Lei dorme: se la moglie non è consenziente e' violenza sessuale
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- 21 ottobre 2017
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Commette il reato di violenza sessuale il marito che ha un rapporto sessuale non consenziente mentre la moglie dorme e le mette le mani nelle parti intime. La Cassazione conferma la condanna del marito che tocca tra le gambe la signora che non vuole avere più rapporti intimi tanto da farglielo scrivere dall’avvocato. Anche porre le mani in mezzo alle gambe mentre si dorme è violenza sessuale perché zona erogena del corpo. L'argomento è particolare, ma si sa che la Cassazione ...
Commette il reato di violenza sessuale il marito che ha un rapporto sessuale non consenziente mentre la moglie dorme e le mette le mani nelle parti intime. La Cassazione conferma la condanna del marito che tocca tra le gambe la signora che non vuole avere più rapporti intimi tanto da farglielo scrivere dall’avvocato. Anche porre le mani in mezzo alle gambe mentre si dorme è violenza sessuale perché zona erogena del corpo. L'argomento è particolare, ma si sa che la Cassazione interviene a più riprese con sentenze che interpretano magari a più riprese e con motivazioni diverse, i casi che le si presentano. Come al solito non occorre generalizzare, il caso è quello di una donna che aveva fatto scrivere dall'avvocato affermando di non volere più avere rapporti sessuali col marito e per fare certe cose bisogna essere in due a volerle fare. E il marito aveva diciamo così, approfittato del sonno per fare quello che gli interessava. Vediamo il caso specifico descritto da Giovanni D'Agata: "La Cassazione penale ancora una volta dura nei confronti di quei mariti che tentano di avere rapporti non consenzienti con le mogli anche quando queste non ne vogliono più avere. E la condanna che gli spetta è quella per violenza sessuale. In particolare, per la sentenza 48335/17, depositata il 20 ottobre dalla terza sezione penale della Cassazione, integra gli estremi dell’articolo 609 bis del codice penale la condotta del coniuge che approfitta che la moglie sta dormendo per toccarla nelle parti intime, visto che la donna da tempo non vuole più avere rapporti. Ed è sufficiente a configurarsi tale reato già quando l’uomo pone le mani mezzo alle gambe della donna: la condotta ha indubbia valenza sessuale in quanto investe senz’altro una zona erogena della corpo. Nella fattispecie è stato respinto il ricorso dell’uomo che era stato condannato sia in primo grado dal Tribunale di Forlì che dalla Corte d’Appello di Bologna.
Dall’istruttoria dibattimentale era emerso, infatti, che l’imputato aveva risposto con la forza e il fattore-sorpresa ai rifiuti della donna, la quale gli aveva persino fatto scrivere dall’avvocato anche in merito al suo rifiuto di avere rapporti intimi con il partner. In un primo episodio aveva avuto un rapporto sessuale non consenziente mentre la donna stava dormendo, il tutto di fronte all’esplicito dissenso della signora motivato dal perdurare di una situazione familiare davvero difficile. Ricorda, a tal proposito, la Suprema Corte che nei rapporti sessuali fra maggiorenni gli atti sessuali possono essere compiuti soltanto con un consenso di entrambi che deve sussistere al momento iniziale e permanere durante l’intero corso dell’atto. E la manifestazione del dissenso può essere anche non esplicita e intervenire durante il rapporto. A integrare il reato risulta sufficiente qualsiasi costrizione sul piano psico-fisco, mentre non rileva che fra le parti esista un rapporto di coppia, all’interno del matrimonio o di fatto. Anche la minaccia o l’intimidazione «attuata in situazioni particolari tali da influire negativamente sul processo mentale di libera determinazione della vittima, può esser sufficiente ad integrare, senza neppure necessità di protrazione nel corso della successiva fase della condotta tipica dei reati in esame, gli estremi della violenza». Quanto alla natura sessuale del porre le mani in mezzo alle gambe mentre si dorme per gli ermellini non vi è dubbio: «l'atto compiuto ha una indubbia valenza sessuale investendo la condotta una zona erogena del corpo». Per Giovanni D'Agata, presidente dello “”, si tratta di una decisione esemplare e che dovrebbe essere portata a conoscenza di tutti quei mariti violenti che tentano di approfittare in maniera subdola e violenta delle proprie mogli." A questo punto ci si dovrebbe chiedere come mai stiano ancora assieme i due coniugi, visto che l'aspetto sessuale comunque rientra nel normale rapporto di coppia, anche se questo naturalmente non può comunque essere spinto al punto di ricorrere alla violenza. La violenza comunque sempre stando nel caso, si esercita anche senza l'atto completo, altro aspetto interessante e che dovrebbe fare riflettere, come se si trattasse di due estranei, che comunque condividono lo stesso letto. Stranezze di una vita di coppia che non è più tanto coppia, ma solo coabitazione. Giuseppe Criseo Varese Press