveva insegnato  anche in Arabia Saudita e sembra che proprio lì sia iniziata la sua radicalizzazione. Il suo era un nome già noto alla giustizia inglese perché aveva avuto un passato criminale variegato, condannato per aggressione, possesso d’armi e altri reati compiuti tra il 1983 e il 2003. L’agenzia di stampa Amaq News Agency, sedicente organo di propaganda del Califfato, rivendica l’attentato e definisce l’uomo “soldato del califfato” e la sua missione è indicata come una risposta all’appello di colpire i cittadini della coalizione che combatte l’ISIS. Il Califfato oggi recluta i suoi soldati tra le microcriminalità del mondo, vendendo  l’illusione di trasformare vite miserabili in mitiche figure di eroi destinati ad una felice pensione paradisiaca contornati dalle settantadue vergini promesse e promettenti. La personalissima jihad del cinquantaduenne del Kent convertito con la illusione di un biglietto espresso di prima classe per il virgineo eden dei kamikaze si conclude con quattro morti, quaranta feriti e tanta visibilità mediatica. Nonostante l’onda di ritorno in tutta Europa dei foreign-fighter in fuga dalle enclave dell’ISIS devastate dalla coalizione, il Califfato non è riuscito ad attivare una cellula terroristica organizzata in loco, ma ha optato per lanciare appelli e poi attribuirsi i risultati delle follie di qualche esaltato. Khalid Masood era probabilmente un povero lupo solitario che si è radicalizzato e ha intravisto nella sua radicalizzazione la possibilità di dare un qualunque senso alla sua vita insoddisfacente. Questo, in qualche modo, riporta alla memoria lo stesso fenomeno che aveva caratterizzato le Brigate Rosse in cui la criminalità politica, fraternizzava con quella comune e diventava un unico corpo, con la differenza che in quel caso erano i politici che imparavano ad esercitare l’arte criminale delle rapine per autosostentamento. Ora il fenomeno è invertito e sono i criminali comuni a diventare terroristi mischiando fede e credulità in un tentativo di trasformare il proprio fallimento umano in una riscossa finale, in un riscatto della propria miseria alla conquista del leggendario paradiso. Il fenomeno più che politico sembra patologico e il Califfato, nei suoi ultimi sussulti di vita (o di morte) sembra affidarsi più a persone deboli e disturbate che non a guerrieri addestrati, armati, organizzati e ben pagati. Gallarate 25 marzo 2017 Fabrizio Sbardella