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Stato Unione, al lavoro per una nuova Europa Nel tradizionale discorso sullo Stato dell'Unione, il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker è stato molto chiaro: "i prossimi dodici mesi sono cruciali per ottenere una nuova Europa". I segni di decadimento sono numerosi: la Brexit, i crescenti populismi in tanti paesi membri, muri che si alzano di fronte a problemi che solo visioni e strategie comuni potrebbero risolvere con efficacia. E' arrivato il momento dell...

Stato Unione, al lavoro per una nuova Europa Nel tradizionale discorso sullo Stato dell'Unione, il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker è stato molto chiaro: "i prossimi dodici mesi sono cruciali per ottenere una nuova Europa". I segni di decadimento sono numerosi: la Brexit, i crescenti populismi in tanti paesi membri, muri che si alzano di fronte a problemi che solo visioni e strategie comuni potrebbero risolvere con efficacia. E' arrivato il momento delle scelte: o cedere Agli egoismi nazionalisti o, come noi crediamo, investire con forza ed entusiasmo su un nuovo progetto europeo, da realizzarsi attraverso più unità ed integrazione su punti chiavi del nostro vivere civile come sicurezza, lavoro, economia. Per questo grande obiettivo, il Partito Popolare Europeo e tutti noi siamo al lavoro.   Emergenza migranti, Europa deve fare di più Fra i numerosi temi affrontati dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, nel discorso sullo stato dell'Unione, anche quello dell'emergenza immigrazione. "Quando si tratta di gestire la crisi dei profughi c'è stata solidarietà solo da alcuni ma ne serve ancora di più". Siamo d'accordo. Ad oggi il prevalere degli egoismi nazionali ha causato gravissimi danni non solo ai Paesi più di frontiera, ma all'intera comunità europea che si trova ad affrontare in ordine sparso un evento epocale ed inarrestabile che deve essere governato, e non subìto. Bene dunque l'idea di sostenere nuovi accordi anche commerciali con i paesi di provenienza, al fine di favorire la permanenza, e non la fuga, dei propri giovani. A due condizioni però: tali accordi non dovranno essere lesivi delle nostre economie e dovranno rendere obbligatori i rimpatri di quanti sono clandestini per motivi di ordine economico. Su questi punti vigileremo con grande attenzione.   Più sostegno ad Italia e Grecia di fronte alla crisi dei migranti I paesi europei che sono in prima linea nell'affrontare l'emergenza profughi non possono essere lasciati soli dall'Unione Europea, ma piuttosto sostenuti ed incoraggiati nel loro immane sforzo. Pensiamo in particolare a Italia e Grecia. E' questo il mandato votato dal Parlamento Europeo, che ha evidenziato come il sistema di ricollocazione dei rifugiati previsto a suo tempo dalla Commissione debba essere rafforzato, soprattutto di fronte al fatto che alcuni Paesi membri abbiano reso del tutto inefficace tale provvedimento. L'Europa non può lasciarci soli. Sarebbe un errore gravissimo. La necessità di trasferimento dalla Grecia e dall'Italia verso altri Stati membri dell'UE di migranti resta elevata, vista l'urgente situazione umanitaria in Grecia e le crescenti tensioni nel nostro Paese, a partire dalle città di Ventimiglia e Como. Per questo si sono invitati i Paesi dell'UE a mettere a disposizione almeno un terzo dei loro luoghi di ricollocazioni promessi entro il 31 dicembre 2016.   Referendum Svizzera: un capolavoro di irresponsabilità Le forze politiche locali che hanno promosso e portato alla vittoria il referendum che declasserà i 65.000 frontalieri italiani non sono consapevoli delle conseguenze che ora ci saranno proprio per i cittadini svizzeri. È infatti inaccettabile il trattamento riservato ai nostri connazionali. Al Governo italiano chiediamo pertanto l'immediata definizione di aree tax free nelle zone di confine con la Svizzera: occorre favorire il rientro e la nascita di nuove aziende che potranno così assumere Italiani.