Quando l’abusante è tuo padre e la complice tua madre …
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- 02 dicembre 2016 Area Malpensa Eventi
Quando l’abusante è tuo padre e la complice tua madre … … Ma lei non li ha mai denunciati. Ha sempre taciuto, perché non voleva vedere i suoi genitori finire in prigione, perché in fondo sono sempre i suoi genitori, quelli che ti hanno dato la vita, quelli da cui, anche contro ogni logica, continui ad aspettarti amore. Non ha ricevuto nulla di tutto ciò. Ha tentato il suicidio. Si è ripresa, ci ha riprovato, poi ha iniziato a risalire quella china, a riflettere, a guardarsi d...
Quando l’abusante è tuo padre e la complice tua madre … … Ma lei non li ha mai denunciati. Ha sempre taciuto, perché non voleva vedere i suoi genitori finire in prigione, perché in fondo sono sempre i suoi genitori, quelli che ti hanno dato la vita, quelli da cui, anche contro ogni logica, continui ad aspettarti amore. Non ha ricevuto nulla di tutto ciò. Ha tentato il suicidio. Si è ripresa, ci ha riprovato, poi ha iniziato a risalire quella china, a riflettere, a guardarsi dentro e infine a volersi bene. Oggi è una donna, lei stessa madre, attrice teatrale e autrice del libro autobiografico recentemente pubblicato in Belgio e in Francia. Stiamo parlando di “Mon père, ma mère, Allah … et moi” (
mio padre, mia madre, Allah … e io) di Farah Kay. Il libro è innanzi tutto la storia di un incesto, preparato e perpetrato negli anni, fin da quando Farah, che in realtà si chiama Fatima, aveva pochi anni. La storia di Fatima è sconvolgente, perché parla di una delle più abbiette forme di violenza e che inoltre si consuma tra le pareti domestiche, ma anche perché Fatima confida alle pagine del libro tutto il suo travaglio interiore, il dolore di capire molto presto che suo fratello verrà sempre prima di lei, che non solo sua madre, ma anche tutte le donne della famiglia paterna sanno di questa depravazione di suo padre e lo coprono e dunque in realtà tutte le persone che avrebbero dovuto difenderla, tollerano e partecipano alla violenza che su di lei viene ripetutamente esercitata. Fatima è solo una bambina, poi un’adolescente irrequieta e un’ottima scolara che non dimentica di confidarci anche tutto il suo amore per i genitori, per quei genitori dai quali avrebbe voluto semplicemente essere amata e non abusata. Immagina di uccidere suo padre, ma non ci proverà mai. Alla fine, per salvarsi, taglierà i ponti anche con sua madre, così come rigetterà la religione di suo padre, per rinascere solo e unicamente se stessa, con la sua doppia identità belga e marocchina. Ci sono tanti modi per leggere questo libro, o meglio, questo libro racchiude in sé tante chiavi di lettura: è la storia della violenza maschile che si esprime attraverso l’abuso sessuale, che descrive anche come la donna, anche se figlia, venga vista come oggetto di piacere prima e come merce di scambio dopo, quando ormai inutilizzabile viene data in moglie, o almeno il padre ci prova. E’ la storia di un’integrazione mancata, o dell’impossibilità dell’integrazione perché la vita è regolata dalle leggi della religione del padre che, pur vivendo in Belgio, si comporta esattamente come in Marocco e soprattutto come – lo afferma lui a più riprese - gli permette il suo credo. E’ la vicenda della sottomissione femminile che Fatima scopre anno dopo anno, quando viene mandata in vacanza dai parenti in Marocco, quei parenti che sanno, ma che tacciono, coprono e in fondo istigano alla violenza. Anche le donne sono violente con lei. E’ la realtà di una madre anaffettiva che non sa costruire con la figlia nessun tipo di complicità, che non sa difenderla, che lascia venga usata per soddisfare il marito quando lei non ne ha voglia e soprattutto che non è capace di amare. E’ la storia della violenza sulle donne resa possibile dalle donne stesse, non soltanto dalle donne della famiglia del padre, ma dalla madre stessa, belga, atea e troppo fragile, oltre che anaffettiva. Fatima descrive così l’ultimo incontro con sua madre: “
Mamma, perché non mi ami?”, “Non lo so Fatima, non ne sono capace, non ci riesco” – era sincere ed io la rispettavo per questo. Mi avvicinai e l’abbracciai, “eppure è facile amarmi” – La strinsi forte tra le mie braccia con tutta la tenerezza del mondo – “Sei meglio di un dottore!”, mi disse, senz’altro sorpresa per il mio gesto. Io sapevo che non l’avrei mai più rivista in vita mia. Era il mio modo di dirle addio”. Ma è anche una bella storia, perché Fatima diventa Farah e perché Farah è la donna che ha imparato ad amarsi e si è reimpossessata della propria vita. Il libro pubblicata da
Éditions La Bo
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te à Pandore è disponibile in lingua francese e può essere acquistato online tramite Amazon o Fnac Recensione di Marinella Colombo Membro della
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