Se ne è andato Bepi Zanfron, il fotocronista del Vajont
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- 10 febbraio 2017 Area Malpensa Cultura
E' MORTO A 84 ANNI BEBI ZANFRON
l'interprete fotografico del disastro del Vajont Quella sera del 9 ottobre 1963 mentre torna verso casa tutti i lampioni di Belluno si spengono all’improvviso, forse è successo qualcosa. [caption id="attachment_37592" align="alignleft" width="300"] Bepi Zanfron a Longarone[/caption] Il giovane fotografo annusa la notizia, si ferma ad una cabina telefonica e, inserito un gettone, chiama i pompieri che gli rispondono che s’...
E' MORTO A 84 ANNI BEBI ZANFRON
l'interprete fotografico del disastro del Vajont Quella sera del 9 ottobre 1963 mentre torna verso casa tutti i lampioni di Belluno si spengono all’improvviso, forse è successo qualcosa. [caption id="attachment_37592" align="alignleft" width="300"] Bepi Zanfron a Longarone[/caption] Il giovane fotografo annusa la notizia, si ferma ad una cabina telefonica e, inserito un gettone, chiama i pompieri che gli rispondono che s’è rotta una tubatura a Longarone e forse c’è qualche morto. Bepi corre a casa, prende le sue macchine fotografiche e i rullini e si precipita verso Longarone. Mentre guida c’è una strana pioggerella mista a terra e deve azionare i tergicristalli. Il cielo è sereno, chissà da dove arrivano queste gocce d’acqua. Non sa che sta entrando nella storia della fotografia, non sa che non è una tubatura che si è rotta, ma che una enorme frana si è staccata dal monte Toc precipitando nel bacino della diga del Vajont facendo traboccare una incredibile massa d’acqua che ha spianato la valle sottostante cancellando paesi interi e portandosi via 1910 persone. [caption id="attachment_37593" align="alignright" width="300"]
Bepi Zanfron la conta delle bare[/caption] A trentuno anni la sua vita e la sua professione incontrano la tragedia e le sue foto fanno il giro del mondo. Usava pellicole da dodici pose e bisognava usarle con cautela, lo scatto lo dovevi pensare, ragionare e ogni foto doveva essere una scelta precisa e Bepi ha saputo raccontare con delicatezza ma con rigorosa obbiettività i fatti nudi e crudi. La sua cronistoria del Vajont prima e dopo resta un capolavoro nel documentare una tragedia tenuto conto degli strumenti e dei materiali a disposizione. Qualche anno dopo nel 1966 la storia sembra ripetersi: la vita di una piccola comunità è cancellata in pochi istanti dalla furia dell'acqua. Non è Longarone, ma California, frazione di Gosaldo, completamente distrutta da una alluvione. Anche in quell'occasione, come già aveva fatto con il Vajont, Bepi Zanfron ha documentato la tragedia con grande mestiere ma anche con amore e dolcezza. [caption id="attachment_37594" align="alignleft" width="300"]
Bepi Zanfron i nostri Alpini[/caption] Il fotografo bellunese ha poi continuato negli anni la sua attività di fotocronista raccontando la sua città e la sua provincia pubblicando sul Gazzettino, sul Corriere della Sera, diventando anche corrispondente per l’Associated Press per il nord Italia. A Belluno aveva aperto il negozio di famiglia, una bottega di fotografo ovviamente, che ha gestito fino a che ha avuto l’energia sufficiente per farlo. Se ne è andato nella notte tra martedì e mercoledì a ottantaquattro anni. "Zanfron è stato molto di più di un fotoreporter". "Sensibilità, umanità, amore per il suo lavoro e la sua terra – ha detto il Governatore Luca Zaia - hanno caratterizzato tutta la sua vita, umana e professionale. Per questo va ricordato come uno dei grandi bellunesi contemporanei. Belluno e il Veneto perdono un poeta della cronaca e dell’immagine” Belluno 10 febbraio 2017 Fabrizio Sbardella