Coisp, Saviano strumentalizza i morti
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- 16 febbraio 2017 Area Malpensa Sindacato
Alla cortese attenzione degli organi di stampa e delle testate giornalistiche COMUNICATO STAMPA DEL 15 FEBBRAIO 2017 Oggetto:
La replica del Coisp all’intervento di Saviano dopo il suicidio del giovane di Lavagna: “Strumentalizza i morti ed attacca le Forze dell’Ordine per promuovere la legalizzazione della droga”.
“La decisa presa di posizione di Saviano in favore della legalizzazione della droga, nonostante l...
Alla cortese attenzione degli organi di stampa e delle testate giornalistiche COMUNICATO STAMPA DEL 15 FEBBRAIO 2017 Oggetto:
La replica del Coisp all’intervento di Saviano dopo il suicidio del giovane di Lavagna: “Strumentalizza i morti ed attacca le Forze dell’Ordine per promuovere la legalizzazione della droga”.
“La decisa presa di posizione di Saviano in favore della legalizzazione della droga, nonostante la sua schizofrenica parte recitata di quello che si batte contro il traffico di stupefacenti, è cosa ben nota e non ci sorprende più. Abbiamo già più volte letto e contestato anche le deboli motivazioni formali su cui lui la basa. Ma certamente sconcerta, adesso, il suo intervento tutto politico in cui si spinge a strumentalizzare addirittura morti e suicidi per promuoverla. Secondo l’erudita analisi di Saviano il giovane di Lavagna si è ucciso a causa del fatto di essere stato trovato in possesso di droga, non è giusto, allora legalizziamola! Purtroppo ci sono ragazzi che si suicidano per tanti altri motivi. C’è chi si uccide a causa dei brutti voti, allora meglio abolire la scuola. C’è chi si uccide a causa di cose che accadono in rete e lo coinvolgono, allora meglio abolire internet. E potremmo continuare a lungo.
Un delirio. Per non dire del subdolo riferimento alla ‘colpa’ che le Forze dell’Ordine avrebbero avuto in questo drammatico suicidio per aver perquisito un giovane che deteneva droga come previsto dalla legge, invece che dedicarsi a stroncare traffici di stupefacenti e piazze di spaccio.
Considerazioni che rasentano il criminale e risultano diffamatorie. La celebrità sta dando pesantemente alla testa ad una persona che dovrebbe tentare di ritornare alla realtà,
smettendola di fare il guru sotto la luce dei riflettori dove si crogiola al sicuro blindato dalla sua scorta, (garantita da quegli sconsiderati delle Forze di Polizia!) ritrovando un briciolo di senso di responsabilità”. E’ questo il duro commento di
Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, sull’intervento di oggi dello scrittore Roberto Saviano a proposito del tragico suicidio del giovane di Lavagna, trovato dalla Guardia di Finanza con droga addosso ed a casa.
“Interroghiamoci su cosa uno Stato paternalista possa davvero fare per salvare vite.
Concentriamoci sul fallimento della proibizione in materia di stupefacenti, in ogni luogo e in ogni tempo” scrive fra l’altro Saviano, che più avanti aggiunge: “
E mentre scrivo ho davanti agli occhi il corpo martoriato di Stefano Cucchi e in mente i motivi che hanno condotto al suo arresto.
Il 15 ottobre 2009, Cucchi viene fermato dai Carabinieri perché era stato visto cedere droga in cambio di soldi. Lo portano in caserma e addosso gli trovano 21 grammi di hashish, divisi in 12 confezioni, e tre dosi di cocaina”
. Saviano prosegue facendo riferimento anche al caso di Federico Aldrovandi e criticando il fatto che spacciatori e consumatori di droga vengano “bollati” e prosegue: “
E intanto stupisce l'impiego di una tale solerzia militare su un sedicenne, è ovvio che si tratta di procedure, ma non ci si può esimere dal constatare la spropositata attenzione in questo caso su un dettaglio, rispetto al problema”. E ancora: “
Il fumo che si spaccia davanti alle scuole, nelle discoteche, negli stadi e ovunque ci siano ragazzi è fornito dai cartelli criminali. Il problema sono loro o sono gli studenti che fumano? … il rischio è che si parta dal piccolo per fare gran numero di fermi e di perquisizioni, perché arrivare alla gestione delle basi è molto complicato”. Per Saviano: “…
Si parte dal piccolo spacciatore per rimanere al piccolo spacciatore o al consumatore. Per smantellare piazze di spaccio si rischia di lavorare a vuoto per mesi”. Ed alla fine Saviano conclude: “
Non giriamoci troppo attorno, lui (il giovane di Lavagna)
è l'ennesima vittima di un sistema criminogeno, di un sistema che non funziona per calcolo, inerzia, incompetenza, comodità. E rendiamoci conto che uno Stato paternalista, che pretende di preservare i suoi figli vietando, è uno Stato destinato a fare un numero incalcolabile di vittime… Smettiamo, quindi, di fare regali alle mafie e legalizziamo, ora. Legalizziamo”. “Le deliranti, offensive e soprattutto infondate parole di Saviano si commentano da sé - tuona Maccari -. Il giovane di Lavagna non l’hanno spinto al suicidio gli uomini della Guardia di Finanza che hanno fatto il loro lavoro nel rispetto assoluto di quella legge che sembra contare tanto poco per il nostro scrittore rivoluzionario, e non certo perché è comodo perseguire i singoli che violano le norme. Il giovane di Lavagna non l’hanno spinto al suicidio tutte quelle persone o le leggi di uno Stato che giustamente reputano lesivo, dannoso e quindi non ammesso l’uso e soprattutto lo smercio di sostanze che distruggono la salute. E non passa inosservato che i soliti fiumi di parole confusi nelle consuete analisi sociologiche di Saviano si fermino sempre a lambire questioni che vanno ben più nel profondo del tessuto sociale, scolastico, familiare, culturale e, perché no, anche politico.
Ma dare giudizi sommari che tanto contesta agli altri in realtà riesce molto facile a Saviano. Facile, comodo, frutto quanto mai di incompetenza e calcolo. Esattamente ciò che il genio dell’analisi della criminalità contesta alle Forze dell’Ordine ed allo Stato. Saviano invece di insistere con tali becere corbellerie si dedichi al suo lavoro, che è e resta scrivere libri. Mentre noi ci dedichiamo al nostro che è combattere su tutti i fronti l’illegalità, anche e soprattutto sul fronte della lotta in tema di droga cui dedichiamo giorni e notti insonni lontano dalle telecamere e dai cachet milionari, anche se questo può voler dire a volte lavoro di mesi o anni che va a vuoto mai per nostra responsabilità, ma piuttosto per altre componenti di un sistema che partendo anche dalle apparentemente innocuevalutazioni di Saviano in tema di legalizzazione, alla fine per principio tutto finisce per tollerare, per ammorbidire, per annacquare”.